di Andrea De Carlo
Ediz. Einaudi – Pagg. 374 – € 9,00
Trama: “Due di due” è un romanzo apparso per la prima volta nell’89. Narra l’amicizia fra Mario, l’io narrante, e Guido, un suo compagno di scuola. Sono così diversi da essere speculari, Mario e Guido: il primo è un adolescente come tanti, impaurito e attratto dalla vita, indeciso nelle scelte e appena abbozzato nella personalità, succube dell’autorevolezza e del carisma altrui; il secondo ne ha da vendere di autorevolezza e carisma, ha entusiasmo per la vita, e è diverso, diverso da tutti gli altri, abbastanza per attrarli, troppo per non spaventarli, per non restare, alla fin fine, sempre isolato. Nonostante le differenze, l’amicizia di Mario e Guido prosegue lungo gli anni Settanta e Ottanta: a scuola e fuori scuola, fino all’età adulta.
Letto da: Paolo
Opinione: Un libro regalatomi da un caro amico, al quale a sua volta era stato regalato ad un caro amico, il che ci porta automaticamente alla trama del libro che racconta la lunga amicizia, tra luci ed ombre, di Mario e Guido, nata in una scuola, alla vigilia del ’68.
Il libro è ben scritto, credibile e racconta situazioni che, da bravo studente nella stessa Milano, ma negli anni immediatamente successivi, mi hanno portato a vivere, quale spettatore, gli anni di piombo, senza peraltro essere transitato dal periodo in cui sono nate e si sono sviluppate idee che, nel bene e nel male, avrebbero poi cambiato la società al punto tale, forse, da non avere cambiato nulla.
Mi è piaciuto leggerlo, questo libro, ma è anche stata fonte di insofferenza crescente verso Guido, pur comprendendo la fatica di vivere in un mondo nel quale non si riconosce e che, anzi, odia con tutte le sue forze, invece che combattere, magari silenziosamente, come ha fatto Mario, sino a costruirsi una vita restando fedele alla sua filosofia, ecco che Guido si lascia travolgere dalla vita, solo all’apparenza fiero guerriero, ma alla fine perde su tutta la linea.
Guido distrugge senza costruire, semina macerie emotive in tutti quelli che lo amano; non vedo in Guido un eroe romantico travolto dal male di vivere, ma una persona essenzialmente negativa. Non cattiva, beninteso, non ferisce per il piacere di farlo, ma in ogni caso lo fa e continua a farlo. Indifferente e poi sofferente. Con il Guido dei primi capitoli avrei potuto essere amico, ma poi ci saremmo persi per strada. Rispetto il sentimento di Mario per il suo amico, ma per me l’Amicizia è un’altra cosa. Come disse qualcuno, un amico è uno che sa tutto di te e nonostante questo ti è amico, cosa che mi trova d’accordo rispecchia in pieno il rapporto fra Mario e Guido. Ma secondo me c’è di più.
Ho avuto anch’io 17 anni, ho conosciuto quella sensazione che ti fa sentire inadeguato, sbagliato, incompreso, ho fatto errori, alcuni mi hanno condizionato la vita, sono stato cinico e romantico, ho cose di cui pentirmi, qualche rimorso, alcuni rimpianti. Ho sbagliato. Ho vinto ed ho perso. Parte di me risente ancora delle rabbie adolescenziali, scaturite in conflitti mai sanati, poi c’è la parte di chi ha cercato la via che voleva percorrere. Per quanto riguarda il concetto di Amicizia, sento di aver intrapreso il giusto percorso.
Mesi fa ho ricevuto una mail con queste parole, che racchiudono in parte ciò che è l’amicizia: “…mi fa sorridere il fatto che in alcune occasioni della mia vita, quando mi trovo in difficoltà o comunque in situazioni particolari, cerco di fermarmi a pensare a cosa potresti consigliarmi tu di fare per risolvere al meglio la situazione….”
Che la fama di consigliere fidato o, perlomeno, affidabile, sia meritata o meno, non importa, resta il fatto che è gratificante sapere di emanare una tale fiducia nel prossimo.
Non sono qua per darmi da solo una pacca sulla spalla, i miei pensieri sono indirizzati verso le molte persone che sento lamentarsi della cattiva qualità delle proprie amicizie o, peggio, per la mancanza totale di amici veri.
Perdonatemi una divagazione sul tema. Vien da chiedersi se, sull’onda dei 5000 amici di Facebook, in realtà non si confonda la conoscenza, magari amichevole, con l’Amicizia. Certamente non è facile costruire un’amicizia. E’ capitato anche a me, in un momento difficile, di restare senza amici e francamente è stato pesante.
L’Amicizia è, come l’Amore, un impegno a tempo pieno. Essere Amici, talvolta, è faticoso. Amico è chi c’è quando hai bisogno di lui, che non sparisce appena hai una difficoltà, che è schietto quando serve, a costo di essere brutale oppure, al contrario, che ti mente quando dirti la verità sarebbe la cosa peggiore da fare e che ha la capacità di ascoltarti quando tutti gli altri intorno a te ti sentono e basta.
