Premessa obbligatoria: L’amico Francesco vive con l’ingombrante presenza del ricordo di un amore ormai perduto di nome Silvia.
Dico ingombrante perchè di fatto limita il suo lasciarsi andare alla vita che scorre, tanto è vero che inviandomi questo disegno, che pubblico con il suo consenso, mi dice…
Visto che oggi il giorno, all’alba, è cominciato con il pensiero rivolto a Silvia, è continuato pensando a Silvia, ho visto bene di chiuderlo pensando a Silvia… E, nonostante fossi molto stanco, ho cercato tra i tanti disegni a lei dedicati e a lei lasciati qualcuno tra i pochi originali che avevo conservato per me.
Ho passato nello scanner quelli che, stasera, mi hanno più colpito nell’andarli a rivedere. Perciò te li invio, sicuramente perché mi fa piacere, forse perché sarà anche un gesto terapeutico.
Puoi anche diffonderli ai nostri amici che ormai conoscono il mio lato di disegnatore (sognatore) romantico…
Disegni che mi ricordano molto bene come Silvia era ai miei occhi, realizzati 7 anni fa…
Grazie, Spugna!
Buona settimana anche a te e a tutti gli amici e le amiche del blog!
Caro Francesco,
Il disegno è bellissimo e credo che la blog terapia stia funzionando, anche se parli di lei al presente 🙂 Buona settimana.
Posso capire che la solitudine arriva per caso quando uno meno se lo aspetta ed essa ci porta ad accompagnarci di fantasmi e fantasie; alcune del passato e altre del presente. Non vorrei parlare di me, ma dopo il deserto in cui mi sono trovata ho dovuto imparare a vivere di solo l’indispensabile.
La mia formula è semplice ritrovare quell’amore iniziale che mi ha messo in questo mondo, nata da quelle 2 cellule donate dai miei genitori, incontrati nel caso del destino. Sono stata così colmata da questo bellissimo dono che ancora oggi come una stella cometa va.. nel firmamento, impulsata nella traiettoria che sto ancora percorrendo.
Il nostro motore è stato inventato, creato non importa quello che si creda… di sicuro è dovere nostro andare avanti e onorare questo bellissimo dono che è La Vita!
Mai e poi mai nessuno mi deve impossibilitare a sognare e creare nuove cose… con le mani, il pensiero o quant’altro.
Lo dico anche a te destino implacabile, non ti azzardare a rubarmi il futuro… qualunque esso sia. Sarà il benvenuto!
Molte volte, forse troppe, gli uomini restano colpiti nella loro vita da una figura femminile che porteranno sempre con loro, soprattutto se non potranno averla. E’ il caso di molti poeti famosi, da Dante a Petrarca, che dedicarono gran parte della loro vita dedicando le loro opere a queste donne.
Ad ognuno la sua strada …… e conseguenze. 🙂
Quello che scrivete, tutti e nello specifico Nancy e Pao negli ultimi due commenti, dimostrano che avete, davvero, capito molto di me: gli aspetti belli e decisi (forse troppo, ovvero tali da assumere i connotati della cocciutaggine, chissà…) seppur teneri e fragili (forse troppo, chissà…) e le debolezze che non sono poche e, soprattutto, tali da esser capaci di far ombra alle note più felici.
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Infatti mi sono da un lato commosso ed emozionato e dall’altro illuminato come quando si accende una spia a segnalare qualcosa che non va su di una macchina nel leggere quanto scrive Nancy; sebbene, infatti, avendo affrontato l’espressività visuale come lavoro, e quindi come studio prima, sempre nella mia vita ci sono stati momenti in cui ho preso maggiormente in mano matita e colori e altri in cui l’ho fatto con meno entusiasmo… Ebbene: l’aver prodotto tanti disegni (ma tanti da passarci le notti intere) ispirato dalle varie fasi della storia con Silvia, dopo è successo che è calata in me una sorta di stanchezza. Tanto che oggi faccio fatica a disegnare, come se mi fossi un po’ esaurito; ogni tanto ho splendide ispirazioni, il più delle volte no; e, quasi sempre, faccio proprio fatica fisicamente.
Come, insomma, se Silvia mi avesse rubato la mano, mi avesse esaurito vena creativa e forza fisica.
Devo, quindi, davvero riflettere sulle bellissime parole di esortazione scritte da Nancy!
