in sintesi un articolo che leggo su Il portale dei Consumatori
“La data di scadenza garantisce la sicurezza d’uso degli alimenti”, dice Paolo Aureli del dipartimento di Sicurezza alimentare dell’Istituto superiore di sanità. “Tecnicamente dopo quella data i microrganismi presenti nel prodotto si sono moltiplicati tanto da raggiungere la dose infettante”.
E qui c’è da fare una prima importante distinzione tra i prodotti con scadenza perentoria (da consumarsi entro…) e quelli su cui c’è scritto da consumarsi preferibilmente entro…
“Quest’ultima dicitura indica il tempo entro il quale la qualità, il gusto e le altre caratteristiche tipiche del prodotto si mantengono inalterati; oltre questa data, l’alimento può essere ancora consumato, se ben conservato.
Se invece ha odore sgradevole e non presenta un buon aspetto questo è frequentemente dovuto allo sviluppo eccessivo di batteri, e dunque non deve essere mangiato.
Può accadere che alcuni prodotti consumati entro la data di scadenza producano comunque delle malattie alimentari a motivo di una loro cattiva conservazione e manipolazione.
Secondo Aureli, quando si parla di date di scadenza non si può prescindere dal metodo di conservazione dei prodotti: “Soprattutto nella stagione estiva il frigorifero è talmente riempito di cibi e bevande che non c’è spazio sufficiente per la circolazione dell’aria. Questo comportamento errato ha ricadute sulla sicurezza dei cibi e a catena sulla salute di chi li mangia”.
Nel decidere la data il produttore di solito è molto prudente perché non è nelle condizioni di prevedere come verrà conservato il prodotto dal momento in cui esce dall’azienda.
Questo significa che c’è una certa dose di tollerabilità che varia da prodotto a prodotto: i cibi confezionati, per esempio, si mantengono 1-2 anni e, se conservati correttamente, si possono consumare senza rischi anche 2-3 mesi dopo la scadenza.
Diverso è il discorso per i prodotti più deperibili, quelli che appartengono alla filiera animale per intenderci: in questo caso la data di scadenza ha carattere perentorio.
Se il prodotto viene congelato in genere è possibile superare il termine minimo di un periodo pari circa a quello massimo consigliato per la surgelazione di prodotti analoghi, in quanto il congelamento rende il prodotto più stabile.
A volte è sufficiente adottare piccoli accorgimenti per conservare più a lungo, in sicurezza, le scorte alimentari.
Le verdure, che possono essere bruciate dal freddo, per esempio, vanno riposte nella zona meno fredda del frigorifero (meglio se in sacchetti di cellofan bucherellati) avendo cura di mettere sul fondo dei cassetti dei fogli di carta assorbente da cambiare almeno una volta alla settimana.
Formaggi, yogurt e salumi vanno conservati nella zona centrale del frigo: i primi protetti con un foglio di alluminio da cucina o carta oleata e in contenitori chiusi; lo yogurt, se non sigillato, coperto con una pellicola perché è facilmente alterabile e assorbe gli odori. I salumi, invece, vanno lasciati nella carta per alimenti in cui li avvolge il negoziante e protetti con fogli di alluminio ben chiusi ai bordi e riposti, in contenitori ermetici ben chiusi, nella zona dei formaggi.
I limoni tagliati possono essere conservati in frigo su un piattino in modo che la parte aperta sia a contatto con il piatto e un leggerissimo velo di sale o zucchero. Il burro dura più a lungo se conservato in un barattolo scuro.
Una conservazione non corretta può determinare alterazioni anche nella pasta secca, che va sistemata in un luogo asciutto e aerato; se la confezione originale è rotta, la pasta può essere conservata in un contenitore per alimenti, a chiusura ermetica.
Una manciata di riso crudo sparso sul fondo di una scatola di latta o di un contenitore in vetro o ceramica aiuta, infine, a conservare a lungo i biscotti secchi mantenendoli fragranti: il riso, infatti, assorbe l’umidità, la principale causa del deterioramento repentino dei biscotti.
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