Leggo su Il Portale dei Consumatori
Oltre la metà delle aziende non rispetta le norme sulla correttezza delle etichette.
Se si cercano sui prodotti d’arredo le etichette che definiscono i parametri di composizione, uso e dismissione si rischia di rimanere delusi. Eppure c’è una legge (la 126 del ’91) che ha introdotto in Italia l’obbligo di dotare gli oggetti in commercio di una scheda-prodotto con le indicazioni necessarie per informare correttamente il consumatore.
Il Codice del Consumo del 6 settembre 2005 ha recepito la legge, ma ancora oggi ci sono mobili e complementi d’arredo che la ignorano: solo il 60% è dotato di scheda. In alcuni casi, come per i pezzi importati dall’Asia, quelli senza sono la grande maggioranza. E anche quando la scheda-prodotto c’è, capita di trovarvi dati incompleti, scritti in un italiano approssimativo o addirittura riferiti ad articoli diversi da quello in vendita.
Poiché la presenza della scheda-prodotto è un obbligo di legge, e la sua assenza dovrebbe essere sanzionata, è utile sapere quali sono le informazioni indispensabili. E questo vale soprattutto per il settore arredo: trattandosi di prodotti “complessi” (costituiti cioè con materiali, finiture e lavorazioni diversi) non è facile descriverli con chiarezza e con terminologie comuni.
Una circolare del ministero delle Attività produttive raccomanda l’adozione della scheda-prodotto proprio per i manufatti in legno. E Federmobili (la Federazione nazionale commercianti mobili e arredamento) ha sottoscritto accordi con Assarredo (che riunisce i produttori di mobili) e con le associazioni dei consumatori per dare attuazione alla legge e arrivare finalmente a proporre “schede-prodotto tipo” chiare e omogenee.
Il protocollo dell’accordo reca la descrizione di sette schede-tipo, corrispondenti a letti, materassi, mobili contenitori, mobili imbottiti, mobili per cucina, sedie e tavoli (per prenderne visione, www.federmobili.it).
I rivenditori d’arredo hanno tutto l’interesse a permettere al cliente una maggiore consapevolezza delle caratteristiche di ciò che si appresta ad acquistare: dai materiali impiegati ai metodi di lavorazione.
La legge tuttavia non obbliga i negozianti a dare queste informazioni quando non sono fornite dal produttore. La scheda, infatti, deve essere redatta da chi produce o importa e fornita a chi vende, che deve esporla in modo chiaro e visibile sui prodotti.
Dal 2005, in particolare, “i mobili, complementi d’arredo e qualsiasi altro oggetto realizzato con l’impiego del legno che hanno un peso rilevante nella vita dei consumatori per il loro valore anche sociale”, devono essere accompagnati dalla scheda “predisposta dal produttore o dall’importatore, fornita al distributore e, da quest’ultimo, esposta e resa disponibile al potenziale acquirente”.
L’etichetta deve illustrare la tipologia e i materiali impiegati per la struttura e per i rivestimenti, le istruzioni per la manutenzione, il nominativo e i riferimenti del produttore o dell’importatore. Potrà inoltre contenere le indicazioni per lo smaltimento del prodotto.
La formaldeide – È un composto organico gassoso e incolore che, a temperatura ambiente, esala un odore forte e pungente. La formaldeide è ampiamente utilizzata nella produzione di materiali per l’edilizia (isolanti soprattutto), nei tendaggi stampati e nella fabbricazione di mobili per via della presenza di colle e vernici (truciolati, compensati, multistrati).
Secondo l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), la formaldeide, essendo molto solubile in acqua, provoca irritazione alle mucose con cui viene a contatto (occhi, naso, gola e vie respiratorie) e può indurre dermatiti. L’esposizione può anche avere conseguenze a livello neurologico (stanchezza, emicranie, nausea, sonnolenza o vertigini). Recentemente la Iarc (International Agency for Research on Cancer) ha concluso che può essere cancerogena.
L’emissione di formaldeide libera è dunque soggetta a regolamentazioni di legge, che però sono relative al potenziale di emissioni in determinate condizioni di temperatura e umidità dei locali (molte le variabili). La norma europea EN 120 prevede 3 classi distinte: E1, E2, E3.
La classe E1 identifica i materiali legnosi con la minore emissione (quella consigliata), secondo la soglia di sensibilità media che è identificata in 0,1 ppm (parti per milione) e cioè 0,12 mg/metro cubo. La concentrazione di formaldeide si può dunque limitare scegliendo materiali a bassa emissione (E1).
Dato che sia il calore sia l’umidità aumentano l’emissione, è conveniente migliorare la ventilazione dei locali, aumentare il numero di ricambi d’aria e mantenere l’umidità tra il 40 e il 60% per ridurre i livelli di concentrazione.
I bioarchitetti raccomandano inoltre di tenere in casa piante da interni che possono contribuire alla neutralizzazione della formaldeide. Le specie suggerite sono: felce di Boston, areca palmata, ficus, spatafillo, dracena.