“Ti posso accompagnare?” Sussurrò la lumaca. “Dimmi prima cosa cerchi” rispose la tartaruga, e la lumaca le spiegò che voleva conoscere i motivi della propria lentezza e anche avere un nome, perché l’acqua che cade dal cielo si chiama pioggia, i frutti dei rovi si chiamano more e la delizia che cola dai Favi si chiama miele.
E poi le spiegò che la sua domanda e il suo desiderio irritavano le altre lumache, al punto che avevano minacciato di cacciarla dal prato, e che lei aveva preso la decisione di andarsene e di non fare ritorno finché non avesse avuto una risposta e un nome.
La tartaruga cercò con più calma del solito le parole per replicare e le raccontò che durante la sua permanenza presso gli umani aveva imparato molte cose.
Per esempio che quando un umano faceva domande scomode, del tipo: “è necessario andare così in fretta?” Oppure “abbiamo davvero bisogno di tutte queste cose per essere felici?” Lo chiamavano Ribelle.
“Ribelle, mi piace questo nome!” Sussurrò la lumaca.
Testi & foto di Lorena Antonioni
Una lettura semplice, leggera ma profonda al tempo stesso. L’ho letto in spiaggia, un’ora briosa, né il caldo né il vento mi hanno distratto. E quando l’ho finito mi sono ritrovata con un sorriso sulle labbra.
Una lettura per adulti che vogliono tornare bambini, curiosi e con i piedi per terra, e per i bimbi avidi di risposte e desiderosi di conoscere i segreti del mondo.
Nota di Paoblog: Una recensione che per forza di cose dedico all’Amica Muna di Vivere con lentezza.