Un progetto anacronistico, in netto contrasto con l’idea di sviluppo sostenibile del territorio, che oggi dimostra ancora di più la propria inattuabilità come mostrano i bilanci della società. Di ciò sono convinti il FAI e le altre associazioni ambientaliste che in un comunicato stampa fanno il punto su Mediapolis evidenziando le falle finanziarie del progetto. E svelando il suo vero obiettivo: aprire le porte a una gigantesca speculazione edilizia nel Canavese.
Mediapolis, e lo chiamano divertimento, scrivevamo diversi mesi fa sul Notiziario del FAI, denunciando l’anacronismo di un progetto che rappresenta l’esatto contrario di quel turismo di qualità che solo può garantire la tutela del bene comune, di quel “paesaggio” specchio della nostra identità. Oggi il progetto “Mediapolis” continua imperterrito a diffondere miraggi di grandi opportunità di occupazione che hanno dato vita a un ottimismo mediatico notevole. Ma il “miraggio Mediapolis” si mostra sempre più come una visione senza basi che si scontra inevitabilmente con la realtà della mancanza di finanziamenti adeguati.
La denuncia arriva ancora una volta dalle Associazioni Ambientaliste, FAI, Italia Nostra Piemonte e Valle d’Aosta, Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, Pro Natura Torino, WWF Piemonte, che in un comunicato stampa congiunto fanno i conti in tasca alla Società piemontese, svelando una “grande incertezza di prospettive e anche una attuale inadeguatezza di mezzi”.
Diverse le “falle”: aumento di capitale riservato al Consorzio Cooperative Costruttori di Bologna non eseguito; titoli obbligazionari non sottoscritti; nuovo aumento di capitale limitato; capitale sociale più che dimezzato a causa delle perdite di esercizio nei vari anni; debiti in scadenza alla fine del 2009 garantito da ipoteca sui terreni di Albiano; finanziamenti dalla società finanziaria Brainspark per ora solo annunciati.
Una situazione davvero traballante, dalla quale emerge “in modo ormai certo quanto le associazioni ambientali hanno da sempre denunziato, e ripetuto anche in un nuovo ricorso depositato al TAR Piemonte all’inizio di gennaio: nel quale si ribadisce l’illegittimità e il contrasto con gli interessi pubblici del Canavese e del Piemonte di un accordo di programma che, pur non essendo ad oggi operativo, continua ad alimentare le illusioni sugli effetti benefici dell’iniziativa senza nemmeno aver identificato (nè tanto meno stanziato) le risorse pubbliche imponenti che verranno sacrificate per tutti gli interventi (opere di urbanizzazione, adeguamento della viabilità e dei trasporti, ecc.) che un’operazione privata e marcatamente commerciale renderà necessari”.
Non solo. L’articolo pubblicato su La Stampa il 29 gennaio scorso, in cui si fa riferimento al prossimo “boom edilizio” garantito dalla realizzazione del parco, secondo le associazioni ambientaliste svela definitivamente il vero obiettivo del progetto: “una gigantesca ed estesa speculazione edilizia, che non ha nulla di sociale e che comporterà un degrado ambientale irreversibile per questa zona così unica del Canavese”.
Leggi il comunicato congiunto delle Associazioni Ambientaliste
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