Buone notizie per gli amanti del pangasio, un alimento molto amato dai bambini perché “non sa di pesce”. Uno studio condotto dall’’Istituto zooprofilattico del mezzogiorno e pubblicato sul mensile Industrie alimentari, ha stabilito che i filetti di pangasio non comportano rischi per la salute dei consumatori.
Mauro Esposito, dirigente chimico dell’Istituto e coordinatore della ricerca, ha dichiarato a “ilfattoalimentare.it”: “Ci siamo proposti di verificare i molti allarmismi diffusi dai media che hanno provocato una pessima fama a questo pesce di importazione. I risultati sono stati tranquillizzanti: i campioni analizzati non hanno mai superato i valori limite per metalli pesanti (piombo, mercurio, cadmio, arsenico), contaminanti ambientali (Pcb e pesticidi) e farmaci consentiti (sulfamidici e chinolonici), mentre sono risultati assenti i farmaci vietati dall’UE (cloramfenicolo o nitrofuranici)”.
Quasi tutto il pangasio che arriva sulle nostre tavole è allevato in Vietnam nel delta del Mekong. Il fiume nasce in Cina e attraversa diversi Paesi del Sud-Est asiatico, un tempo prevalentemente agricoli, oggi sottoposti a una veloce industrializzazione. Per questo motivo il pesce è considerato un prodotto a rischio inquinamento. Senza contare i sospetti circa i metodi di allevamento, nell’Unione europea severamente regolamentati da normative che impongono limiti severi sull’ inquinamento e il divieto di certi farmaci.
“Il nostro non è stato studio su larga scala – precisa Esposito – anche se abbiamo analizzato solo 52 campioni rappresentativi di centinaia di partite corrispondenti a tonnellate di prodotto. Si tratta tuttavia di un studio molto indicativo”.
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