Un giorno mi sono svegliato e ho scoperto di essere: IL BANCHIERE DEI CLAN. A 21 anni ho lasciato casa, la famiglia, gli amici, una ragazza che aveva il mio cuore e tanti bei ricordi della mia gioventù. Ho lasciato il mio paese perché non c’era posto per quelli come me che avevano grandi progetti di vita.
Sono arrivato a New York, la città delle grandi ambizioni, con una valigia e 500 dollari. Ho fatto tutto quello che potevo, tutto quello che dovevo e tutto quello che non avrei mai pensato di dover fare.
Ho conosciuto la strada, le stelle, l’amore, ho pianto per dolore e per la solitudine. Ma era quello che volevo. Ho visto tanto e fatto altrettanto, ho visto nascere, crescere e morire i miei progetti, ho vissuto amicizie meravigliose con persone che porterò sempre nel cuore.
In questa mia frenetica corsa verso l’infinito, ho conosciuto chi mi ha cambiato e ho avuto tutto quello che avrei potuto desiderare – Julia e Raffaella, le mie figlie – e ho perso quello che non avrei mai voluto perdere, la mia famiglia.
Ci ho messo 20 anni per poter raccontare la mia storia, e l’ho persa in 24 ore, tra Google, l’Interpol e la galera. Sono diventato uno dei criminali più pericolosi al mondo, ricercato in 190 paesi, il banchiere dei clan, il banchiere della mafia e il banchiere di Gomorra.
Sono stato rinchiuso in un carcere di massima sicurezza in Brasile e ho diviso la cella con chi credevo mi avrebbe fatto paura.
Avrei potuto essere un uomo completamente diverso, come tanti amici, e invece ho scelto di essere esattamente quello che sono.
Non mi chiedo il perché: giusto o sbagliato, questo sono io. Non voglio compassione, non voglio aiuto, non chiedo niente, voglio solo quello che mi appartiene. La mia dignità.