Prima di dare spazio alla notizia che leggo su Il Salvagente ripropongo una cosa già detta tempo fa:
Nel mese di maggio ho pubblicato una notizia circa le caraffe filtranti che ha dato adito ad alcune polemiche; tengo a precisare che oltre ai fatti miei, pubblico anche notizie che ritengo di interesse comune, così come è stato in questo caso.
Va da sè che chi non utilizza queste caraffe, non lascia commenti in merito, al contrario degli utilizzatori che possono fare due cose: scrivere un’opinione, meglio se argomentata oppure innescare una polemica infinita, come se la semplice pubblicazione di una notizia tratta dalla stampa, meglio se specializzata, equivalga ad una presa di posizione, che peraltro rientrerebbe nella libertà d’espressione.
Così non è, tanto è vero che ancora l’altro giorno guardavo con un certo interesse una bottiglia filtrante, in quanto in determinate condizioni ritengo possa tornare utile, ovviamente se usata con giudizio e se il prodotto ha la qualità necessaria.
Ritengo che la Class Action annunciata dal Codacons sia inutile; certe volte sembra che certe associazioni alzino dei polveroni inutili quasi a giustificare la loro esistenza; è importante che i produttori non attribuiscano ai loro prodotti proprietà che non hanno e e che tali comportamenti siano perseguiti dalle autorità, in modo che ognuno di noi faccia un acquisto consapevole.
Resta il fatto che così come ognuno di noi è libero di utilizzare o meno queste caraffe, è anche vero che lo deve fare nella maniera corretta; a quanto ho letto è soprattutto il cattivo utilizzo (cambio filtri) a creare le basi per un innalzamento dei batteri nell’acqua.
Giusto tutelare il consumatore, quindi, ma è anche ora che il consumatore si svegli un pò ed impari ad usare prodotti che usa.
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La conferma ai tanti dubbi circa l’efficacia delle caraffe filtranti arriva dai Nas, che hanno depositato una perizia in Procura dalla quale emergerebbe l’inutilità di tali brocche sul fronte del miglioramento della qualità delle acque potabili.
Le analisi avrebbero infatti accertato come le caraffe filtranti attualmente in commercio, a differenza di quanto pubblicizzato dalle aziende produttrici, non inciderebbero sulla durezza e non filtrerebbero le sostanze rendendo l’acqua qualitativamente migliore.
Non solo: se non bevuta subito dopo la filtrazione, l’acqua contenuta in queste brocche potrebbe rivelarsi una fonte di batteri e quindi presentare controindicazioni per i consumatori.
“Una perizia che di fatto smentisce tutte le promesse contenute nelle pubblicità di tali prodotti, altamente diffusi nel nostro paese”, secondo il Codacons.
Perciò l’associazione ha avviato oggi stesso uno studio per verificare la fattibilità di una class action volta a far ottenere a coloro che hanno acquistato caraffe filtranti il rimborso di quanto pagato.
“Se infatti il consumatore acquista un prodotto che non solo non mantiene le promesse contenute nelle pubblicità, ma addirittura non svolge nemmeno la funzione primaria per cui è nato (in questo caso il miglioramento qualitativo delle acque), il danno economico da lui subito è evidente. Danno che è identico per tutti i soggetti che hanno acquistato il bene in questione, e che può essere risarcito attraverso una azione collettiva da intentare contro le ditte produttrici delle caraffe”, conclude il Codacons
Leggi il parere di Giorgio Temporelli, fisico ed esperto di acque a uso umano
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BRITA, in qualità di azienda impegnata responsabilmente nella produzione di sistemi di filtrazione per uso domestico da più di 40 anni, intende precisare che nell’articolo pubblicato lunedì 21 novembre su “La Repubblica” edizione Roma, si fa riferimento ai risultati preliminari di una presunta perizia sulle caraffe filtranti svolta dai NAS e commissionata dalla Procura della Repubblica di Roma, sulla base della quale il Codacons (Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell’Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori) sta ipotizzando di avviare un’azione di class action nei confronti dei produttori delle caraffe filtranti.
