Paoblog: Concordo sul discorso di fondo, ma non di deve divulgare l’idea che se il prezzo della materia prima scende del 70% i prezzi debbano scendere della medesima percentuale; in un’azienda di produzione le variabili sono parecchie. C’è ancora gente convinta che vendi a 100, paghi 40 di tasse ed il restante 60 sia il tuo guadagno…
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Quanto sia rilevante la produzione della pasta, lo certifica anche una recente indagine di Nomisma. Nel 1997 il valore si fermava a 2,5 miliardi. Oggi é cresciuto a 6,1, dà lavoro a 30 mila addetti in circa 6.000 imprese, molte delle quali artigianali. Nel 2008, quando il prezzo era salito alle stelle (500 euro a tonnellata), furono prodotte oltre cinque milioni di tonnellate.
Oggi il prezzo è crollato attorno ai 150 euro e non dà segno di risalire. In virtù di questa volatilità, nel 2009 la produzione italiana si è ridotta a 3,7 milioni su 1,2 milioni di ettari. Il risultato è che, per soddisfare la domanda, le importazioni di grano duro sono salite fino alla quota di 2,2 milioni.
“La pasta è un alimento non solo caratteristico per l’alimentazione del nostro Paese ma è anche un consumo fondamentale per le famiglie italiane soprattutto in periodi di crisi, quando diventa quasi l’unico elemento per quelle che sono meno abbienti”, sottolineano Federconsumatori e Adusbef.
“Ecco perché riteniamo che debba cessare quello che consideriamo un vero e proprio scandalo e cioè un prezzo elevato di questo prodotto anche quando il costo della materia prima,il grano, è passato da 0.48 euro al chilo con una caduta verticale a 0.15-0.17 euro. Non comprendiamo perché, a fronte di queste diminuzioni di circa il 70%, non vi siano corrispondenti diminuzioni del prezzo della pasta. A causa infatti dei fortissimi rincari registrati dal 2008 vogliamo ricordare che, per questo fondamentale prodotto, una famiglia media che consuma un chilo di pasta al giorno ha dovuto sostenere solo nel 2009 maggiori esborsi per 146 euro annui.
Nel 2010 il rischio è che questo maggior esborso si confermi, penalizzando un potere d’acquisto delle famiglie italiane già ridotto ad infimi livelli. Dunque – sostengono Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti Federconsumatori ed Adusbef – bisogna intervenire per ricondurre a maggior equilibrio tutti i costi di filiera per giungere ad una riduzione più marcata del prezzo della pasta”.