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Acqua alla spina: è migliore di quella di casa?

leggo su Altroconsumo

Complice la crisi, oltre che una rinnovata sensibilità, molti italiani hanno riacquistato fiducia nell’acqua potabile. Secondo una ricerca Nielsen, ben sette milioni di connazionali sono tornati a bere l’acqua di casa negli ultimi quattro anni.

E non è un caso che proprio l’acqua del rubinetto sia stata proposta come bevanda ufficiale per Expo 2015, che ha come tema quello dello sviluppo sostenibile. Bel gesto anche far sparire le bottigliette di plastica dall’aula del Consiglio comunale di Milano: sui tavoli solo brocche d’acqua del sindaco.

Secondo il portale delle case dell’acqua l’erogazione media di ciascun impianto è di circa 2.500 litri giornalieri, il che significa un risparmio di circa 1.700 bottiglie di plastica da un litro e mezzo, 20 tonnellate di Pet all’anno in meno da produrre, trasportare su gomma e smaltire. Un dato che va moltiplicato per le circa cinquecento case dell’acqua finora esistenti in Italia.

Va detto che il fenomeno riguarda più il Nord che il Sud Italia, più i piccoli centri di provincia che le grandi città. Milano ha però deciso di mettersi in pari, installando cinque case dell’acqua, situate tutte in parchi e giardini: sono state inaugurate a marzo.

Per realizzare l’inchiesta, abbiamo messo a confronto le analisi sui parametri di qualità di dieci campioni di acqua prelevati dalle cosiddette “case dell’acqua”, in dieci Comuni distribuiti nel centro-nord Italia, e quelle di altrettanti campioni prelevati dalle fontanelle pubbliche adiacenti.

Scopri tutti i risultati completi dell’inchiesta nell’articolo in pdf.

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Questa voce è stata pubblicata il 9 aprile 2013 da in Alimentazione, Cucina & Ristoranti, Consumatori & Utenti, Leggo & Pubblico con tag , , , , .