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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Un medico che ha scelto la specializzazione senza fare mente locale…

Premetto che non generalizzo, che conosco molte persone, giovani e meno giovani, laureati e non, che si danno da fare e ben conoscono il mondo del lavoro ed i sacrifici che richiede, prima di poter avere uno stipendio all’altezza dell’impegno (e certe volte neanche arriva, che la medaglia ha due facce…).

La vicenda che racconterò a breve mi ricorda un aneddoto lavorativo raccontato da un’amica che dirige un locale.

“Un barman ha portato il CV dicendo alla cassiera che “aveva bisogno di lavorare, che era bravo a fare i cocktail, ecc. ecc.”

Lo chiamo e questo cosa mi dice?

“No, guardi che stavo cercando lavoro di giorno, non voglio più lavorare la sera”.

Ma dannazione, mi spieghi chi si beve mojito, capiroska e affini di giorno? Se sei un barman e vuoi fare il barman “Devi lavorare la sera!

Sennò, aggiungo io, non candidarti come barman, ma come barista così fai cappuccini e caffè durante il giorno e la sera te ne stai a casa tua.

Passa in azienda il medico del lavoro e si parla di lavoro e di lavoratori ovvero del problema di rimpiazzare quelli che vanno in pensione, missione ormai quasi impossibile per varie ragioni.

Mi racconta che nella struttura dove lavora lui deve fare anche i colloqui per selezionare i candidati e si trova davanti il neolaureato 30enne che gli chiede che mansioni avrà in caso di assunzione.

Il dottore gli dice che per i primi 6 mesi dovrà lavorare sul campo ovvero andare nelle aziende per capire le dinamiche lavorative e relativi problemi, in modo da farsi quell’esperienza che i libri di testo non gli hanno dato.

E questo giovane dottore va nel panico. Chiede chiarimenti, in merito agli orari e si sente dire che da Milano potrebbero anche mandarlo in aziende a Como come a Bergamo, negli orari d’apertura delle aziende oppure a cavallo del cambio turno, il che vuol dire farsi trovare là alle 8 del mattino, ma talvolta anche alle 7.

Eh, ma come si fa?

Si fa che ti alzi alle 5, prendi l’auto e ti fai trovare in azienda all’orario concordato.

Ma non si può lavorare in studio nella struttura?

Gli dice che trascorsi i primi 6 mesi arriverà il momento in cui lavorerà anche negli studi medici a Milano, ma deve fare esperienza e che in ogni caso dopo i primi 6 mesi dovrebbe avere uno stipendio di 2500/3000 €/mese.

E questo neolaureato che fa?

Lo ringrazia, ma dice che è un lavoro troppo impegnativo, saluta e se ne va.

Ma prima di scegliere la specializzazione in cui operare, si è fatto qualche domanda? Mai sentito parlare, in ogni caso, di gavetta, lavoro sul campo, esperienza pratica?

Poi ci si chiede come mai ci siano tante aziende che non trovano nuovi lavoratori e tanti lavoratori che non vengono assunti nelle aziende…

Casualmente oggi ho letto questo articolo: Sanità lombarda, il Pronto soccorso non piace: il 60% degli specializzandi lo evita

A me vien da pensare che molti giovani medici abbiano perso di vista l’essenza della professione e puntino a posizioni lavorative che impegnino poco e rendano molto.

Informazione

Questa voce è stata pubblicata il 28 febbraio 2023 da in Consumatori & Utenti, Il mondo del lavoro, Salute & Benessere.
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