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Allarme acque dense nel nord Adriatico

AmbienteDal 29 gennaio al 10 febbraio un team di scienziati internazionali è stato impegnato nella campagna oceanografica CARPET per studiare i processi che influenzano la formazione delle acque in Adriatico settentrionale.

In inverno infatti il nord Adriatico è una delle tre aree del Mediterraneo dove si generano nuove acque dense, masse d’acqua più pesanti a causa del freddo e dell’alta salinità, che sprofondano verso gli abissi e favoriscono il rinnovamento dei fondali.

Meccanismi in grado di innescare correnti profonde e di fondo che muovono verso sud, lungo la costa italiana acque fredde e dense, mentre allo stesso tempo, richiamano acque più calde dall’Ionio verso nord, lungo le coste dalmate.

Un processo, uguale come natura, ma più piccolo come scale in gioco, alla circolazione oceanica globale, motore dell’oceano e controllore con l’atmosfera del clima globale.

Inoltre, per la prima volta in Italia, è stato sperimentato “REMUS”, un mezzo autonomo sottomarino, capace cioè di navigare da solo, registrando dati quali temperatura, salinità, torbidità, correnti e la topografia dei fondali.

L’uso di questa nuova tecnologia completa le osservazioni “classiche” che da decenni vengono eseguite dalla nave oceanografica “Urania” del CNR. Questo “siluro” può navigare dalla superficie al fondo parecchie volte ogni chilometro, permettendo, ad esempio, di attraversare il fronte di un fiume quando si sversa in mare, osservando con una precisione mai prima avuta la struttura dei fronti.

Dopo la sua missione, questo “pesciolino super-tecnologico” viene recuperato a bordo e i dati processati per migliorare la formulazione dei modelli numerici usati per la simulazione dei processi climatici.

Le temperature miti di quest’inverno, le abbondanti piogge e le grosse quantità di acqua dolce riversata in mare dai fiumi, basti ricordare la portata ‘anomala’ del Po e degli altri fiumi italiani, non hanno permesso di generare acqua densa, al contrario, quella generata questo inverno, non sarà in grado di raggiungere i fondali del Sud Adriatico e dell’Ionio.

Questi cambiamenti si ripercuoteranno sul clima dell’Adriatico; è ancora presto per dire qualcosa di scientificamente certo, senza fare allarmismo o catastrofismo, ma è ragionevole associarli ad un aumento delle temperature medie estive e a una ulteriore diminuzione delle precipitazioni.

La scarsa produzione di acque dense influenzerà direttamente gli ecosistemi marini: c’è da spettarsi una diminuzione dell’ossigeno verso il fondo e ancora, dato l’elevato apporto di nutrienti dai fiumi che favorirà la proliferazione di micro alghe, una volta decomposte, abbasseranno ulteriormente i valori di ossigeno, causando possibili morie di pesci e molluschi.

Fonte: Rinnovabili.it

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Questa voce è stata pubblicata il 19 febbraio 2014 da in Ambiente & Ecologia, Animali, natura & via dicendo..., Leggo & Pubblico con tag , , , , , , .