un articolo di Roberto La Pira che leggo su Il Fatto Alimentare
Con il decreto sulla spending review il ministro Mario Catania ha soppresso l’Inran, l’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione. Le attività dell’istituto dovrebbero passare al Cra, il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, anche se resta incerto il destino 80 precari, ricercatori con contratto a tempo determinato che rischiano il licenziamento.
Oltre a questo aspetto c’è il problema di come verrà gestito il patrimonio di ricerca scientifica di un ente di ricerca che ha strutturato e promosso la dieta mediterranea. L’Inran realizza ogni 10 anni le linee guida per una sana alimentazione e la prossima revisione prevista per il 2013 rischia di non essere pubblicata.
E’ difficile commentare queste scelte, che per molti aspetti collimano con le inconcepibili decisioni presa dal governo Berlusconi, quando ha nominato un entomologo alla direzione dell’istituto.
Adesso l’Italia ha guadagnato il primo posto sul podio dei Paesi europei. La soppressione si affianca alla scelta presa due anni fa di sottrarre in modo maldestro la somma di denaro destinata a costituire a Foggia l’Agenzia per la sicurezza alimentare.
Siamo davvero un paese strano, dove ministri e politici parlano sempre di Made in Italy a tavola e sono sempre pronti a declamare le azioni contro le frodi e le sofisticazioni. L’ultima chicca di questa filiera gastronomica è l’Expo 2015 che ha come slogan “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. Si tratta di un progetto di cui tutti parlano, facendo finta di non sapere che mancano soldi e idee concrete.
Purtroppo quando si tratta di fare discorsi o di rilasciare interviste i buoni motivi si trovano, quando bisogna di fare le cose seriamente, come rilanciare l’Inran o costituire l’Agenzia per la sicurezza alimentare (presente in tutti i paesi), allora emerge l’incapacità e la miopia di scelte collegate agli interessi delle lobby.
Complimenti signor Ministro per essere riuscito a raggiungere un record che pochi ci invidiano.
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