di Giuseppe Pederiali
Garzanti – Pagg. 308 – € 10,00 
Trama: Un maniaco uccide le giovani donne della buona società modenese e poi le traveste da prostitute. Sembra un gioco erotico tra ricchi che si annoiano o una crudele scommessa. Dell’indagine si occupa l’ispettore Camilla Cagliostri, una poliziotta che porta la divisa come un abito di Versace.
Spinta da un’ombra atroce del proprio passato, conduce un’indagine che la coinvolge totalmente. Giuseppe Pederiali racconta con spregiudicatezza e ironia l’altra faccia della ricca Padania, città sontuose, con gente che sa fare i soldi e sa come spenderli e che nasconde i suoi peccati. Anche quando sono mortali.
Letto da: Paolo
Opinione personale: Sino ad un certo punto avrei detto che è un romanzo senza infamia nè lode, tuttavia ad un certo punto il comportamento di Camilla, seppur valida investrigatrice sino a quel punto, è virato in un atteggiamento di scarsa professionalità ed attenzione che ha complicato non poco sia le indagini sia l’esito degli eventi.
Non posso dire nulla per non rovinare la lettura, tuttavia secondo me l’ispettrice dovrebbe avere un certo peso sulla coscienza. Seppur simpatizzi per certe soluzioni al di fuori delle regole, pur di far trionfare la giustizia, è anche vero che le stesse devono essere più credibili del finale che ho letto ieri sera.
Comunque sia, al solito, è un’opinione personale.
Dal mio punto di vista una storia, in ambito poliziesco, deve seguire una linea precisa ovvero, così come ci sono le scanzonate indagini amatoriali nei libri di Malvaldi oppure quelle dell’ispettore Stucky nei libri di Ervas che sono credibili, seppur scritte in maniera simpatica, e poi a seguire i libri di Cassani con il commissario salmone incazzato che esce dal seminato oppure il comm. Miceli di Simoni, più ligio e professionale, sino all’amato Montalbano… sono tutti personaggi con tratti più o meno seri, ma sempre credibilli.
Sono aperto a personaggi diversi fra loro, ma non ho digerito la Cagliostri che pure è intuitiva e determinata, salvo poi scivolare in comportamenti veramente non prefessionali dei quali non posso scrivere qui, per non rovinare la lettura.
Ho letto “Camilla nella nebbia” quando fu pubblicato nella prima edizione (con una copertina più accattivante rispetto a quella di questa nuova edizione economica), nel 2003, e poi il romanzo successivo, “Camilla e i vizi apparenti”, della sagra sull’ispettrice modenese a cui han fatto seguito altri romanzi che non ho letto.
Credo che è vero quanto dice Pao sulla più o meno credibilità professionale della protagonista.
Quel che, però, mi è piaciuto, istintivamente, i questi due romanzi non è tanto lo sviluppo investigativo, ma le atmosfere sognanti e un po’ fanciullesche di provincia, con i suoi personaggi stralunati, raccontate con gusto, ironia e un pizzico di erotismo vecchio stampo, magari facendo un po’ il verso ad altri romanzieri di quei luoghi, come Francesco Guccini, Eraldo Baldini e altri.