In libreria dal 9 ottobre 2014
Quell’estate, mentre i Beatles cantavano «Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band» e gli hippies giravano il mondo al motto di Love & Peace, i dodici ragazzi della spedizione Wilcox avevano deciso di puntare molto in alto, alla cima del McKinley.
L’organizzatore della spedizione era Joe Wilcox, laureato alla Brigham Young University, che era riuscito a mettere insieme una squadra di alpinisti tanto entusiasta quanto eterogenea.
Durante la salita avevano dovuto affrontare problemi di acclimatamento, l’esplosione di un fornello da campo, la caduta in un crepaccio… tutti piccoli inconvenienti, tuttavia, di fronte alla tempesta artica che il 18 luglio si scatenò sulla vetta del McKinley.
A 6100 metri di altitudine, gli alpinisti dovettero affrontare venti a 450 chilometri orari in grado di congelare la carne viva in pochi minuti. E tutto senza l’equipaggiamento tecnico dei nostri giorni.
Solo cinque di loro si salvarono. La spedizione divenne tristemente famosa nel mondo, stampa e televisioni ne parlarono a lungo, ma tanti aspetti rimasero in ombra.
Andy Hall, giornalista e figlio dell’allora direttore del Denali National Park, ha raccolto le testimonianze dei sopravvissuti, ha trovato documenti che sembravano perduti, ha ascoltato le registrazioni di tutte le comunicazioni radio.
E il libro che ha scritto, Inferno bianco, non è solo il resoconto appassionante di una delle maggiori tragedie in montagna, ma è anche una storia di uomini che mettono a repentaglio la propria vita per salvare quella degli altri.
Ed è la storia di come si andava in montagna un tempo, di quante cose siano cambiate e di come, oggi, forse altre vite si sarebbero potute salvare. O forse no.
😀 … d’altro canto i libri mica vanno a male … prima o poi si leggono 😉 …
io ne compro 5 o 6 alla volta (ricorderai forse il post sul “limbo”) e poi si vede ..
ed infatti quelli presi a luglio con i quali contavo di arrivare a Natale, sono ormai ridotti al lumicino… e tra un paio di settimane mi tocca prenderene ancora…
Devo smetterla di leggere questi post.
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L’autore del libro e’ figlio di George Hall, che ai tempi della tragedia era direttore del Denali National Park. In un altro libro, Forever on the Mountain, Hall viene accusato senza mezzi termini di essere uno dei responsabili principali della tragedia, a causa di numerose decisioni sbagliate prese in qualita’ di capo delle spedizioni di soccorso.
Chiaramente al figlio di Hall queste critiche non sono mai piaciute. C’e’ gia’ un sito (http://georgehallsalaska.com) nel quale si occupa di confutare le conclusioni di Forever on the Mountain, ma si vede che non bastava, e adesso ha quidni scritto un libro.
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Insomma, un post di poche righe, e dovrei gia’ comprare e leggermi non uno, ma due libri, entrambi dei quali sembrano parecchio interessanti. E magari un po’ di altro materiale su siti specializzati.
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Come se non avessi gia’ abbastanza libri che aspettano di essere letti da tempo.
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sicuri si diventa, Ride Safe.