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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Ai ciclisti servono le piste ciclabili?

Nei giorni scorsi c’è stato un vivace scambio di opinioni con alcuni lettori riguardo alle piste ciclabili. Essendo un argomento di specifico interesse per molti, ho deciso di raccogliere i vari commenti in un post dedicato.

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T3le: Il punto per rispondere al primo articolo non è avvalorare la tesi della “sicurezza” mediante esempi di inciviltà caratteristici del genere umano. Occorre interrogarsi peraltro se la strada da intraprendere sia quella di sanzionare e regolamentare ogni aspetto indesiderato dell’espressione dell’individualità di ognuno anche se negativi (la bici poteva essere un alternativa interessante alla guida di un veicolo motorizzato in stato di ebrezza, che tralaltro salvo in casi eccezionali costituisce un pericolo di una certa entità solo per chi la conduce)… Spero sinceramente per coloro che intendono creare una legge ed una relativa sanzione che riescano nel loro intento di destra o di sinistra che siano, in modo che possano soffocare poi nella prigione senza sbarre che si sono costruiti… SE VOGLIO ROVINARMI DA SOLO E’ MIO IL DIRITTO DI REALIZZARE IL MIO INTENTO, QUALORA NON INTACCHI LE LIBERTA’ DI CHI MI CIRCONDA; NON VOGLIO IMBECILLI CHE DECIDANO COSA E’ MEGLIO PER ME, PER LA MIA SALUTE, PER LA MIA INCOLUMITA’… DI COSA CXXXO HANNO TUTTI PAURA AL GIORNO D’OGGI? pensare che la generazione che intraprende questi atteggiamenti sfrecciava alla mia età su moto potentissime senza caschi, in auto senza cinture di sicurezza, e non temeva un’imputazione penale per aver alzato il gomito quando usciva per svago.. Maledetti ipocriti…

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Paoblog: Senza voler difendere i comportamenti della generazione precedente, tuttavia non si può accusare d’ipocrisia chi andava senza cinture oppure senza casco, perchè, molto semplicemente, non vi era obbligo in tal senso. Molte macchine neanche avevano gli specchietti laterali una volta, figuriamoci le cinture. Oggi le conoscenze dei rischi, ci fanno capire cosa è meglio fare per proteggeresi e neanche è sufficiente questo, perchè di gente senza cinture, che passa con il rosso e via dicendo, ce ne sono anche troppe. Possiamo cercare di limitare i danni.

Una volta si usava l’amianto 😦 per i tetti. Oggigiorno è risaputo dei rischi mortali, non si fa più. Quello che intendo dire è che i comportamenti di 20 o 30 anni fa, non fanno testo. Anche perchè l’individuo stesso, preso singolarmente, cambia, cresce, matura. A 20 anni, come quasi tutti, ho fatto cose che non rifarei adesso. Che sia incoscienza, immaturità oppure semplice leggerezza, poco importa. Le cavolate le abbiamo fatte tutti, ma se crescere e modificare i comportamenti sbagliati significa beccarsi dell’ipocrita 20 anni dopo, bè siamo messi bene.

L’affermazione “se voglio rovinarmi da solo è mio il diritto di realizzare il mio intento, qualora non intacchi la libertà di chi mi circonda” è assurda, quando si parla di sicurezza stradale. Qualunque sia il comportamento sbagliato che tu decida di tenere, resta il fatto che le conseguenze dei tuoi atti ricadranno su terzi. Non è solo una questione di “libertà” nel senso stretto.

Io voglio avere la libertà di tornare a casa la sera, dalla mia famiglia, senza rischiare che uno passi con il rosso, decida di non rispettare lo stop oppure che invada la mia corsia perchè lui ha voglia del brivido della velocità.

Alcuni mesi fa un motociclista, in piena città, ha spinto fino a 160 kmh, come sua abitudine a quanto si è saputo poi. Ma l’ultima volta ha centrato in pieno un’auto ferma ad un semaforo. E’ morto. Ottimo, rispetto il suo atto suicida, contento lui, che mi frega?

Però l’automobilista che se lo è visto arrivare addosso è traumatizzato, essendoci un incidente mortale gli hanno sospeso la patente in attesa delle indagini, gli è stato causato un danno biologico e materiale. Questo perchè un cretino ha deciso di rovinarsi da solo? Questo è egoismo allo stato puro. Vivere come cxxxo ti pare non è libertà, è egoismo.