In attesa di poter venir a conoscenza dei risultati in questione, e confermando il nostro impegno e la nostra completa disponibilità a collaborare con le Autorità, riteniamo importante far presente ai nostri consumatori e clienti la nostra posizione.
Dalla perizia dei NAS, secondo quanto riportato da “La Repubblica”, sarebbe emerso che le caraffe filtranti non depurano l’acqua, non incidono sulla sua durezza e potrebbero costituire una fonte di batteri.
Rispetto a questi specifici punti, per quanto riguarda le caraffe filtranti prodotti e distribuiti dalla nostra società BRITA, ci sembra opportuno precisare che:
1 – Le caraffe non depurano l’acqua e non sono progettate con tale finalità.
La “depurazione”, infatti, indica per definizione un processo di purificazione/potabilizzazione dell’acqua, secondo il quale l’acqua viene decontaminata da sostanze nocive e resa adatta al consumo umano. La caraffa filtrante BRITA non svolge questo tipo di azione, ragione per cui in nessuna occasione abbiamo dichiarato di depurare o purificare l’acqua.
La condizione necessaria per un corretto utilizzo dei prodotti BRITA, infatti, è sempre che l’acqua erogata dall’acquedotto sia sicura, potabile e di buona qualità e corrisponda, quindi, alle prescrizioni nazionali riguardanti la qualità dell’acqua di rubinetto, come esplicitamente segnalato ai consumatori nel nostro manuale contenente le istruzioni d’uso. I nostri filtri, cioè, non hanno la funzione di rendere potabile un’acqua proveniente da una fonte dalle dubbie condizioni igieniche o dall’origine incerta; intervengono, invece, sul piano delle caratteristiche organolettiche dell’acqua, migliorandone così il gusto.
Parimenti, le caraffe filtranti non addolciscono l’acqua: il processo di addolcimento, infatti, consiste nella riduzione totale della durezza dell’acqua cui consegue il rilascio di sodio. Ciò non avviene attraverso il sistema di filtrazione delle caraffe BRITA, il quale, infatti, è definito processo di “decarbonizzazione”, ovvero riduzione del carbonato di calcio (calcare).
Per maggiore chiarezza, indichiamo di seguito quali sono gli effetti della filtrazione dell’acqua attraverso le caraffe filtranti BRITA, finalità descritte, tra l’altro, anche nel relativo manuale d’uso:
– Una riduzione del calcare (decarbonizzazione) dell’acqua del rubinetto
– Una riduzione della percentuale di cloro e dei suoi composti
– Una riduzione della percentuale di metalli, come rame e piombo, che possono derivare dagli impianti idraulici domestici
2 – Le caraffe incidono sulla durezza dell’acqua.
Contrariamente alle evidenze che la perizia dei NAS, secondo l’articolo sopra citato, avrebbe messo in luce, le caraffe filtranti BRITA incidono decisamente sulla durezza dell’acqua, proprio alla luce dell’azione di decarbonizzazione sopracitata.
L’efficacia delle caraffe BRITA sulla durezza temporanea dell’acqua è certificata anche da diverse università e istituti indipendenti in Italia e in altri Paesi.
3 – Le caraffe non comportano effetti negativi per la salute
La perizia dei NAS, sempre secondo l’articolo apparso su ”La Repubblica”, farebbe anche riferimento alla presenza di colonie batteriche all’interno delle caraffe filtranti. Al riguardo è per noi importante ribadire che le caraffe BRITA non comportano alcun effetto negativo per la salute. Ciò è confermato anche dalla Sezione III del Consiglio Superiore di Sanità, ramo di consulenza tecnica e scientifica del Ministero della Salute, la quale, dopo accurate verifiche, lo scorso 14 giugno 2011 si è espressa favorevolmente stabilendo che “all’unanimità ritiene che sulla base delle evidenze scientifiche ad oggi disponibili non risultano effetti negativi sulla salute derivanti dall’utilizzo delle caraffe filtranti in oggetto”.
Alessandro Storti
Portavoce BRITA Italia Srl
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