in sintesi un articolo di Agnese Codignola che leggo su Il Fatto Alimentare
Non è stata una buona settimana, questa, per uno dei succhi più amato dalle famiglie USA. L’associazione statunitense di consumatori Consumer Union ha pubblicato un voluminoso rapporto sulla sua rivista Consumer Reports di un test condotto analizzando 88 succhi soprattutto di mela, e in pochi casi di uva, acquistati in diversi stati e in forme diverse (bottiglie di vetro, di plastica, tetrabrick e così via).
Le analisi hanno evidenziato che circa il 10% dei succhi aveva concentrazioni di arsenico inorganico (proveniente da lavorazioni e prodotti umani, noto cancerogeno) superiori ai limiti ammessi per l’acqua, pari a 10 microgrammi/litro e che un campione su quattro presentava valori elevati anche di piombo.
Consumer Reports ricorda che la FDA stabilisce limiti severi per l’acqua, in linea con quanto fanno le altre autorità sanitarie di molti paesi, ma sui succhi di frutta non esistono limiti specifici e in genere si usa come riferimento a un valore di 23 microgrammi/litro come soglia massima. Lo stesso accade per il piombo: nell’acqua non deve oltrepassare i 5 microgrammi/litro, ma per i succhi non viene definito un limite.
Come mai? Secondo l’associazione l’assenza di regole non è giustificata e bisogna porre rimedio alla lacuna, fissando per l’arsenico nei succhi un limite inferiore a quello dell’acqua (3 microgrammi/litro), perché sono bevuti preferibilmente dai bambini.
L’arsenico è tossico anche a basse dosi ed è causa di diverse patologie. Tenendo presente i molti studi che hanno inchiodato il metallo alle sue responsabilità, l’associazione si chiede come mai in base a un normale principio di precauzione, non siano stati definiti limiti molto severi, soprattutto nell’alimentazione per l’infanzia.
Ma non c’è solo l’arsenico a porre il succo di mela sotto una luce diversa: c’è anche il fatto che i bambini ne bevono troppo, perché i genitori spesso lo percepiscono come più sano e meno zuccherato rispetto ad altri succhi, anche se non è così. Innanzitutto il succo è particolarmente ricco di zuccheri naturali, per cui, anche quando non ve ne sono di aggiunti, il bilancio calorico è simile a quello di una bevanda zuccherata e molto superiore a quello del latte semplice.
Di fatto, bere un bicchiere di succo equivale a mangiare diverse mele, ma non dà il senso di sazietà che dà la polpa né tantomeno le fibre. Il succo di mela, inoltre, è particolarmente povero di vitamine e sali, rispetto ad altri succhi.
E’ un prodotto da guardare con sospetto, dunque? Non proprio, come sempre ci vuole buon senso. Ecco i consigli di Consumer Report e dell’ADA:
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