Ricevo dall’amico Francesco di Roma e pubblico
Una variante della classica “truffa dello specchietto retrovisore” cui fare attenzione.
L’altro venerdì a Roma, uscito dall’ufficio e salito in macchina, scendevo ad andatura moderata con la mia Citroën lungo viale delle Medaglie d’Oro tenendomi sulla corsia centrale che affianca quella riservata ai mezzi pubblici. Appena rimessomi in moto dopo essermi fermato a un semaforo rosso che governa un incrocio piuttosto importante, ho notato un motociclo Honda SH 150 nero che procedeva lentamente occupando la corsia preferenziale degli autobus.
Devo dire che non vi ho realmente prestato particolare attenzione giacché è comportamento purtroppo assai diffuso da parte di scooteristi, motociclisti e anche automobilisti quello di infilarsi nelle corsie riservate per superare gli altri, per procedere più speditamente e, magari, per bearsi della propria furbizia e sentirsi migliori…
Ma il nostro giovane scooterista procedeva stranamente con lentezza e guardandosi attorno; così, nel momento in cui l’ho naturalmente superato mantenendo la mia traiettoria e facendolo uscire dal mio raggio di visuale (non avendo compiuto alcuna manovra o cambio di direzione guardavo, giustamente, davanti a me e non ai miei lati) il sentire un deciso colpo sulla fiancata destra della Citroën mi ha immediatamente fatto realizzare cosa fosse accaduto.
Infatti mi è già successo, anni addietro, di essere stato vittima del classico tentativo di truffa dello specchietto retrovisore; dico, nel mio caso, tentativo di truffa perché essendo a conoscenza di questa pratica non vi sono mai cascato, sebbene in un caso ci abbia rimesso il retrovisore.
Normalmente ti toccano con una mazza, un guantone, ecc…; il tuo specchietto retrovisore destro da una vettura che ti affianca o che è parcheggiata e che ha già il retrovisore sinistro danneggiato, facendoti credere che tu, inavvertitamente, glielo abbia rotto strusciandolo con il tuo (che, infatti, si è inspiegabilmente, per te, chiuso… naturalmente a causa del colpo da loro inferto: ma questo tu non lo sai).
Quindi ti chiedono se vuoi fare il Cid, poi ti diranno che non ti conviene perché ti ritroverai con il premio dell’assicurazione che sale di prezzo e la categoria che scende, ecc…
Ti intortano in modo tale da farti sembrare che siano loro a renderti un favore se gli saldi il danno in contanti (in fondo, che sarà mai: 100, 50 euro); a volte si presentano gentilmente con un nome inventato dandoti la mano, a volte ti impietosiscono informandoti che hanno fretta perché devono andare in ospedale ad accompagnare qualche parente, a volte si mostrano aggressivi.
C’è anche la versione del pedone che ti colpisce camminando a piedi (accade, evidentemente, in viuzze strette a senso unico): naturalmente, per lui, tu l’avrai colpito inavvertitamente con lo specchietto e, oltre ad avergli fatto male (“ma non è nulla, non si preoccupi”: non ha alcun interesse che lo accompagni in ospedale), “guarda caso” gli hai rotto l’orologio che “guarda caso” non è suo (“è di mio padre, mo’ che gli dico…”) e “guarda caso” si accontenta di 50 euro in contanti come risarcimento.
È importante non farsi spaventare né impietosire, mantenere la calma e tenere duro sull’idea di fare la denuncia alle assicurazioni o, magari, chiamare la Municipale per un verbale: parola “magica” alla quale se ne scapperanno.
L’episodio dell’altro venerdì, però, mi ha portato a conoscenza di una inedita (per me) tecnica: fermatomi e vedendo, infatti, il ragazzo fermo a sua volta lungo il marciapiede che si toccava facendo finta di essersi fatto male, ho realizzato che egli mi aveva sferrato un calcio allo sportello una volta affiancatosi con il motorino.
Ho fatto lo gnorri e, gentilmente, gli ho chiesto se si era fatto male e se voleva che chiamassi il 118: naturalmente era cosa di poco conto (“per fortuna non sono caduto”), ma l’Honda era danneggiato.
