Un libro che potrebbe essere interessante per gli opinionisti Francesco & Miro e forse anche per Gigi, appassionato di biografie.
José Pagliara, centrocampista geniale e sfrontato, naviga le acque insidiose del calcio italiano tra gli anni Settanta e Novanta, salvandosi appena dal naufragio definitivo.
La sua storia è l’intreccio di tre storie diverse, che in un abile gioco di rimandi tra passato e presente raccontano i tre tempi della vita del protagonista: l’adolescente che cresce con il pallone tra i piedi; il calciatore maturo che tenta di rilanciare la propria carriera ma s’imbatte nel marcio di un ambiente che l’ha nutrito e illuso; l’ex atleta alle prese con i fantasmi e una famiglia che va in pezzi.
Chiuderà la storia là dove l’ha cominciata, sul campetto d’infanzia, scovandovi la risposta più imprevista: “Adesso so quale crimine dobbiamo espiare: credere di saper vivere”.
Con un impressionante talento nel gestire i tempi della narrazione e nel delineare la psicologia del protagonista, Claudio Grattacaso racconta il calcio come metafora della vita, inserendosi nella fortunata scia degli scrittori – da Pier Paolo Pasolini a Osvaldo Soriano, da Peter Handke a Manuel Vázquez Montalbán – che hanno trasformato lo sport in letteratura.
(Claudio Grattacaso è nato nel 1962 a Salerno, dove vive. È insegnante. La linea di fondo, suo primo romanzo, è stato segnalato all’ultima edizione del Premio Calvino)