in sintesi un articolo che leggo su Sicurauto, conscio del fatto che qua da noi la Tolleranza zero, per comportamenti pericolosi su strada, resterà una delle tante utopie che albergano in quelli che vorrebbero poter guidare o camminare per la strada senza il timore di incontrare qualcuno che telefona o messaggia ed intanto, se si ricorda, guida.
Negli Stati Uniti è guerra agli automobilisti distratti, che ogni anno sono responsabili di un gran numero di incidenti. Solo nel 2012 sono state 3.328 le persone morte in incidenti causati dalla distrazione, mentre i feriti sono stati circa 421.000.
Il Dipartimento dei Trasporti USA ha inaugurato il mese della “consapevolezza per i guidatori distratti”, istituito per la prima volta, che sarà accompagnato da una campagna pubblicitaria a livello nazionale e da un forte giro di vite sulle leggi riguardanti l’invio di sms alla guida e altri comportamenti pericolosi.
La campagna pubblicitaria sarà attiva in corrispondenza con l’entrata in vigore delle nuove leggi in alcuni stati, sarà trasmessa sia in inglese che in spagnolo (negli USA, soprattutto in alcuni Stati lo spagnolo è più diffuso dell’inglese) e andrà in onda anche sulle radio.
Portabandiera di tutta la campagna sarà questo spot televisivo di grande impatto. La protagonista è una giovane donna, che mentre guida invia sms ai suoi amici, senza rendersi conto che non sta rispettando uno stop e che un grosso camion le sta per piombare addosso lateralmente. L’impatto è inevitabile e l’auto rotola giù da una scarpata.
(Nota di Paoblog: Notare che nello spot tutti indossavano le cinture, incluse quelle posteriori, cosa questa che in Italia non è frequente)
A questo punto le immagini si spostano in un momento successivo all’incidente, quando le forze dell’ordine sono già arrivate sul posto e un ufficiale di polizia dice “se fossi riuscito a farle una multa forse sarebbe ancora viva”.
Migliaia di agenti delle forze dell’ordine useranno metodi tradizionali e altri più innovativi per reprimere i guidatori che manderanno messaggi al volante; sicuramente verranno utilizzate auto civetta e verranno sfruttate tutte le telecamere disponibili per il controllo del traffico.
Per avere un’idea della portata del fenomeno, basti pensare che nell’ultimo anno solo nello Stato della California sono state comminate 10.700 contravvenzioni per l’uso scorretto del cellulare alla guida.
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Di solito avrei messo un link all’interno del post, ma in questo caso faccio un servizio completo per cui copio in calce una lettera già pubblicata in passato; leggere questa lettera da una poliziotta fa capire, con una stretta al cuore, cosa voglia dire suonare un campanello e, dopo pochi secondi, far crollare la terra sotto i piedi ad una mamma, una moglie, un figlio.
Ore 7.45 del mattino.
lo e il mio Ispettore suoniamo al campanello. Confìdiamo che lei sappia già. La voce però è serena, assonnata ma serena. Ci apre il portone, e mentre l’ascensore ci porta al terzo piano guardo il pavimento senza riuscire a pensare ad altro: stiamo per cambiare per sempre la vita di una persona, e nel peggiore dei modi. Non è colpa nostra, noi siamo solo tristi emissari, anche questo fa parte del nostro lavoro, ma il nodo allo stomaco resta.
Lei è sulla soglia della porta. Ci guarda con un sorriso di circostanza: due persone in divisa che si presentano a quell’ora devono essere lì per qualcosa che lei ha fatto, anche se non riesce a capire che cosa ..
È il mio Ispettore a parlare: «Buongiorno. Lei è la mamma di. ..’?».
L’espressione cambia sul suo viso, gli occhi si sgranano: ora capisce, suo figlio ha fatto qualcosa, ma niente di irreparabile, vero?
«Signora, suo figlio stanotte ha avuto un incidente stradale».
Ora gli occhi sono terrorizzati, la bocca trema: va bene, un incidente, ma è salvo, vero?
«Signora, mi dispiace…».
Lei ha capito, ma rifiuta. Non ci crede. Poi arriva il dolore. E ti entra attraverso la pelle, nelle vene, nel cuore. E tu non hai nessuno strumento per alleviarlo e, come mai ti era successo prima, ti senti una merda.
Mentre l’accompagniamo all’obitorio, mi stringe la mano: «Sa, mi vergogno tanto perché sto facendo un pensiero cattivo, ma vede, io ho un padre di 94 anni e … che Dio mi perdoni …» .
E a vederla lì, appoggiata al vetro che la separa dalla persona più importante della sua vita, e gli chiede «Perché?», provateci voi a rimanere impassibili. lo non ce l’ho fatta: sono uscita, ho respirato profondamente, mi sono detta che ciò che provavo era niente in confronto al dolore di quella donna, vedova da pochi mesi e ora orfana dell’unico figlio, ho provato a resistere, ma le lacrime sono scese e ho faticato parecchio a ricacciarle indietro.
E quando ce ne siamo andati, mi sono sentita sporca, perché io tornavo alla mia bella vita, al mio compagno, alla mia bambina. «Che cosa ci sto a fare al mondo?», mi ha chiesto prima che uscissimo: non sono riuscita a trovare una risposta intelligente. Finché sei solo figlio, non capisci il dolore che puoi dare.
Quando ero una ragazza, mia madre mi diceva: «Ricordati che. se fai una cazzata e finisci sotto terra, il prezzo più alto lo pagherai tu, perché io sarò viva, tu non ci sarai più». Oggi so che bluffava.