Un club ambizioso, ma senza la minima voglia di spendere dei soldi, un allenatore improponibile, una squadra riempita di giocatori impresentabili.
Vanni Cascione assomiglia tantissimo a Oronzo Canà. Entrambi meridionali veraci, così come il tecnico de L’allenatore nel pallone impersonato da Lino Banfi aveva in Liedholm il suo idolo, Cascione venera José Mourinho e sogna di ripercorrerne la carriera di successi.
Anche Cascione, come Canà, ha alle spalle una serie impressionante di esoneri e di fallimenti, rimediati in diverse squadre della provincia campana.
Lucio Magia lo chiama per guidare l’Atletico Minaccia football club e gli promette una rosa di campioni. Per ingaggiarli, Cascione finisce persino in mezzo a situazioni di criminalità organizzata.
Alla fine si ritrova un attaccante afflitto da colite cronica, un mediano clandestino che può giocare solo in trasferta perché in casa è piantonato dalla polizia, un portiere cocainomane, un ex concorrente di Sarabanda. Roba da far impallidire persino il povero Crisantemi.
In queste condizioni la vittoria del torneo sembra proprio un’impresa impossibile