E non inventiamo che uno si sbronza e poi per non nuocere gira in bicicletta invece che in auto, per piacere. Senza contare che, anche lo facesse, se finisse poi sotto una macchina che va per la sua strada? Cosa avremmo? Un’altro episodio di “libero arbitrio” o l’ennesima dimostrazione di “totale egoismo e disinteresse verso gli altri”?

Ancora una volta uso le parole altrui che perlatro sono perfette allo scopo: “Si trattano le regole come fossero sempre delle punizioni messe lì a creare problemi o limitare la libertà personale. Non nego che qualche volta ciò accada, ma è ancor più vero che, diversamente, le regole, unite al buon senso, ci permettono di difendere i nostri diritti e la nostra vita.”

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T3le: quanlche volta non dovrebbe esserci la normativa, lasciando tutto al buonsenso… se non c’è pazienza, non si può vivere nell’angoscia di essere infallibili.

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Paoblog: Se credi veramente a quello che hai detto o sei (troppo) giovane e quindi un pò idealista oppure vivi in un mondo tutto tuo. Sarebbe bello, non scherzo affatto, pensare che l’uomo sia in grado di autoregolarsi ed agire per il meglio, per sè e per la comunità in cui vive. Se ti sembra che accada… 🙂

Io ho perso le speranze in tal senso. Ma come ho detto altre volte se, ad esempio, entrasse in vigore il Tasso zero per l’alcol (alla guida), bè è un sacrificio che potrei fare se ciò servisse a salvare anche una sola vita.

Nessuno dice che rispettare certe leggi, vincolanti o limitative, sia sempre piacevole, così come pagare le tasse con il sorriso, checchè dicesse il ministro Padoa Schioppa. Però se è necessario, si fa… Io rispetto anche leggi che non condivido.

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Giuliano: Caro Paolo, dici di essere obiettivo, va bene, ma alcune tue dichiarazioni nelle risposte ai post precedenti mostrano una certa ignoranza in materia.

Ecco qua:

1) “Per quanto riguarda le piste ciclabili, così come mi fanno arrabbiare i molti ciclisti che circolano in strada nonostante la (rara) presenza di una pista ciclabile”

le piste ciclabili tranne in rarissimi casi sono più pericolose della strada, per vari motivi che non sto a elencare. [lo farò sotto richiesta!]

Inoltre, visto che le biciclette sono dei veicoli, mi pare anche un controsenso che siano segregate in un flusso estraneo al flusso del traffico, rendendo così più difficile il libero movimento. Sarebbe come se i taxi fossero relegati alle corsie preferenziali (che pure sono più continue essendo nella sede stradale).

2) “aggiungerei solo che il pericolo della bici che attraversa la strada si aggancia alla mancanza di prudenza di parte di quei ciclisti che non adeguano la velocità ai rischi dell’attreversamento. Per capirci, è come se i pedoni attraversassero sempre di corsa”

capire cosa volevi dire è un bel mistero. Le biciclette non sono pedoni, le biciclette sono veicoli. Chi le conduce, sta tranquillo, sa molto meglio di qualunque automobilista quali sono i propri limiti ed è guidato dall’istinto di sopravvivenza. Al contrario puoi dire forte che una sostanziosa fetta degli automobilisti affronta gli incroci a velocità eccessiva, precedenza o meno.
Ieri ho visto il risultato di un bell’incidente, un furgone contro una multipla. Gli airbag hanno fatto il loro lavoro e credo se la siano cavata tutti con al più qualche acciacco e grossi danni materiali. Se fossi stato io a passare in quel momento, anche non direttamente coinvolto, magari sulla corsia opposta…

Questo per sottolineare che la bicicletta è un mezzo a sicurezza attiva e non passiva. Tutto ciò che è sicurezza attiva nella bicicletta viene dal ciclista, che fortunatamente è totalmente immerso nell’ambiente che lo circonda, tranne quei furboni che “ascoltano” musica…, e non c’è legge che possa dire al ciclista cosa sia meglio in una certa situazione se non la propria esperienza.

3) “o rispetto anche leggi che non condivido”

bravo! Allora tiri la prima pietra? Cosa vuol dire la tua affermazione? Che rispetti anche le leggi che pongono la tua incolumità a rischio? O che limitato i tuoi diritti costituzionali e primari, anche quando l’esercizio di questi non limita gli stessi diritti degli altri?

