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Indifferenza elettorale

Un articolo del FAI sicuramente vero, se non fosse che ad esempio la lista che ho votato nel mio Comune aveva inserito la cultura in 3 punti su 10 del programma.

Quando l’ho letto ho detto alla Signora K che, purtroppo, dare così spazio alla Cultura era un autogol, vista la società in cui viviamo.

Sarà un caso, ma ha vinto proprio chi nel suo programma non ha minimamente parlato di cultura, neanche per sbaglio…

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Se per molti politici, “con la cultura non si mangia”, la sensazione è che anche a livello locale il tema non abbia suscitato grande interesse in chi dovrà guidare numerose città italiane.

Infatti, molti dei candidati sindaci, alcuni in carica da oggi, non hanno ritenuto che potesse essere un tema su cui investire in termini di resa elettorale.

Salvo rare eccezioni, la campagna elettorale non ha affrontato né i grandi temi, né le urgenze della politica culturale di ciascuna realtà locale.

E se il silenzio o l’indifferenza, a livello nazionale, sono un film già visto, il vuoto appare più preoccupante nella prospettiva circoscritta delle città, in cui il ruolo delle strategie e delle attività in campo culturale si farà o non si farà, al di là dei tagli governativi.

Musei e mostre, monumenti e siti archeologici, stagioni teatrali, operistiche e sinfoniche, progetti per la creatività giovanile e per enti, istituzioni e associazioni culturali e di volontariato appartenenti a quel terzo settore costantemente a rischio contrazione: un tessuto sempre più consistente e ramificato di soggetti, eventi e luoghi, con cui è impossibile – e ingiusto – non fare i conti.

(Fonte: il Giornale dell’Arte)