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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Sappiamo quanti alimenti in scadenza vanno alle Onlus; ma quanti vengono buttati nei rifiuti?

in sintesi un articolo di Valentina Murelli che leggo su Il Fatto Alimentare

Carne, pasta fresca e latticini troppo vicini alla data di scadenza oppure confezioni di riso, biscotti e conserve con qualche imperfezione vengono ritirati ogni giorno dagli scaffali dei supermercati.

Che fine fanno?

Tre le soluzioni possibili: vendite promozionali, donazioni nell’ambito di progetti di solidarietà o eliminazione nei rifiuti.

Può sembrare davvero brutto che del cibo ancora buono finisca in pattumiera, ma una parte “fisiologica” di invenduto (o di invendibile) che non trova destinazione c’è sempre. Il punto è capire di quanto prodotto si tratta. È plausibile che non sia molto, trattandosi di un costo che si eviterebbe volentieri.

Abbiamo provato a chiedere ad alcune delle principali catene distributive italiane – Coop, Conad, Bennet, Auchan, Esselunga – qualche dato sia sulle donazioni di questo cibo, sia sulla merce che finisce nei rifiuti.

Nel primo caso abbiamo ottenuto un buon livello di informazioni, mentre nel secondo un incomprensibile silenzio generalizzato, a parte Bennet, che non ha rivelato alcun dato. Vediamo meglio.

Nel 2011 Coop ha donato oltre 3400 tonnellate di merce alimentare ad associazioni no-profit, come mense per poveri o case famiglia. Le donazioni sono avvenute nell’ambito del progetto Buon fine (detto anche Brutti ma buoni), che ha coinvolto 492 punti vendita (sui 1468 totali) e 827 associazioni.

Auchan ha attivi diversi progetti di solidarietà con Banco alimentare, Banco opere di carità, Cauto (cooperativa sociale) e Croce rossa italiana, che coinvolgono al momento 30 dei 51 ipermercati presenti sul territorio nazionale.

Per chiudere, Esselunga segnala un accordo con il Banco alimentare per la cessione di prodotti freschi (latticini, frutta e verdura) dai propri negozi, mentre dai centri distributivi il Banco ritira anche derrate secche. Esselunga dichiara di aver donato, nel complesso, 815 tonnellate di merce.

Dunque, chi più chi meno, chi in maniera organizzata e chi in maniera sporadica, chi da tempo e chi solo da poco, le principali catene distributive italiane donano merce in scadenza o con confezione danneggiata. Però è inevitabile che qualcosa finisca anche nei cassonetti: lo ammettono tutti, ma interrogati sulle quantità, nessuno si sbilancia.

Conad parla di una «minima percentuale non monitorata» e Coop di «volume fisiologico di invenduto», mentre Esselunga afferma che si tratta di dati che non intende divulgare e Auchan si limita a sottolineare genericamente di aver ottenuto ottimi livelli di differenziazione dei rifiuti.

Sul tema sprechi alimentari, la Gdo preferisce non sbilanciarsi.

Peccato: se è davvero così poca roba, perché nessuno vuole dire di quanto si tratta esattamente?

Il fatto alimentare ha già evidenziato in una nota lo spreco quotidiano di migliaia di litri di latte fresco, dovuto alla scelta di  supermercati e ipermercati di restituire cartoni e bottiglie di prodotto che scade dopo due-tre giorni. Si tratta di latte che finisce nel circuito mangimistico. Questo spreco non viene  preso in considerazione dalle catene,  perchè per loro non rappresenta un costo, visto che le spese dell’operazione ricadono sul produttore.