in sintesi un articolo di Valentina Murelli che leggo su Il Fatto Alimentare
Nell’ambito di una dieta equilibrata, il latte di crescita per bambini tra uno e tre anni è superfluo.
È netto e senza appello il giudizio sul latte di crescita per l’infanzia dell’Istituto tedesco per la valutazione del rischio, BfR, un ente governativo che si occupa di sicurezza degli alimenti, espresso con una nota poche settimane fa.
Stiamo parlando di un prodotto – ce ne sono di diverse marche – pensato espressamente per i bambini di età compresa tra uno e tre anni: piccoli già svezzati, che hanno ormai abbandonato il latte materno o quello artificiale per lattanti, ma che, secondo alcuni, non sarebbero ancora pronti per il latte vaccino.
I due alimenti – latte di mucca e latte di crescita – si differenziano per alcune caratteristiche specifiche: il secondo contiene meno grassi e soprattutto meno proteine mentre ed è più ricco di particolari micronutrienti come vitamine e minerali (come ferro e zinco).
Due aspetti che conferirebbero alcuni vantaggi ben precisi: alcuni studi sembrano indicare una correlazione tra l’alto contenuto di proteine nell’alimentazione della prima infanzia e lo sviluppo di obesità negli anni successivi, in questo ambito il ridotto apporto di proteine del latte di crescita potrebbe prevenire questo rischio.
L’altro aspetto riguarderebbe il maggior contenuto di ferro in grado di prevenire il rischio di carenza, eventualmente ipotizzabile nel caso di un’alimentazione a base di latte di mucca. Questa è la posizione di alcuni nutrizionisti e, naturalmente, dei produttori.
Per il BfR, però, qualcosa non torna.
Per esempio: «Al momento», si legge nella nota, «non ci sono prove scientifiche definitive che mostrino come una riduzione dell’apporto proteico nei primissimi anni si accompagni davvero a un rischio minore di obesità».
Un’altra preoccupazione dell’ente tedesco riguarda l’arricchimento dei latti di crescita in vitamine e minerali: c’è la possibilità di assumerne troppi, a discapito magari di altri micronutrienti presenti in maggior quantità nel latte vaccino.
Insomma, conclude il presidente di BfR, Andreas Hensel: «Da un punto di vista nutrizionale e fisiologico il latte di crescita non è necessario. Meglio puntare sul latte di mucca scremato, in modo che contenga meno grassi».
Una posizione netta, dicevamo, che trova sostanzialmente d’accordo anche Claudia Carletti, nutrizionista presso l’Irccs materno-infantile Burlo Garofalo di Trieste.
L’esperta raccomanda il latte di mucca ma, a differenza di Hensel, parla espressamente di latte intero, «meglio se fresco e di alta qualità: i bambini hanno bisogno anche di grassi».
Un po’ più sfumata e possibilista, invece, la posizione della Società italiana di pediatria (Sip).
Concludendo: se per l’alimentazione del bambino fino all’anno di età sono tutti d’accordo – latte materno se possibile fino ad almeno sei mesi e poi formule artificiali, mai il latte di mucca – dopo l’anno la situazione si fa un po’ meno certa.
E voi lettori, come vi regolate con i vostri bambini? Che tipo di latte utilizzate? Raccontateci le vostre esperienze.
Clicca QUI per il commento completo di Mario De Curtis, presidente della Commissione alimenti per l’infanzia della Società italiana di pediatria
lettura integrale dell’articolo QUI