Irrazionale e insensato, lo spreco di cibo è ormai un problema assai diffuso e una priorità non più procrastinabile dell’agenda ambientale. Per la tutela dell’instabile ecosistema terrestre, ridurre gli sprechi è importante almeno quanto combattere l’effetto serra o salvaguardare la biodiversità.
Tristram Stuart, ricercatore di Cambridge e anticonsumista sfegatato, con lo spreco di cibo si è voluto sporcare le mani, affrontando il tema da un punto di vista globale: per individuare l’origine di questo fenomeno planetario, l’autore ha viaggiato dall’Europa agli Stati Uniti, passando per la Russia e l’Asia centrale, e poi in Pakistan, India, Cina, Corea del Sud e Giappone.
Parte I – Beni deteriorabili
Liberi di mangiare – Supermercati – Le menzogne della produzione – Il mito della scadenza è servito – Consumatori che non consumano – La Terra e il clima: alcune conseguenze dello spreco sull’ambiente.
Parte II – Raccolti sperperati
Agricoltura: le patate hanno gli occhi – La pesca: le proporzioni dello spreco – La carne: buona la corata! – Muffa e tarme: lo spreco in una terra di fame – Le origini evolutive del surplus – Sommiamo il tutto e chiediamoci “Che cosa accadrebbe se…?”.
Parte III – Pecunia non olet
Ridurre: il cibo si mangia – Ridistribuire: gli spigolatori – Riciclare: compost e gas – Fratelli onnivori: noi e i maiali – Isole di speranza: Giappone, Taiwan, Corea del Sud – Piano d’azione: la strada per Eutrofia.
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