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Così come il “ritratto” con cui Pao mi descrive fa capire che ciò che dice Nancy è proprio vero e che tutti, io in questo specifico momento ma tutti in generale, dobbiamo davvero saperci sempre guardare attorno per cogliere i tesori di cui disponiamo!
Caro Francesco, forse non ci sarebbe bisogno di queste mie parole, perchè in questi giorni hai interagito al meglio con alcune Bloggers, dando e ricevendo molto, a mio parere.
Senza che questo voglia essere uno spot autopromozionale, vorrei ricordarti quello che scrivevo nel dicembre 2008 in questo post: https://paoblog.wordpress.com/2008/12/18/ho-trovato-sensibilita-e-profondita/
“Ho trovato sensibilità e profondità. Sai che novità mi direte; però diversamente dal solito sono caratteristiche che ho trovato, in maniera spiccata e facile da trovarsi (se hai occhi per vedere) in un ometto e non in una donzella, come di solito accade. Senza nulla togliere ai pochi ometti che mi offrono la loro amicizia e che in ogni caso sono ottime persone, in questo “nuovo” amico, Francesco, ho trovato per alcuni aspetti, una parte di me; forse lui è tormentato e “tenebroso” (nel senso buono), io sono più malinconico, sicuramente ha pari sensibilità, attenzione ed interazione con l’universo femminile. Siamo entrambi creativi (lui di più, anche per ambito lavorativo), ma sicuramente mi difendo bene.”
Queste tue caratteristiche sono state percepite da Nancy e non solo. Sei una bella persona, Francè, e meriti una vita completa in ogni sua parte, con una donna che sappia apprezzare ciò che sei e, ovviamente, viceversa.
Sei stato fin troppo tempo a rosolare il cuore su una griglia che hai acceso in prima persona ed alimentata con le braci di un amore ormai finito.
Ricomincia una vita piena, completa, come è giusto che sia.
Pao
Caro Francesco mi permetto di parlarti come se tu fossi mio figlio:
Ti direi subito che la vita è troppo bella a non voler prendere di nuovo la paletta dei colori ed iniziare a dipingere proprio come vedo che hai fatto in passato e di sicuro saresti in grado di continuarlo a fare nel presente. I colori (Emozioni) vanno apprezzati (vissuti) fino in fondo ma, c’è sempre un ma ed è questo; questi cambiano sempre e mai e poi mai un vero artista si fermerebbe ad un qualcosa che non c’è più.
Quello che ti ha dato è stato di sicuro importante ma il bello deve ancora arrivare.
Apri la finestra alla vita e prendi in mano di nuovo tutti i colori. Anche quelli più brutti; sanno regalare delle sfumature che non devono essere trascurati.
Non diventare invisibile, perchè ricordati che là fuori c’è qualcuno da solo, da tanto tempo che ti sta aspettando.
Corri verso la vita e buttati serenamente… un salvagente ce l’hai gia. I tuoi amici che desiderano vederti FELICE!
Eh… sì, Lorena!
Indubbiamente il vizio del fumo è un difetto, un gran brutto difetto; ma, come vedi, l’amore che rende ciechi arriva a ispirare visioni poetiche anche in una sigaretta e, ancor di più, nel modo di fumarla. Perché davvero sincere e genuine sono le mie descrizioni degli atteggiamenti di Silvia, fumare compreso, così come sono ai miei occhi.
E sto scrivendo al presente, ora me ne accorgo e son pronto a beccarmi ulteriori dosi di ramanzine da parte di Pao! E ci ha ragione,il Pao… Il percorso di obiettivo distacco dalle mie idilliache visioni della meravigliosa Silvia è lungo, lento e difficile, in proporzione non solo all’intensità dei sentimenti quanto soprattutto alla mia cocciutaggine.
Talmente cocciuto che ho già avuto modo di dire a Pao che accoglierei a braccia aperte Silvia, ora, anche se fosse ingrassata a dismisura, smesso di fumare dopo che il vizio (comunque non eccessivo nella quantità, nel suo caso) le abbia ingiallito i denti e provocato rughe orribili alle labbra tanto belle…
Semplicemente perché dentro un “brutto e stropicciato vestito” ci sarebbe sempre Silvia, la mia Silvia con i suoi pregi e difetti che mi hanno emozionato…
Ovviamente c’è questo dietro la mia ostinazione: aver vissuto una storia che è finita sul più bello, come se l’acceleratore si fosse rotto nel momento in cui l’automobile ti sta facendo assaporare l’adrenalina di uno 0-100 in 5 secondi e al terzo secondo tutto finisce… Probabilmente avrei avuto il tempo di assumere una immagine più terrena, più razionale e meno idealizzata di Silvia.
