Sono passati quattro anni da quando il National Green Tribunal NGT Act è stato approvato dal Parlamento indiano.
Ha dato vita al Tribunale ambientale, che si sarebbe dovuto occupare – smaltendoli rapidamente – di casi specificamente legati alla protezione dell’ambiente e alla conservazione delle risorse naturali.
Tra le altre competenze, avrebbe avuto anche quella di stabilire i risarcimenti per le vittime di danni ambientali.In tre anni e mezzo di attività, il NGT ha ricevuto lodi sperticate ma anche grandi critiche: lo si accusa di eccedere il perimetro della sua giurisdizione e di dare spesso giudizi non tecnici.
In questo periodo stanno crescendo i rumors di una riforma dell’istituzione da parte del ministero dell’Ambiente.
L’intenzione è ridimensionare la corte ambientale, che i funzionari del ministero sussurrano essere ormai diventata ricettacolo di ambizioni e sete di potere.
Si parla di sentenze irrealistiche e un mucchio di casi arretrati, cosa che non sarebbe mai dovuta avvenire data l’impostazione “snella” della corte.
Nonostante tutto, il tribunale ambientale indiano ha gestito fino ad oggi oltre 6.000 cause, 3.400 delle quali ha visto una sentenza. Il 60% circa, dunque. L’alta corte non dedica più di tre udienze l’anno a una questione ambientale: al contrario, il NGT non fa passare più di tre settimane fra una e l’altra.
Tuttavia, nei casi più importanti, le sentenze faticano ad arrivare: quando gli è toccato valutare i danni di una centrale elettrica a Tanmar, il cui proprietario era un potente industriale ed ex parlamentare, il caso è rimasto senza verdetto per due anni.
Non è stato ancora possibile neppure sanzionare i produttori di carbone che hanno gravemente inquinato il distretto di Singrauli. Quando deve giudicare i potenti, insomma, il tribunale ambientale procede con il freno a mano tirato.
Fonte: L’India vuole imbrigliare il tribunale ambientale | Rinnovabili.