Una divagazione: so che ci sono molti ciclisti che circolano meno attenti e più rilassati di quanto le caratteristiche del traffico consentano. Tuttavia non me la sento di criticarli. Hanno fatto una scelta di vita conscia e civile. Rifiutano, come T3le, di essere costretti da una mentalità psicotica di controllo e sicurezza che altro al servizio di un sistema autoreferenziale come quello del trasporto a motore privato. Non vogliono esserne schiavi. Fortunatamente loro non saranno toccati da questa legge insulsa. Tu dici altrove “non ce la faremo”, certo che se continui a parlar di automobili soppesando i pregi di una o dell’altra non arriveremo da nessuna parte. Insultando chi cerca di cambiar qualcosa, perché non si adegua al sistema imperante, non aiuta nemmeno. Sostieni chi ancora crede nel valore dell’Uomo, magari zizzagando e fischiettando nel traffico, ma certamente non mettendo a rischio la vita dei tuoi figli e nipoti. Non li avvelena con polveri e idrocarburi, non crea loro nemici nei paesi poveri, non li isola in quartieri dormitori separati da strade ad alto scorrimento, non li uccide con una cisterna carica di GPL per autotrazione. Prima di dire “ma a me l’automobile serve” bisogna pensare “quanto servo io all’automobile?” Dai, con la “crisi” e la buona volontà ce la possiamo fare. Il cambiamento, ripeto, deve venire da noi.

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Paoblog: 1) Si Giuliano, ti sarei grato se elencassi i motivi per cui è più pericoloso andare sulle piste ciclabili, piuttosto che il contrario. Spiegami ad esempio, perchè sul cavalcavia di Monte Ceneri a Milano, ove è vietato il transito anche a moto e/o furgoni e camion, sia stato giusto trovare un ciclista l’altra sera.

Circa il punto che non avevi capito mi riferisco a quando le bici attraversano la strada, sulle strisce pedonali e, come veicoli, devono essere portate a mano. Nessuno lo fa, probabilmente non lo farei neanch’io. Però la velocità dell’attraversamento deve essere calibrata al traffico, alla presenza di pedoni, ecc. Invece spesso le biciclette schizzano da un marciapiede all’altro, senza tenere affatto in considerazione l’auto che sta svoltando. E visto che non ho il periscopio in auto, va da sè che prudente quanto vuoi, la svolta la fai guardando chi c’è nelle vicinanze, ovvero il pedone. Non è possibile immaginare che da lì a 2 secondi ti arriva un ciclista che senza rallentare o guardare, tira dritto per la sua strada.

Tutte le mattine attraverso l’incrocio (regolato da semaforo) tra via Ressi e via M. Gioia. Almeno 2 giorni su 5 mi capita il ciclista che attraversa con il rosso e data la conformazione dell’incrocio, io lo vedo solo quando ce l’ho davanti. E quando magari gli dai un colpo di clacson di manda pure a fancucciolo. Complimenti. Mi dispiace di non avere il tempo di farlo, tuttavia mi piacerebbe mettermi con una videocamera a fare un filmino, per un’oretta al giorno e farti veder con i tuoi occhi quanto pensino alla loro sicurezza i ciclisti. E questo perchè lo fanno? Per non fermarsi 3 minuti al semaforo rosso? Rischi la vita per non fermarti 3 minuti?

(P.S. Ci sono automobilisti imbecilli, è assodato, ma quando un ciclista, come chiunque altro, passa con il rosso e mi si para davanti quando non dovrebbe esserci, oltre a tutti i rischi del caso, io mi spavento.)

2) Credo sia opinione diffusa che le biciclette, per quanto veicoli, siano un soggetto debole e che pertanto, una pista a loro riservata, ove possibile realizzarla, sia la cosa migliore. Il giorno in cui le biciclette saranno il 90% dei veicoli in movimento, faranno delle piste per automobili….

P.S. Le associazioni dei ciclisti, che richiedono a gran voce più piste ciclabili?.. Tutti fessi??… E si che sono dei ciclisti, sanno di quel che parlano…

3) Se in questo paragrafo: “Chi le conduce, sta tranquillo, sa molto meglio di qualunque automobilista quali sono i propri limiti ed è guidato dall’istinto di sopravvivenza.” – stai parlando di te, ok, mi fido, ma molti altri ciclisti non sono così saggi come dici tu. Non lo sono gli automobilisti, i motociclisti, i pedoni. E neanche i ciclisti.

