di Pieter Aspe
Ediz. Fazi – Pagg. 360 – € 16,00
Malinconico e irascibile, un pessimo carattere, nessun rispetto della gerarchia, un caustico senso dell’umorismo. il commissario Van In, appena divorziato e sempre in bolletta, amante dell’arte, dei sigari, della birra e delle belle donne (e più di ogni altra del sostituto procuratore Hannelore Martens) non ha eguali nel risolvere i casi più intricati.
Bruges è la sua città. Non esiste delitto che possa nascondergli. Tanto più quando al centro delle indagini c’è un antico enigma ispirato alla filosofia dei Templari, misteriosamente collegato agli atroci misfatti di una delle più notabili e rispettate famiglie della regione, i Degroof.
Tutto inizia con una strana rapina in una gioielleria; i ladri hanno lasciato una sola traccia, il celebre quadrato SATOR. Sono venticinque lettere che possono dare luogo a svariate combinazioni basate sul palindromo, la simmetria e i giochi di specchi: di qui parte l’inchiesta di Van In, che incontrerà lungo il suo corso intrighi e interessi politici, segreti alchemici e antiche vendette.
Letto da: Paolo
Opinione: Un bel libro. Ben scritto, scorrevole, il personaggio del commissario solo all’apparenza sembra rientrare nel classico clichè del poliziotto divorziato, infelice, squattrinato, fumatore e bevitore, ma poi scopriamo un uomo che ama le belle cose, la sua casa ben arredata sebbene non sempre in ordine, capace di pensare uscendo dagli schemi classici tanto cari al suo superiore, capace di dare il meglio di sè solo quando deve fare politica.
La storia non è male, però il lettore non deve farsi fuorviare dal mistero legato all’enigma del quadrato che non è il centro della vicenda; si tratta di una storia legata al mondo attuale, alla malvagità di alcuni personaggi.
Come succede per altri personaggi letterari, in primis il Commissario Montalbano, scopriamo che quello che interessa veramente non è l’intreccio poliziesco, ma l’interprete principale con il quale ho subito stabilito un rapporto amichevole.
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