È seguito il classico scambio di battute di questi casi:
Io: Mi spieghi che è successo? Io procedevo lungo la mia corsia…
Lui: Mi hai toccato
Io: Allora facciamo la denuncia alle assicurazioni
Lui: Mi sa che non ti conviene
Io: Mi conviene sì, non solo la mia compagnia non mi aumenta il premio, ma mi risarcisce anche i miei danni
Lui: Ma che vuoi che sia, dammi 50 euro…
Io: Non ho 50 euro da darti e poi, ripeto, non mi conviene…
La trattativa è arrivata a livelli di sceneggiata napoletana, con il ragazzo che prima si sarebbe accontentato di soli 20 euro, poi voleva chiamare i vigili: al mio acconsentire (“chiamiamoli, così, se non ti fidi, ci pensano loro a stendere il verbale”) è salito in sella al motorino, scappando.
Io sono rimasto con lo sportello strusciato, ma l’esperienza e l’aver mantenuto freddezza mi hanno consentito di memorizzare i tratti somatici del ragazzo (nonostante indossasse il casco), il tatuaggio sul dorso della mano, l’accento campano e, soprattutto, la targa dell’Honda.
Dati che hanno permesso all’ispettore capo del Commissariato dove mi sono recato a sporgere denuncia di individuare nel ragazzo un truffatore già segnalato per episodi simili messi in atto nei giorni precedenti in vari quartieri.
Difficilmente, se anche lo coglieranno in flagrante, il truffatore avrà guai, ma è sempre bene fare denuncia, in questi casi. Anche se queste persone non si faranno un solo giorno di carcere, sapere di essere nel mirino delle forze dell’ordine, magari, li farà desistere dal compiere altre truffe e danneggiare altre persone.
Nota di Pao: Come sempre, raccomando di perdere mezz’ora di tempo ed informare Vigili, Polizia o Carabinieri dell’accaduto. Lo sappiamo bene che si tratta solo di una segnalazione, magari di una “denuncia verso ignoti” e che quindi resteranno impuniti, perlomeno sul breve periodo.
Tuttavia non possiamo sempre dire che ci devono pensare le Forze dell’Ordine se poi noi per primi non abbiamo un poco di tempo da perdere per segnalare quanto accade.
Per prevenire (e contrastare) è necessario conoscere e sappiamo bene che se nessuno segnala o denuncia, è come se le cose non succedessero. Che ognuno faccia la sua parte.
Questo breve stralcio di “vita vissuta”, poi, ben si integra con il mio Post dell’altro giorno: https://paoblog.wordpress.com/2009/03/20/civilta-educazione-sicurezza/
Integriamo la storia di cui sopra, con il racconto dell’amica Poppea di Civitavecchia e che risale ai tempi che furono … il che la dice lunga su quanto sia sfruttata questa truffa.
Anni fa ero appena patentata, ho leggermente tamponato una 127 di due napoletani che erano in vacanza qui. Avevo solo sporcato il loro paraurti con la vernice bianca della mia auto e, a mio avviso bastava toglierla con l’unghia della mano, i paraurti prima erano di metallo.
Mi sono anche offerta di far portare l’auto dal mio carrozziere ed inizia il dialogo:
Lui: Io la devo portare dal mio carrozziere di fiducia
Io: ok allora facciamo la denuncia all’assicurazione.
Lui: non so’ se le conviene
Io: non si preoccupi
Lui: senta ora faccio un giro dai carrozzieri del posto e le faccio sapere il prezzo, ci vediamo domani al mio albergo
Io ho accettato e l’indomani vado con una mia amica (per avere un testimone) e ….
Lui: ho chiesto e ci vogliono 30.000 lire (secondo me un furto)
Io: ok ora vado all’assicurazione e faccio presente il fatto
Lui: ma signorina è sicura guardi che poi le aumenterà l’assicurazione…
Io: non si preoccupi. mio padre, che paga l’assicurazione mi ha detto di fare così.
Lui ha insistito, ma io non ho mollato. Sono andata all’assicurazione dicendo che questo era all’albergo Mediterraneo e che tra pochi giorni sarebbe tornato a Napoli.
Fortunatamente il perito erà lì e lo hanno mandato subito. E’ andato ha visto il danno, con uno straccio ha tolto la vernice e la macchina era a posto.
Se il NAPOLETANO si fosse accontentato di 10.000 lire gliele avrei date, così se l’è presa nel XXXX.
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