Ne restano gli aspetti poetici che mi inebriano sentimentalmente e artisticamente, poeticamente; ma, anche, come sottolinea Pao mi frenano la vita vera, più concreta.
Non sono certo che la Terapia di Gruppo per disintossicarti dal ricordo di Silvia stia funzionando 😉 …
ho notato che parli di lei al presente. Però nessuno ci dice che abbia smesso di fumare, che abbia avuto due gemelli, che sia ingrassata di 10 chili … 😀 …
perdona la dissacrazione della mitica Silvia, ma ritengo che sia il caso di dare un taglio netto alla sua presenza nei tuoi ricordi… il che non vuol dire, in ogni caso, di dimenticare il bello che c’è stato, ma di dare il giusto peso anche a quello che è seguito ovvero, vi siete mollati.
Non ha importanza chi dei due abbia fatto il primo passo, chi sia allontanato dall’altro, ma resta il fatto che lei sta sicuramente vivendo la sua vita e tu, di fatto, no!
scusa la brutalità, necessaria con una capa tosta come la tua 🙂
Sono felice che tu con il senno di poi sia riuscito, forse solo ultimamente, a vedere le cose con più chiarezza, e le tue ultime analisi lo confermano, ma resta il fatto che c’è troppa dipendenza ed idealizzazione dell’Amor Perduto….
Non c’è dubbio che tu l’abbia immensamente amata. Mentre leggevo stavo pensando di scriverti che un difetto lo aveva……….il vizio del fumo ma alla fine tu dici che non puoi pensarla senza la sigaretta per cui……..mi arrendo!!
Si dice che è molto facile, quando si è perdutamente innamorati, idealizzare il proprio amato o la propria amata.
Credo sia proprio vero. Io, nei confronti di Silvia, l’ho sicuramente incosciamente e involontariamente fatto come anche questo disegno a lei dedicato – che in realtà si tratta di un “bozzetto” cui seguì una versione più “accurata” nella realizzazione che le regalai – dimostra. E come dimostra, anche, l’idea di aver voluto creare una sorta di logo che tipograficamente rappresenta Silvia; su questa cosa specifica, il logo, magari torneremo in “appendice” ai disegni che ho passato a Pao perché, credo, possa meritare attenzione.
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Sinceramente, però, non guardo negativamente a questa sorta di idealizzazione della persona amata, come Silvia nel mio caso. Non è, per me, ossessione: quanto, piuttosto, nei fatti una “elaborazione visiva” dei sentimenti. In astratto, in termini quindi più sentimentali, è trasposizione concreta dei sentimenti stessi; ovvero: non posso idealizare il nulla e quindi non posso idealizzare se non amo davvero; allo stesso tempo: non posso non idealizzare se amo, poiché la persona che amo è, spontaneamente, genuinamente, sinceramente, la persona più bella al Mondo ai miei occhi e ai miei pensieri. Quindi: è l’ideale.
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Ecco, allora, che l’idealizzazione di Silvia prende corpo graficamente attraverso l’insistere su particolari fisici o caratteriali o comportamentali che esprimono in pieno il suo essere, la sua personalità, le sue espressioni e, soprattutto, il mio modo di recepire, vivere, amare tutto questo.
Ecco perché Silvia, nella sua figura esile, minuta, fragile e forte assieme, acerba e matura contemporaneamente, incerta e decisa al tempo stesso assume, qui, le sembianze di una Sirena impersonandone le fattezze. Metaforicamente, simbolicamente: la mia guida e, al tempo medesimo, ciò che meravigliosamente mi inebria, incanta, quasi disorienta. Meravigliosamente: perché occorre passar anche dallo stato di confusione per goder della felicità.
