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Un libro: La politica delle mani pulite

“Amici miei io non resto un minuto di più su questa sedia se la mia coscienza si ribella. Non accetterò mai di diventare il complice di coloro che stanno affossando la democrazia e la giustizia in una valanga di corruzione.” – Sandro Pertini –

Un capo di Stato diverso dagli altri. Il ricordo di Sandro Pertini è ancora molto vivo, i suoi discorsi, soprattutto le sue prese di posizione, mai mediate dal puro calcolo politico, rimangono impresse nella memoria.
In un momento in cui la politica sembra essere lontana dai cittadini, ci è sembrato giusto riproporre le sue parole, così fortemente dettate da un sentimento di franca umanità, e da gesti spesso al di fuori dei protocolli istituzionali, e che per questo hanno conquistato milioni di italiani (molti ricordano la sua partecipazione ai Mondiali del 1982 e il drammatico episodio di Vermicino: Pertini in mezzo alla folla in attesa di avere notizie del bambino precipitato in un pozzo).
Succeduto a Giovanni Leone l’8 luglio 1978, rivelò immediatamente un nuovo stile presidenziale. Il sontuoso palazzo presidenziale del Quirinale decorato con pesanti tappezzerie del Quattrocento non è mai stato per lui una residenza ma solo un luogo di lavoro.

Durante i viaggi privati il capo dello Stato rinunciava all’aereo presidenziale servendosi degli aerei di linea e pagando di tasca propria il biglietto. Il suo settennato però si ricorda anche per la svolta politica che impresse al paese, avviando per la prima volta un’alternanza laica alla presidenza del Consiglio, dapprima con l’incarico a La Malfa, senza esito, poi a Spadolini e a Craxi. Baluardo contro il terrorismo, ebbe anche il coraggio di denunciare subito la pericolosità della P2 dando pieno appoggio alla presidente della Commissione, Tina Anselmi.

Un commento su “Un libro: La politica delle mani pulite

  1. Poppea
    14 febbraio 2012
    Avatar di Poppea

    È stato un partigiano, uno che ha combattuto per l’Italia, un uomo memorabile e, credo che purtroppo non ce ne saranno più.

    Ti racconto una storia accaduta durante il suo settennato da presidente. A Civitavecchia c’era una signora, una certa Armanda, la classica “ghettarola” vedova di guerra. Abitava in affitto in una casa in via Trieste ( via dove ho abitato anche io per 31 anni) ma aveva da un po’ lo sfratto perché l’appartamento serviva al proprietario:

    Aveva fatto regolare domanda per un alloggio popolare e, stanca di vedersi scavalcare nella lista d’attesa, da gente che aveva il solito calcio, un bel giorno (aveva saputo che i locatari di un alloggio popolare nelle vicinanze erano deceduti)sfonda la porta di un alloggio popolare e ci si insedia.

    Nel frattempo si fa scrivere da una maestra una lettera al presidente Pertini, raccontando tutta la sua storia. Dopo, circa una decina di giorni le arriva una lettera dall’ufficio di Pertini che la informava del suo diritto di alloggiare nell’appartamento, viste le sue condizioni economiche e, che era stata data notifica anche al comune.

    Ci hanno provato in tutti i modi a mandarla via con le buone e con le cattive, ma nulla non ci sono riusciti perché il Quirinale aveva dato il suo ok.

    Quanti pensi avrebbero risposto in questo modo ad una semplice cittadina mezza analfabeta?

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Questa voce è stata pubblicata il 14 febbraio 2012 da in Burocrazia e/o Politica, L'angolo dei libri - Le nostre segnalazioni con tag , , , , , .