4) Le biciclette sono veicoli, appunto. Per il Codice della strada lo sono. Quindi non si guidano senza mani, non si va a zig zag, non si mettono gli auricolari con mp3 (vietato per i conducenti di qualsiasi veicolo), non si va sul marciapiede e non si attraversa la strada, magari scendendo dal marciapiede (appunto) senza guardare. Non si telefona e/o manda sms mentre si guida il veicolo. A quanto pare, tali manovre sono più che giustificate dal fatto che i ciclisti non emettono fumi di scarico. Non mi trovi assolutamente d’accordo. Se uno, (ne basta 1), di questi ciclisti imprudenti dovesse finire sotto una macchina e restarci secco, la colpa quindi sarebbe, a prescindere, dell’automobilista solo perchè tale?

Con ragionamenti di questo tipo il guidatore di un’auto ibrida si può aggiustare il codice rispetto al guidatore di un Suv? Ed il pedone può farsi i “fatti suoi” a discapito di tutti, in quanto ad emissioni zero e senza veicolo?

Essere ciclista anzichè automobilista ti rende automaticamente migliore di tutti loro? In senso generale meglio un cretino su una bici che un automobilista giudizioso?

Proprio nei giorni scorsi, su un Blog che non citerò (colmo di “gentaglia” che guida l’auto), era uscita la domanda se “l’auto fa il monaco”. E’ stato accertato che si, lo fa. Che la gente è piena di falsi miti, di pregiudizi, che è l’auto che fa l’uomo e non viceversa. E leggendo le tue parole, qui mi scivoli anche tu. Pregidizio al 100%. Sul piedistallo il ciclista, a prescindere, solo perchè tale?

Argomenti bene, ma quello che dici non è condivisibile. Non da me, beninteso.

5) Non mi pare di aver insultato che cerca di cambiare. D’altro canto io parlo di automobili, è un argomento che mi interessa, a prescindere. Così come mi interessano tante altre cose. D’altro canto anche i pc sono fonte di inquinamento, hanno un impatto ambientale molto forte, tuttavia usi un pc, ritengo, per scrivermi. Un pc che credo vada ad energia elettrica, in maggioranza prodotta con il petrolio. Il problema non è l’uso, secondo me, ma il buon uso. Uso l’auto quando mi serve. Se devo fare commissioni “qui e lì”,parcheggio la macchina e poi me ne vo a piedi a fare quello che devo fare, pianificando il percorso e le commissioni in modo tale da ridurne l’uso.

6) Rispettare leggi che non condivido significa che il modo per contestarle, cercando di fare il possibile perchè siano cambiate, non passa attraverso la violazione sistematica delle stesse. Non sono così cretino da saltare in un burrone se una legge lo prevede, ma nello stesso tempo, pago le tasse sebbene sappia bene che magari l’80% sarà sprecato da politici incapaci ed amministratori arraffoni. Ma quel 20% che resta, potrebbe servire alla società nella quale vivo.

Se le legge prevede di non bere quando si guida, io lo faccio. Se decidessero di applicare un Tasso zero (di alcol), bè mio caro è un sacrificio che posso benissimo fare, se servisse a salvare anche una sola vita. Molti, moltissimi altri, combattono ferocemente questi limiti perchè limitano il “libero arbitrio” di decidere quando bere e quando no. Sei fra questi?

7) Lo scorso anno mentre transitavo conm la mia Smart, un auto ha pensato che saltare lo Stop e passare l’incrocio a tutta velocità fosse una cosa saggia. Fortunatamente sono io che l’ho preso in pieno sulla fiancata e sono sceso sulle mie gambe (io). Se mi avesse preso lui sarei ancora lì a rotolare, ma sarei morto. Se avesse preso una moto oppure una bici li avrebbe uccisi. Però se avessi avuto un Suv no, forse. E’ tutto relativo, non c’entra la bici, il furgone, la Multipla o quello che vuoi. Se vai sul marciapiede in bici, in velocità ed un bimbo esce dal portone, cosa gli fai? Il solletico?

