«I genitori sono sordomuti. Lei no. Figlia unica, è cresciuta in uno stato di solitudine, di silenzi e di rumori. Parla di una quotidianità molto particolare. Ne parla con franchezza, a volte con rabbia. E spiega come ha capito che la sua situazione in realtà è una fortuna, perché Véronique è frutto di due culture, sa muoversi fra due mondi, quello dei gesti e quello delle parole. Della sua vita alla fine non cambierebbe nulla. Una splendida dichiarazione d’amore filiale.» Libération
«Salve, banda di rompicoglioni!» Saluto così i miei genitori quando torno da scuola con qualche compagno. Loro non mi credono quando dico che i miei genitori sono sordi e così lo dimostro.
«Salve banda di rompicoglioni!» E mia madre mi viene incontro e mi abbraccia teneramente. Véronique Poulain racconta con una miscela di umorismo corrosivo e di introspezione psicologica la sua infanzia e adolescenza in famiglia, con il padre sordomuto; la madre sordomuta, lo zio sordomuto.
Racconta la vita quotidiana, le vacanze, la vita sociale, le relazioni intime…
Di una relativa estraneità fra due mondi (quello dei suoi genitori e il suo) fa una ricchezza; di quello che potrebbe sembrare un dramma fa una commedia. Di una famiglia differente, fa un libro diverso da tutti gli altri.