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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Un libro: Gli anelli di Saturno

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“Pellegrinaggio in Inghilterra” recita il sottotitolo. E di un viaggio solitario si tratta, d’estate e per lo più a piedi, nel Suffolk, dove Sebald visse sino all’ultimo: in uno spazio delimitato da mare, colline e qualche città costiera, attraverso grandi proprietà terriere in decadenza, ai margini dei campi di volo dai quali si alzavano i caccia britannici per bombardare la Germania.

Viandante saturnino (“Nato sotto il segno del freddo pianeta Saturno” dice di sé nel poemetto “Secondo natura”), Sebald ci racconta -lungo dieci stazioni di un itinerario che è anche una via di fuga – gli incontri con interlocutori bizzarri, amici, oggetti che evocano le fasi di quella “storia naturale della distruzione” che scandisce il cammino umano e il susseguirsi degli eventi naturali.

E ci racconta storie di altri vagabondaggi ed emigrazioni, di cui la sua vicenda personale è estrema eco: quelli di Michael Hamburger, poeta e traduttore di Holderlin, profugo anche lui dalla Germania; di Joseph Conrad, che nel Congo conosce la malinconia dell’emigrato e l’orrore per le tragedie del paese di tenebra; di Chateaubriand, esule in Inghilterra; di Edward Fitz-Gerald, eccentrico interprete della lirica persiana, che a bordo della sua piccola imbarcazione trascorre ore in coperta, con indosso marsina e cilindro e un lungo, svolazzante boa di piume bianche intorno al collo.

Pellegrinaggio e insieme labirinto, nella miglior tradizione sebaldiana: ma anche qui, a guidare scrittore e lettore, e a impedirne la cieca erranza, vi è un filo.

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Questa voce è stata pubblicata il 2 settembre 2016 da in L'angolo dei libri - Le nostre segnalazioni con tag , , , , , .