Postilla: Tutto ciò che è sicurezza attiva nella bicicletta viene dal ciclista, che fortunatamente è totalmente immerso nell’ambiente che lo circonda. D’inverno mentre vado al lavoro, speso incontro dei ciclisti. Tanto di cappello alla loro scelta di muoversi in bici. Saranno sicuramente migliori di me. Però…però perchè circolano nel buio (6 del mattino, in inverno…) senza luci e/o abbigliamento che permetta a me di vederli, meglio se in tempo utile? Se questa è sicurezza attiva….

Un plauso di sicuro a quel ciclista con gilet rifrangente che incontro sempre. Grazie, perchè mi aiuti a circolare in sicurezza. La tua sicurezza è anche la mia.

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Miro: Paolo, ho letto l’intero scambio di battute; la polemica è lunga ed il tuo interlocutore alla fine è uno che difende una determinata categoria, cioè uno schierato.

Quando uno è schierato fa le costruzioni logiche per giustificare una tesi invece di fare il contrario, cioè fare delle costruzioni logiche che portino ad una tesi logica anche essa, ma aldilà di questo il suo presupposto è comunque totalmente sballato: l’idea che un mio comportamento sia sempre lecito quando metta a rischio solo la mia persona, è praticabile solo in una vita alla Robinson Crosue.

nella nostra società le reazioni a catena e le conseguenze ricadono sempre a pioggia sia sui nostri cari che sulla collettività.

un paio di esempi:
-il salvataggio dei tre speleologi quanto ci costa?
-se io mi butto sotto un treno ai miei eredi, fra ritardi e sgombro dei binari arriverà una fattura di circa 15000 euro
– e posso andare avanti così ad libitum….

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Giuliano: Rispondo ai tuoi punti in ordine.

1 e 2) ecco le principali ragioni della maggiore pericolosità delle piste ciclabili (in generale, vi sono ovviamente eccezioni)

a) le piste ciclabili introducono intersezioni tra il traffico su strada, o da passi carrabili, e i ciclisti, intersezioni che non esistono quando il ciclista può muoversi *con* in traffico (sulla strada come tutti). Queste intersezioni sono per così dire catalizzatrici di incidenti.

b) corrono spesso, per necessità dettate dallo spazio, lungo automobili parcheggiate costringendo il ciclista a passare nella cosiddetta zona portiera.

c) quando sono semplici corsie ciclistiche, costringono di nuovo il ciclista in una zona pericolosa, troppo vicino al margine della strada – pericolosa a causa delle macchine parcheggiate, dei canali di scolo e dei tombini, della minor visibilità per veicoli che sopraggiungano da strade secondarie e portano i conducenti dei veicoli a motore a passare troppo vicino (c’è una demarcazione, quindi va bene che la ruota destra la sfiori…).

d) se presenti, aumentano l’irritazione dei motorizzati nei confronti dei ciclisti che non le usano per i motivi precedenti (o altri). Questa è una ragione psicologica, ma l’effetto è quello, potenziale, di peggiorare il comportamento e quindi incrementare gli incidenti.

Le eccezioni sono probabilmente le vie ciclabili che portano a grandi distanze e che minimizzano le intersezioni con le strade. Purtroppo queste sono difficili da realizzare mantenendone allo stesso tempo l’utilità, cioè la capacità di portare da partenza a destinazione.

Non farti ingannare dal basso numero di incidenti per chilometri percorsi dell’Olanda. La sicurezza in quel paese deriva dal grande numero di ciclisti (safety in number), dalla cultura, dalla legislazione e da infrastrutture che privilegiano la bicicletta.

Per completezza e come riferimento ecco un compendio di ricerche comparative su piste ciclabili, corsie ciclistiche e strada, effettuate in vari paesi europei : http://www.cyclecraft.co.uk/digest/research.html

Purtroppo arriva solo sino a studi del 1999, ma è l’unico compendio che ho trovato.
Impossibile, ovviamente, estrarre un “numero” che descriva il rapporto di pericolosità delle diverse soluzioni. Però se, come leggerai, le piste ciclabili di Germania, Svezia e simili paesi sono più pericolose della semplice strada, non saprei cosa dire delle piste italiane, che sono troppo spesso malconcepite e discontinue.

Persino le corsie ciclistiche, che pure non presentano tutti i problemi di incroci delle piste ciclabili, perché sono parte della sede stradale, paiono più pericolose della sede stradale (se, secondo uno studio, hanno una larghezza inferiore a 1.8 m !!).

