in sintesi un articolo che leggo su Rinnovabili.it e sono certo che a qualcuno potrebbe venire il pensiero “chi se ne frega dei criminali” se non fosse che anche, volendo essere cinici, resta il fatto che nelle carceri ci sono anche i dipendenti e, non ultimo, molti detenuti in attesa di giudizio ovvero che potrebbero persino essere innocenti.
Ironico il fatto che da una parte lo Stato e le amministrazioni comunali rpevedano la mappatura del rischio amianto e pene severe che chi non mette in sicurezza abitazionie luoghi di lavoro e poi sono i primi a dare il cattivo esempio.
Il pesce puzza dalla testa, come si suol dire…
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Il fantasma dell’amianto non si aggira soltanto nelle case, nelle scuole e nelle fabbriche, ma serpeggia anche nelle carceri italiane, già sovraffollate e oggetto di condanna per l’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo.
Oltre al trattamento disumano, i detenuti presenti nel 14% dei penitenziari italiani devono fare i conti anche con il killer silenzioso, che uccide ogni anno 4-5 mila persone. E il peggio deve ancora venire, dato che il picco è atteso per il 2020-2025.
La presenza di asbesto è rivelata da una mappatura in possesso dell’Adnkronos. Secondo il Ministero della Giustizia sono 28 le carceri in cui è presente il minerale cancerogeno. Si trova in grondaie, pannelli, cassoni, parti di impianti di depurazione, canne fumarie, manufatti.
Il pericolo non riguarda soltanto chi sconta la pena dietro le sbarre, ma anche gli agenti di custodia e tutti i lavoratori del carcere.

La mappatura che l’Adnkronos è riuscita ad ottenere è stata anche oggetto di un’interrogazione parlamentare presentata dal deputato del Movimento 5 Stelle, Alessio Villarosa, l’11 febbraio scorso.
Il ministero chiarisce che nei casi segnalati «le direzioni hanno da tempo avviato le procedure per lo smaltimento» e dunque «tali situazioni sono sotto controllo, riguardano manufatti esterni alle strutture detentive e comunque in corso di rimozione».
Ma la rimozione, sempre stando a quanto scrive il ministero, avverrà «compatibilmente con le risorse disponibili».
Il che equivale a dire che, se non ne verranno messe a disposizione, si potrebbe anche non rimuovere un bel nulla.
Il segretario generale di un altro sindacato, il Sippe, Alessandro De Pasquale, ha duramente criticato l’operato del governo: «L’amministrazione statale, il nostro datore di lavoro, ai sensi del decreto legislativo 81 del 2008 ha anche un obbligo di informazione nella propria unità amministrativa. Deve informare i lavoratori sui rischi che ci sono all’interno della struttura ed è chiaro che molto spesso questo non avviene. Dobbiamo sempre ricordare che all’interno di una struttura penitenziaria ci sono i detenuti che devono scontare una pena, ma non è che devono scontare anche una pena di morte».