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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Red Bull e le altre: sai cosa bevi?

aaaaacopertinain sintesi un articolo che leggo su Il Salvagente – articoli correlati QUI

Mario ha un piccolo bar non lontano da un noto cinema multisala del centro di Roma e di ragazzi ne vede passare tanti. Per soddisfare la loro passione per gli energy drink a queste bibite ha dedicato un intero frigo.

Racconta di giovani che nel giro di poche ore buttano giù anche 3 lattine da mezzo litro, praticamente l’equivalente di 6 caffè espressi.

Il numero di salvagente in edicola questa settimana (e in vendita a 1 euro in Pdf anche nel nostro negozio on line) aiuta a fare charezza sul lato oscuro degli energy drink.

Le conseguenze certe, se si consumano energizzanti in quantità, sono insonnia, tachicardia, ansia, mal di stomaco, irritabilità, secchezza delle fauci e tutti gli altri effetti collaterali di un’intossicazione da caffeina.

L’’Agenzia nazionale per la sicurezza sanitaria francese, l’anno scorso ha messo in guardia dal rischio infarto per le persone che hanno predisposizioni genetiche non diagnosticate e ha bocciato il consumo degli energy drink in associazione con gli alcolici e durante sforzi fisici, sconsigliandolo ai bambini e agli adolescenti, alle donne in gravidanza e allattamento, agli individui sensibili alla caffeina o affetti da patologie cardiovascolari, renali, epatiche, o da disordini  neurologici.

Target dichiarato: sportivi, manager, camionisti, autisti, e soprattutto studenti universitari. Ma i consumatori più accaniti sono adolescenti e giovanissimi.

Al di là della forma, che c’è nelle lattine? Se si guarda la lista degli ingredienti si capisce perché gli energy drink si assomiglino un po’ tutti.

Il Salvagente ne ha esaminati 8 tra i più diffusi nei bar e supermercati verificando che tutti contengono la stessa dose di caffeina e taurina: in una lattina da 250 ml ci sono sempre 80 mg della prima, equivalenti a un espresso, e 1.000 mg della seconda.

In tutti viene aggiunta una concentrazione di vitamine del gruppo B che supera di molto il fabbisogno giornaliero, tanto zucchero e una sostanza che dovrebbe amplificare l’effetto energizzante, come il guaranà, il ginseng, il mate, l’inositolo o il glucuronolattone. L’unica differenza nelle bibite è la scelta del colorante.

Tutti, insomma, cercano di personalizzare il prodotto senza modificare la formula vincente lanciata in Occidente negli anni 90 da Red Bull, ancora oggi leader indiscusso di mercato con oltre l’80% delle vendite in Italia.

Ma cosa ne sanno i consumatori più giovani, che proprio di queste bevande fanno un vasto uso?

Ci sono ragazzi che non riescono neppure a distinguere un energy drink da una bibita piena di sali minerali come il Gatorade, e ci sono ragazzi che le bevande energizzanti le consumano quotidianamente, in alcuni casi anche 3-4 al giorno.

Pochissimi sanno di cosa sono fatte, perché non leggono tabelle nutrizionali e lista degli ingredienti e 7 su 10 ignorano quanto siano deleteri gli effetti del consumo degli energy drink insieme agli alcolici, ma quasi uno su due può rientrare a casa ubriaco quando esce a far baldoria con gli amici.

Questi, in sintesi, i risultati di un’interessantissima ricerca pubblicata dal Salvagente e realizzata su un gruppo di 400 giovani tra i 16 e i 20 anni di un liceo di Acerra, in provincia di Napoli, dal dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II, presso i Laboratori di Chimica degli Alimenti diretti dal professor Alberto Ritieni.

“Il tema di questo studio è nato da precise richieste dei ragazzi, durante un lavoro su corretta alimentazione e rischio obesità che stavamo realizzando in questo liceo”, spiega al Salvagente il docente napoletano.

Gli studenti hanno chiesto di poter lavorare su questo argomento, hanno elaborato un questionario a partire dalle loro curiosità più significative e lo hanno sottoposto ai propri compagni in forma anonima.

“Tra i giovani l’assunzione di cocktail a base di energy drink e superalcolici è una moda molto diffusa”, prosegue il professor Ritieni, “per questo è necessario sviluppare programmi educativi che spieghino i potenziali effetti sulla salute di queste bevande assunte da sole o in combinazione con l’alcol”.