Per le associazioni ciclistiche, essendo queste molte, posso solo citarti un esempio.
Eugenio Galli presidente della FIAB Ciclobby Milano, riportato su http://www.beppegrillo.it/2008/10/chi_pedala_e_perduto/

Parla inizialmente di piste ciclabili per mostrare quanto l’amministrazione non agisca nemmeno su promesse fatte.

Promesse di interventi che immagino rispecchiassero l’idea dell’amministrazione di un piano per la mobilità ciclistica. Ma la posizione dell’associazione di cui Galli è presidente si rivela nella frase più sotto:

“Noi non chiediamo piste ciclabili ma chiediamo una città ciclabile nel suo complesso.”

Non dubito che ci saranno anche associazioni che chiedono piste, ma non credo che la cosa mi riguardi!

3 e 4)  A parte che non giustifico comportamenti sciocchi, tanto da aver scritto “quei furboni che ascoltano musica”, riferendomi ai ciclisti che eliminano uno dei due sensi primari, non ho nemmeno detto che giustifico comportamenti perché chi li fa non inquina! Ho detto che rispetto una scelta o un comportamento, che non ha solo valenza ambientale, ma molto più di ampio respiro. Mi spiego: se questa scelta (consapevole o meno) rivendica il diritto di vivere il proprio movimento come un atto naturale quale dovrebbe essere, allora certi comportamenti sono comprensibili perché consistenti.

Certamente non sono adatti al modello (occidentale) attuale, ma hanno funzionato egregiamente in altri paesi, con agglomerati urbani ben superiori ai nostri tipici, sino a che non è stata introdotto il mezzo motorizzato con conseguenze devastanti: vedi la sproporzione degli incidenti mortali nei paesi in via di sviluppo riportata recentemente dall’OMS. E non sono nemmeno adatti al modello che vede il cavalcavia di Monte Ceneri come una soluzione accettabile. O forse accetteresti di vivere lungo una delle grandi arterie di “comunicazione” (ingorgo) delle nostre città e periferie anche remote?

Quanto al “ciclista sul piedistallo”: “give me a break!”. So riconoscere i comportamenti egoistici da parte di certi ciclisti, e incontro spesso automobilisti gentili. Ma se metto sui due piatti della bilancia gli egoisti delle due “categorie”, ho da una parte qualche chilo e dall’altra parecchie tonnellate, pur ignorando tutti gli effetti sull’ambiente e tessuto sociale e urbano che l’automobile ha comportato e comporta. Il bambino di cui parli, che sta camminando sul marciapiede, può aspettarsi di morire o rimanere paralizzato investito da un mezzo a motore, che sia sul marciapiede o quando attraverserà le strisce, o quando starà usando la sua bicicletta su un sentiero o sotto casa. E ancor più frequentemente e costantemente sarà intimidito nel percorso casa/scuola (a meno che mamma’ non lo porti in macchina parcheggiando in doppia fila o sul marciapiede o le strisce…). Fortunatamente ci sono genitori che portano i propri figli in bici sul seggiolino.

Eccoti un ciclista sul piedistallo…: http://www.flickr.com/photos/elyob/3697762597/

5)  ovvio! Ma per parlare di questo dovremmo aprire un nuovo articolo! Di qui al punto 6… (scusa!)

6) se le leggi sono buone, benissimo. Se sono scritte nell’interesse della comunità e del suo futuro, fantastico! Futuro… Raramente sentirai un politico o un sindacalista o un giornalista esprimere un’opinione con una prospettiva più lontana dell’immediato. Se c’è crisi e perdita di posti di lavoro, allora bisogna incoraggiare i consumi, trovare nuovi mercati dove vendere queste auto (che so, Shanghai, dove ci sono tante biciclette… questo era il commento di un genio sei o sette anni fa in TV). Purtroppo anche i cittadini trasformati in consumatori stanno perdendo capacità critica, e dignità. Ma questa è una divagazione…

Una postilla: I computer possono anche essere usati per diminuire il nostro impatto, e per conoscere il mondo senza bisogno di viaggiare (soprattutto in aereo). Come anche i libri!

