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Un libro: La repubblica di un solo giorno

di Ugo Riccarelli

Ediz. Mondadori – Pagg. 161 – € 18,00

Il libro: Er Papa se n’è ito!, parole incredibili che corrono da un angolo all’altro della Città Eterna: c’è chi le mormora con stupore, chi le grida esultando, c’è chi si informa, chi ride, chi applaude…

Roma, novembre 1848: Pio IX fugge a Gaeta, mentre in città il governo guidato dai triumviri Mazzini, Saffi e Armellini proclama la repubblica e l’assemblea costituente si mette al lavoro per redigere una carta costituzionale che trasformi finalmente in legge gli ideali che in quell’anno di fuoco animano chi lotta per l’Italia unita.

Ma alle porte della città, decisi a riconsegnarla nelle mani del Papa Re, premono i francesi: e allora a sostenere la Repubblica Romana accorrono militanti da tutta la penisola, pronti a battersi contro quei bugiardi che a parole difendono le repubbliche e poi vengono a fare la guerra per affossarle.

Appena uscito dall’esperienza formidabile delle Cinque Giornate milanesi è il terzetto composto da Ranieri, Aurelio e Cristina: il primo, romantico e riflessivo, crede nella strategia mazziniana della prudenza e del sacrificio; il secondo, più impulsivo, sceglie invece di combattere al fianco di Garibaldi, mentre Cristina, d’animo generoso e origini principesche, organizza l’assistenza negli ospedali.

Nel giro di pochi mesi – tra il novembre del 1848 e il luglio del 1849 – la torpida sede papale si trasforma in un fervido laboratorio di nuove esperienze, un crocevia di progetti in cui la borghesia liberale s’incontra con il popolo, disilluso e persuaso che tanto comanna sempre chi comanna.

Così la pensa Lucio, lo spavaldo capo di una banda di ragazzini specializzata in furti con destrezza: per lui tutti i damerini a passeggio per i vicoli sono una manna dal cielo, ma è proprio cercando di borseggiare il trio di lombardi che, per la prima volta nella sua giovanissima vita, Lucio viene spronato a cercare di conquistare una libertà duratura piuttosto che vivere alla giornata. Lo stesso accade a Maddalena, che a Trastevere fa la prostituta ma nello sguardo di Ranieri intravede la promessa di un futuro di amore e dignità.

Nel frattempo, mentre per le strade si combatte sempre più sanguinosamente, gli articoli della Costituzione che prende forma danno voce e speranza a un mondo tutto diverso: comunque vada nulla sarà perduto, resteranno le parole – un ordinamento tanto moderno da diventare la base, un secolo più tardi, della nostra Costituzione repubblicana.

Con profondo slancio civile e vitalità narrativa Ugo Riccarelli ridà corpo e voce ad un episodio glorioso e poco noto del nostro Risorgimento. E lo fa condividendo appieno il punto di vista del popolo romano, di chi da principio guardò alla repubblica con sospetto o indifferenza per poi lasciarsi conquistare dalla forza delle idee e trovare il coraggio di rischiare tutto per la democrazia.

Nato, in collaborazione con Marco Baliani, per essere portato sulle scene teatrali, La repubblica di un solo giorno racchiude tutta l’immediatezza, la magia, la plasticità di un testo vivo, e ci restituisce il sapore di un’esperienza che è giunta fino a noi proprio grazie a uomini che hanno saputo affidare alla straordinaria intensità delle parole la loro fede in un mondo più giusto.

Letto da:  Francesco

L’opinione personale: Un breve romanzo davvero molto bello, intenso e toccante in cui scrittura e lettura scorrono piacevoli, fluide e ben ritmate tenendo il lettore incollato alle pagine. Anche, e forse soprattutto, perché attraverso le vicende romanzate di persone comuni questo romanzo ci offre l’occasione di ripassare una vicenda simbolica, dolorosa, intensa e determinante della Storia italiana: quella Repubblica Romana del 1849 voluta da Mazzini, Garibaldi e Mameli e difesa fino allo stremo e con immensi sacrifici da patrioti dal nome celebre o rimasti anonimi, tutti comunque celebrati dal sacrario e dai monumenti loro dedicati sul colle del Gianicolo a Roma.

La sommità del Gianicolo con la cinta muraria e i bastioni a difesa della città – ancora propaggine di campagna e sede di ville fuori città di nobili e cardinali, non già balcone panoramico sulla Città Eterna e quartiere residenziale tra i più silenziosi, verdi e ambìti della città – e i vicoli popolari di Trastevere fanno da scenario, in questo romanzo, alla passione patriottica dei milanesi Aurelio e Ranieri – divisi dalle idee politiche e dalle posizioni strategiche, mazziniano il primo e garibaldino il secondo, ma uniti dall’ideale amore per una patria ancor da unire – alla sensibilità della giovane principessa Cristina di Belgioioso, giunta da Mantova a Roma per organizzare l’ospedale trasteverino di San Gallicano dove accudire come si deve combattenti e popolani; alla figura sentimentale della bellissima prostituta Maddalena, che dalle cantine buie e sudice dove per due miseri baiocchi concede le proprie grazie ad anziani preti dozzinali e giovani nobili sfrontatamente prepotenti, la quale trova riscatto nello scoprire che nella Repubblica democratica anche una zoccola da tutti messa all’indice può nobilitarsi come utile infermiera; alla banda di ladruncoli ragazzini trasteverini capeggiati da Lucio (in cui si specchia la vera figura risorgimentale dell’eroe bambino Righetto) che l’incontro con i damerini lombardoveneti Aurelio e Ranieri trasforma in precoci eroi; al soldato còrso deluso dalla sua stessa nazione, la Francia, che ha inviato loro a  combattere contro fratelli che stanno realizzando quegli stessi ideali di libertà e uguaglianza per cui hanno lottato i loro padri francesi.

Mentre osserviamo l’intimo di questi personaggi cui è facile affezionarsi, i grandi nomi – Mazzini, Garibaldi, Mameli, Manara, Medici, i fratelli Dandolo, Pio IX… – restano sullo sfondo di una Storia scritta soprattutto da popolo e patrioti comuni che arrivano a sacrificarsi fino alla fine pur di permettere all’Assemblea della Repubblica Romana di completare la stesura della prima Costituzione italiana, firmata il 3 luglio 1849 – lo stesso giorno della caduta di quella prima Repubblica italiana – realizzando così il sogno ideale di oltre 16.000 ragazzi giunti a Roma da tutta la Penisola per dare dignità e libertà a tutti pensando che «Anche durasse un solo giorno varrebbe la pena di provarci».

L’unico piccolo limite di questo breve romanzo si riscontra, forse, proprio nel suo essere breve. Ovvero nell’essere, caso quasi unico essendo generalmente usuale il contrario, l’estensione narrativa di una opera teatrale scritta e sceneggiata da Ugo Riccarelli con Marco Baliani e Maria
Maglietta messa in scena per la prima volta al Teatro India di Roma tra novembre e dicembre 2010 e in giro per l’Italia nel 2011. Storia, vicende, personaggi avrebbero, forse, meritato più ampio respiro e sviluppo narrativo.

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Questa voce è stata pubblicata il 7 aprile 2011 da in L'angolo dei libri - Le nostre segnalazioni con tag , , , , , , , , .