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Formaggi e truffe: qualcuno aprirà gli occhi?

Il titolo dell’articolo de Il Salvagente che potete leggere di seguito forse andrebbe corretto in Qualcuno smetterà di chiudere gli occhi?

Perchè il problema è proprio quello di chi vede le frodi e poi chiude gli occhi (a pagamento ritengo).

Leggendo cosa arriva sugli scaffali, verrebbe da pensare che le pene severissime inflitte dalla Cina ai responsabili della contaminazione del latte, siano cosa giusta. Non dico la fucilazione, però… però se penso che vi sono personaggi che consapevolmente, pur di guadagnare in fretta, ci fanno mangiare certe schifezze, con annessi rischi sanitari, bè talvola vien da essere meno politicamente corretti

D’altro canto l’ultimo scandalo del latte, in Cina, ci insegna che neanche il rischio di essere fucilati, frena questi criminali…

In Italia le leggi ci sono, i controlli pure, anche se talvolta sono effettuati, come detto, da ispettori compiacenti…credo che la via da percorrere non sia una sola.

Innanzitutto processi più veloci  e condanne certe ai responsabili di queste adulterazioni e frodi, con meccanismi che impediscano loro ri ritornare sul mercato con un altro nome. Poi eliminazione (non fisica 😉 ma professionale) degli ispettori sanitari, veterinari, ecc. Ritiro della possibilità di esercitare. Punto.

Ed infine la possibilità di fare i nomi delle aziende convolte. Il garantismo deve avere due facce. Non puoi garantire l’immagine dell’azienda sino al termine dei processi e non garantire al consumatore di fare una scelta d’acquisto consapevole.

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Sentiremo anche questa volta ripetere – come è già successo all’inizio dell’estate, quando uscì la prima tranche dell’inchiesta sui formaggi avariati – che “i consumatori possono stare tranquilli” e che “si tratta di episodi limitati che non debbono mettere in discussione la qualità del made in Italy”?

Sinceramente ci auguriamo di no. Speriamo di non assistere alle dichiarazioni di routine di ministri e industriali. Perchè anche coloro che vogliono a tutti i costi tenere gli occhi chiusi, oggi dovrebbero prendere atto che quella che il Salvagente aveva definito la “Premiata ditta formaggi&truffe” è qualcosa di più di un’associazione di piccoli truffatori.

Grazie all’inchiesta di Repubblica e Rainews24, emerge un sistema che grazie alla compiacenza o alla malafede dei più grandi gruppi industriali italiani, ha portato migliaia di tonnellate di “merda” (così la chiamavano nelle intercettazioni i truffatori) dagli scaffali dei supermercati nelle nostre case, nei nostri piatti.

Si può dubitare delle responsabilità di un intero comparto produttivo, dopo che sono usciti nomi del calibro di Galbani, Granarolo, Kraft, Ferrari, Meneghini? No, non si può dubitare.

Innanzitutto perché a vendere gli scarti di produzione (invece di smaltirli, pagando) erano proprio loro.
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Non basta, in alcuni casi – come testimoniano chiaramente le indagini – alcune di queste ditte sapevano esattamente cosa accadeva negli stabilimenti di Domenico Russo (titolare della Tradel, l’azienda degli orrori in cui sono state sequestrate tonnellate di formaggi scaduti, mescolati a plastica e perfino a escrementi di topi).
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Nel migliore dei casi, anche quando le aziende, senza sospettarne lo stato, comperavano semilavorati dai truffatori, è mai possibile ipotizzare che nessuno si accorgesse di nulla?
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No, in un paese che stabilisce ferrei controlli di qualità come il nostro, dove esistono regole perfino per l’Haccp per le produzioni artigianali, non è possibile. A meno di non dover sospettare che le regole fossero prese a cuor leggero.
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Il quadro delle responsabilità è talmente chiaro, ora, che sarà difficile negarlo. Sempre che non si voglia dare la spallata finale a quel “made in Italy” che molti dicono di voler difendere a tutti i costi.

Un commento su “Formaggi e truffe: qualcuno aprirà gli occhi?

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