E alla mia vecchia Inghilterra mi riporta questo studio di Transport for London, che solleva qualche lecito dubbio su come sia meglio comportarsi nel traffico:

http://www.timesonline.co.uk/tol/news/uk/article1695668.ece

il dibattito che ne è seguito, se vorrai leggerlo, è stranamente civilizzato per un forum pubblico e un paese anglosassone!

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Paoblog: Circa la lunga argomentazione, gradita a prescindere che mi trovi +/- d’accordo, ritengo non sia utile stare qui a dibattere su ogni singolo punto. Ognuno di noi ha chiarito in modo credo esaustivo il suo punto di vista, però trovo una discordanza quando mi dici “…non ho nemmeno detto che giustifico comportamenti perché chi li fa non inquina!” rispetto al concetto espresso la volta precedente: “so che ci sono molti ciclisti che circolano meno attenti e più rilassati di quanto le caratteristiche del traffico consentano. Tuttavia non me la sento di criticarli. Hanno fatto una scelta di vita conscia e civile.”

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Mentre era in corso lo scambio con Giuliano, ho scritto alla Ciclobby > www.ciclobby.it < per avere un loro punto di vista.

Ho ricevuto questa risposta da Silvia Malaguti della FIAB Ciclobby Milano > www.fiab-onlus.it/ < che mi dice:

caro Paolo,
abbiamo letto la tua mail inviataci da Eugenio Galli, presidente di Ciclobby.
ti rispondo con una storiella che ho scritto qualche tempo fa, purtroppo in occasione dell’ennesimo incidente mortale che ha coinvolto un ciclista.
Io la penso così, sulle piste ciclabili. E’ solo la mia opinione. Se vuoi , puoi pubblicarla sul tuo blog.

Ovviamente la pubblico:

Si dice che mancano piste ciclabili

Ma qualcuno ha pensato al PERCHE’ occorrono le piste ciclabili?
A qualcuno che ci chiede così probabilmente risponderemmo: –Per difenderci dal traffico–
E lui –Ok, dal traffico, ma perchè? Cosa fa il traffico?–
–Perchè nel traffico le auto ci investono!–
–Vi investono?!? ma perchè?! non è reato etc etc…?–
–Si , ma a volte, se vanno troppo veloce perdono il controllo e non riescono ad evitare l’impatto…–
–Veloce?!? e perchè troppo veloce?!? ma non ci sono i limiti?!?–
–Si ma… in effetti non vengono rispettati…–
–E le precedenze? per ciclisti e pedoni?–
–Eh si, ma… non vengono rispettate neanche quelle!.. il traffico sfreccia veloce, impudente e aggressivo!–

E allora non basterebbe calmare questo “traffico” eliminando la causa ‘a monte’?
Ci pensate a quanti “effetti” non accadrebbero eliminandone la “causa” ?

Possiamo convivere e CONDIVIDERE LA STRADA?
Sì, possiamo e dobbiamo.

Perchè si continua a pensare di proteggere i più deboli, i ciclisti, solo separandoli dal resto? Ossia togliendoli dalla strada , per non dire “ghettizzandoli”…
Perchè siamo costretti, noi che usiamo la bici, a doverci proteggere chiedendo le piste ciclabili?
Attenzione, sarò un po’ provocatoria, ma in questo modo avvalliamo questa concetto: potenza/velocità=diritto.
Ossia: chi è più potente o più veloce ha più diritto di passare e quindi di percorrere le nostre strade.
E’ giusto questo in città? soprattutto quando bisogna disincentivare l’uso del mezzo motorizzato privato?

E qui può cominciare una storia del futuro…

Bene, facciamo ovunque piste ciclabili protette, protettissime, così finalmente staremo tranquilli, nel nostro corridoio…
Facciamole, facciamole… così protette che ci impediscano di uscirne quando vogliamo, che ci costringano a fare zigo-zago inutili per attraversamenti improbabili.

Facciamole, facciamole… Facciamole chiuse con un tornello, con l’entrata riservata ai possessori di carta magnetica e che ci sia un sensore con allarme che suoni se è entrato nella pista un mezzo che ci passa come una bici, ma dotato di motore, che suoni,  così noi ciclisti ci scansiamo, così lui passa tranquillo…
Un entrata rigorosamente controllata, magari a pedaggio, visto che sulle piste ciclabili chiunque ci parcheggia. Qualcuno, se riesce ad entrarci in auto, ne percorre persino qualche metro, per evitare le code, le moto invece ci entrano tranquillamente e le percorrono sempre più spesso, ugualmente veloci come in strada, e se va male uccidendo chi poteva farli rallentare perchè si trova in mezzo. Accidenti a quel bimbo con la sua biciclettina! Che ci fa in mezzo???

