di Maurizio Caprino
Il dazio extra è in vigore dal 12 maggio e resterà invariato fino a novembre, quando terminerà il periodo di studio fissato dalla Commissione Ue, che deciderà la misura definitiva, destinata a rimanere in vigore per cinque anni. Tecnicamente, per non ledere la libertà dei commerci internazionali (cui sovrintende la Wto), il dazio extra è stato giustificato col fatto che in Cina l’alluminio gode di sovvenzioni pubbliche.
Ma dal punto di vista del consumatore la cosa rilevante è che in Europa mancano norme in grado di imporre che componenti anche delicate come cerchi e gomme abbiano qualità e sicurezza certificate. Dunque, ha gioco facile chi vende prodotti scadenti, tra i quali quelli cinesi sono di certo in prima linea. Basterà il dazio per riequilibrare la situazione? Vedremo.
Quanto alle modifiche al Codice, staremo soprattutto a vedere se il testo verrà lasciato invariato dalla Camera: nonostante il passaggio a Montecitorio sia in seconda lettura per un provvedimento che di fatto si trascina da quasi 1.200 giorni (come ha ricordato l’altro giorno la Fondazione Guccione), qualche deputato ha già detto che vorrebbe modificare ulteriormente il testo. La cosa non stupisce: più di una lobby è rimasta delusa dalle modifiche passate in Senato e quindi sta ripartendo l’assalto alla diligenza.
Il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, però, non ci sta e – in caso di ulteriori ritardi – potrebbe mettere le novità che ritiene urgenti in un decreto legge da fare subito. Sempreché non venga “incalzato” dagli ulteriori sviluppi che la torbida vicenda Anemone-case-favori pare debba ancora avere.