Silvia offre, qui, il suo corpo esile e fragile – di ragazza forzatamente uscita troppo presto dall’adolescenza per assumersi responsabilità di adulto e perciò rimasta in qualche angolo del suo essere fanciulla in eterno – ostentandomelo come una Sirena ammaliatrice, conturbante, disorientatrice. Lo ha fatto, con spontanea seduttività e, di questo, io la ringrazio: avendo potuto godere, fino in fondo e in ogni suo passaggio, il suo giocare a farsi corteggiare. Come un essere prezioso e difficile, qual ella è.
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Nel suo sguardo c’è incanto e seduzione: l’aspetto forte e consapevole di Silvia, ben conscia della propria bellezza e del potere di questa stessa. Ma nella sua boccuccia sempre appena schiusa come a formare una “O” di stupore c’è la propria ingenuità, quasi infantile e quasi fragilmente esposta; l’espressione di incanto e stupore, ovvero, con cui accoglieva, incantata e debole, il mio parlarle, quasi pendendo affascinante dalle mie labbra; spesso facendo finta di capire, ché troppo spesso io non son capace di farmi capire. Eppure Silvia è un “peperino”, dalla parola facile, dalla voce squillante, dalla chiacchiera sciolta: che, però, restava incantata dal mio parlare.
E quella boccuccia incantata, stupita, meravigliata come davanti alla scoperta più bella e affascinante che avesse mai fatto la vedevo dipingersi sul suo volto anche quando ci concedevamo all’amore; e, per me, era a mia volta fonte di continuo stupore, ben sapendo che ella era ragazza tutt’altro che priva di esperienza ed esperienze, che aveva fatto l’amore per la prima volta già ad appena 15 anni e che l’amore non era certo, per lei, fisicamente una scoperta. Eppure, a livello di sentimenti e, soprtatutto, sensazioni, questa scoperta si rinnovava per lei e in lei ogni volta. E questo mi emozionava.
E se il suo lieve collo, il piccolo seno quasi acerbo, le braccia forti – di chi si è fin da giovanissima rimboccata le maniche e lavorato – eppur esili dimostrano ancora fragilità, le mani nella loro flessuosa e affusolata seducente eleganza, sono forti, dinamiche, perentorie, decise, sicure. E molto molto vezzose nella scelta degli anelli portati alle dita nelle estremità della mano stessa (pollice e mignolo) oppure nelle unghia curatissime e allungate dalle french.
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Nelle forme di idealizzazione di Silvia, assume parte importante il suo atteggiamento. Ovvero, più semplicemente: il modo di camminare di Silvia. Camminata che io ho sempre definito “incedere”. Silvia, infatti, non cammina; Silvia incede. Con un passo quasi marziale, elegantissimo e buffo insieme tanto da farle assumere, nel mio pensarla, somiglianza a un Manga giapponese. Silvia si muove con decisione marziale e ritmata e, al tempo stesso, eleganza dolcissima che sembra un danzare. Silvia incede spedita e decisa anche quando cammina lentamente pensierosa fumando una sigaretta.
Spesso i suoi doveri verso la famiglia le imponevano di passar la notte nella casa paterna. Poiché al lavoro prendeva servizio alle sette di mattina, ci davamo appuntamento un po’ prima di quell’ora nella piazza su cui si affaccia il bar dove all’epoca lavorava e dove io la conobbi. La “nostra” piazza: ho dedicato molti disegni a quella piazza che, a quell’ora limpida del mattino, assumeva i contorni irreali di un dipinto di De Chirico. E mi piaceva da morire osservarla arrivare, da lontano, con quel suo meraviglioso modo di incedere, così ricco di sfumature tanto diverse tra loro eppur tali da fondersi in una sola, unica, irrepitebile fanciulla: Silvia.
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Il nonplusultra dell’idealizzazione di Silvia da parte mia, poi, arriva con il suo vizio di fumare. Non posso – non ho potuto mai farlo – non pensare a Silvia prescindendo dal suo vizio di fumare. Una parte di lei. E, ancora: vizio e quindi fragilità, debolezza, non-curanza ma al tempo stesso decisione, sfrontatezza, eleganza. Nell’immaginare Silvia c’è sempre, o quasi, la sigaretta e il suo modo di tenerla tra le mani, portarla alla bocca, assaporarla oppur anche divorarla che mi ha sempre attratto.
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Questi sono alcuni aspetti di Silvia e della sua bellezza: l’esser ricca di contraddizioni che, insieme, formano un’unica, meravigliosa, donna ideale. Che io ho immensamente amato.