Proprio sabato abbiamo visto un mega-poster pubblicitario della Sisley con la ragazza ed il cetriolo, sgradevolmente ammiccante nelle intenzioni, volgare nel risultato. Forse sarebbe il caso di fare pubblicità che puntano sul prodotto invece che voler solo attirare l’attenzione. Quella di cui parlo io, però, non è fra le pubblicità denunciate nell’articolo.
Non sono certo un bacchettone, però con questa continua mercificazione della donna, trasformata in oggetto, meglio se a carattere sessuale, unita a continue allusioni (per l’appunto sessuali) o trasgressive, hanno veramente rotto le scatole.
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Le associazioni dei consumatori riunite nella sigla Casper (Adoc, Codacons, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori) hanno segnalato oggi al Giurì di autodisciplina pubblicitaria e al ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, la nuova campagna pubblicitaria di Sisley che appare nei cartelloni stradali di molte città d’Italia.
Le immagini della campagna contestate sono in particolare due: nella prima si vede una ragazza seduta su un banco del mercato, tra pomodori, carote e altri ortaggi, che ammicca alla macchina fotografica stringendo in mano un cetriolo tenuto in posizione eretta.
Fonte: www.ilsalvagente.it
Veramente di loro mi ricordo benissimo il “Be stupid!” che offese i cervelli unisex già anni e anni fa.
ogni volta vale la pena protestare
UDIrc
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Interessante vedere come si parli sempre di “continua mercificazione della donna, donna oggetto e blablabla”, quando la Sisley e non solo loro hanno all’attivo tutta una serie di pubblicità con l’uomo oggetto, cagnolino, sculacciato, sbeffeggiato e quant’altro ma non se ne può fregar di meno nessuno.
Ultimamente ho letto molti post e articoli di protesta nei confronti della prima immagine riportata della campagna Sisley, ma finché non mi sono imbattuto in questo blog non sapevo nulla della seconda immagine, che personalmente ritengo estremamente più grave e infinitamente più deprecabile della prima.
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Non avevo visto, prima d’ora, queste due immagini della campagna Sisley, né ne ero a conoscenza.
Davvero orribili: inutilmente volgari e gratuitamente inopportune nella mercificazione del corpo e nell’ostentazione di comportamenti e stili di vita insensati.
Tutto questo senza neppure che il prodotto sia ben visibile e giudicabile da chi osserva: provocazioni gratuite, allora, solo per far circolare un nome, un marchio.
Questa è pubblicità controproducente, oltre che volgare.
Non capisco come si possa puntare ancora all’idea del “se ne parli anche male, purché se ne parli” quando il proprio nome finisce per sporcarsi con simili messaggi.