Anni fa avevo un amico, Claudio B. che mi ha sopportato e stimolato in un momento di estrema difficoltà personale. Sono stati momenti estremamente faticosi, che gli hanno richiesto un impegno costante, ma gli sarò grato in eterno per quello che ha fatto per me. I fatti della vita ed alcune incomprensioni ci hanno divisi, tuttavia questo non vuol dire cancellare ciò che è stato per me.
Nella mia vita, ora, ci sono molte persone così e la cosa spesso mi è d’aiuto nei momenti difficili; magari non chiederò neanche il loro aiuto o consiglio, ma so che lo riceverei. Se poi riesco a trasmettere la stessa sensazione alle persone cui voglio bene, meglio.
E Guido, per come lo ho vissuto io, non è così.
Quel che pensavo…! Infatti!
Credo che comincerò a leggerlo fra due-tre giorni!
Ed ora tocca a te con Solo i treni hanno la strada segnata (che io ho acquistato in contemporanea, ma non ancora letto). Sarà interessante confrontarsi ancora su un libro che abbiamo entrambi 😉
Sono contento, anzi addirittura felice, che la lettura di “Due di due” di Andrea De Carlo, romanzo cui io sono molto legato, abbia generato questa lunga, intensa e molto profonda riflessione di cui Pao ci mette a conoscenza.
Potremmo dire che questo – anche questo – è l’aspetto bello della lettura.
Soprattutto nelle opere di narrativa – soprattutto a mio vedere; qualcuno potrebbe dire: ancor di più nei saggi; e avrebbe a suo modo ugual ragione da vendere – vale davvero molto, tantissimo la definizione di “opera aperta” coniata da Umberto Eco. Un libro, ovvero, una volta che l’autore ha finito di scriverlo e che, soprattutto, lo manda alla stampa per diffonderlo tra il pubblico, non appartiene più al suo autore ma a chi lo legge.
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L’opera appartiene a chi la legge e, quindi, alla sua interpretazione, alle riflessioni che da essa scaturiscono, ai modi di vedere, soprattutto alla possibilità di dubitare.
A maggior ragione in un romanzo che pone al centro un sentimento grande e difficilissimo ma necessario e bellissimo come l’Amicizia.
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Io ho amato tanto “Due di due” soprattutto perché ha messo in moto, in me, la facoltà del dubitare e dello scardinare le convinzioni.
“Due di due” è il classico romanzo di formazione – definizione, è vero, abusata ma comunque valida – come lo sono stati tantissimi precedenti – mi vengono in mente i Salinger e i Kerouac, fino ad arrivare a Goethe – e perciò molto amato da adolescenti svegli e golosi di lettura. A quell’età, però, si prendono spesso queste letture con fermo rigore, con la solidità delle certezze falsamente di marmo di quell’età.
Il bello, invece, del leggere questi romanzi in età più adulta risiede proprio nel riflettere e nel dubitare, come anche trapela dallo scrivere di Pao.
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Io ho amato e odiato sia Guido che Mario.
Non ho capito né l’uno né l’altro.
Mi sono immedesimato sia nell’uno quanto nell’altro.
Forse proprio per quel concetto di giusta e sana fatica che è nell’Amicizia e nel saperla coltivare di cui ci parla Pao.
Di Mario apprezzo la capacità di reagire e di combattere, come sottolinea Pao; gli invidio una certa fermezza, coerenza, soprattutto la forza d’animo. Componente che io non possiedo sempre. A volte, ma non sempre.
Però a Mario rimprovero eccessiva coerenza e poca duttilità.
Guido mi è più vicino per l’essere debole, perdente, incapace di ritrovarsi, romantico ma al tempo stesso distruttivo, incapace di esprimere con i fatti i sentimenti. Io a volte sono così, non sempre.
Però di Guido odio il suo essere distruttivo e dispersivo.
Sento vicini entrambi perché forti e deboli contemporaneamente.
Soprattutto sono, per me e per le mie debolezze di uomo, esempi da considerare e tener davanti, su cui pensare e riflettere.
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Insomma: credo che questa Amicizia, in “Due di due”, sia uno specchio delle tante sfaccettature che la vita ci offre, di come sia spesso possibile amare e odiare la stessa cosa, vivere con leggerezza e pesantezza le stesse situazioni.
Come l’Amicizia, che costa tanta fatica, odio e amore.
E che insegna a mettersi in gioco, scardinare le certezze, ritornar sui propri passi, mantenere il punto in qualche caso, prendere decisioni o rimandarne altre, cogliere al volo o rinunciare, riflettere sempre.
E, in ogni caso, pagarne o goderne le conseguenze.
Forse direi: goderne sempre, nel bene e nel male.