«Scrivere questo libro è stato come ritrovarsi sulla linea di un confine spalancato, strizzando gli occhi per vedere meglio qualcosa di prodigioso».
Nessuno avrebbe saputo riassumere il senso dell’ultimo lavoro di Michael Pollan, o certo non con la sufficiente credibilità, e la necessaria ironia. A parte Michael Pollan, naturalmente, e questo per una ragione molto semplice e molto profonda, che non riguarda la leggerezza e la precisione della sua scrittura.
Solo il suo protagonista, infatti, poteva descrivere un libro a metà strada fra il diario di viaggio e la cronaca di un lungo esperimento, dove prende forma la storia di una sostanza di cui moltissimo si è per decenni straparlato, e pochissimo si sapeva davvero: l’LSD.
Almeno prima che Pollan, incontrando una serie di uomini e donne straordinari – guru veri o presunti, scienziati serissimi, medici di frontiera -, e poi provando in prima persona cosa intendono i profeti del lisergico per «toccare Dio», non decidesse di raccontare che cosa veramente questa sostanza in parti uguali mitologizzata e demonizzata sia: come agisce, cosa cura, e soprattutto quale luce strana, violenta e terribilmente fascinosa getta su quello che sembra tuttora essere il mistero definitivo, l’unico in grado di resistere a tutte le nostre, spesso affannose, ricerche: la mente.
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