Facciamole, facciamole… Facciamole che in prossimità di un semaforo ‘ci vomitino’, noi ciclisti, in incroci comunque rimasti pericolosi, giacchè in mezzo all’incrocio non possono proseguire i cordoli o archetti o paletti di protezione….
E piste ciclabili che appena scatta il verde, e ci muoviamo oltre l’angolo del marciapiede col primo colpo di pedale, ci abbandonino in balia dell’acutezza della vista dell’automobilista partito insieme a noi al semaforo, che è naturalmente di fretta, sempre di fretta, o in balia della sensibilità della suola della scarpa del suo piede destro, quello sull’acceleratore, per scongiurare che rallenti mentre gira a destra a tutta velocità senza accorgersi che siamo al suo fianco, alla sua destra, ma che noi andremmo invece diritto….

Facciamole, facciamole.. Facciamole costeggiate da muretti ai lati alti almeno 1/2 metro, perchè così qualche pazzo a cui l’auto si ribalta sulla ciclabile perchè ha perso il controllo del mezzo attraversandoo un incrocio in città a 130 km/h di domenica pomeriggio, non possa travolgerci mentre pedaliamo tranquilli e “apparentemente” protetti.
E questi muretti dovranno essere piuttosto spessi, in modo che non si sbriciolino all’impatto con una pseudo utilitaria ma molto trendy, che pesa più di 2 tonnellate (stavo scrivendo 1 poi mi son detta “ma ddài, non scrivere scemenze, vai a controllare…” e incredula ho visto: peso a vuoto Porsche Cayenne= 2.160 kg) lanciata a una velocità media, potrebbe essere quella segnata al centro del suo tachimetro, cioè 113,5 km/h cioè quasi quella massima consentita in autostrada (velocità max Porsche Cayenne = 227 km/h) .

Facciamole, facciamole… Facciamole con miriadi di sali-scendi e gradini e carrai fastidiosi e pericolosi, e scivoli strettissimi anche per i disabili, e tombini e se devono rompere la strada per far passare nuovi cavi la rompono proprio in mezzo alla pista ciclabile, dato che, comunque le auto hanno più diritto ad un percorso lineare, senza gradini, senza asperità, non sia mai che si rovinino le sospensioni!

Facciamole, facciamole… Facciamole con curve a gomito dove occorre fermarsi per girare la bici, senza varchi per molti metri, che se occorre andare al num. civico dalla parte opposta della strada devo andare fino al semaforo per uscirne e attraversare.

Facciamole, facciamole… Facciamole promisque… Con pedoni che zigzagano da evitare e coppiette abbracciate che ingombrano la scarsa ampiezza, e guinzagli di cani tirati da una parte all’altra che potremmo anche divertirci come quel ballo che bisogna passarci sotto alle feste danzanti… E spiace un po’ suonare il campanello…

Facciamole, facciamole… Facciamole togliendo tutta la fila di parcheggi da ogni lato di ogni via, tanto nessuna famiglia cittadina possiede un’auto che vuole parcheggiare sotto casa, possibilmente a non più di 2 metri dal portone, magari anche bella grossa.
Un’auto quando va male.. sennò in famiglia, per fortuna di questi tempi, c’è
abbastanza benessere da avere un auto per ogni componente, tutte da
parcheggiare sotto casa… E qualche single ben sistemato ne ha addirittura due! La Smart per i giorni feriali e la famigliare per il week-end !

Ecco.
Una volta fatte tutte queste belle piste ciclabili, il traffico motorizzato, veloce, sempre più veloce, impunito e aggressivo, a quel punto la farà da padrone, correrà ancora di più e si crederà totalmente immune perchè gli hanno ‘tolto dalle palle’ qualsiasi rallentamento.

Aavanti così e ci sarà solo una uniforme scia impazzita velocissima che corre e corre in ogni via, ma siccome purtroppo prima o poi queste scie impazzite devono incrociarsi fra loro, ci sarà ancora qualche incrocio pericoloso, giacchè il cordolo che protegge la pista ciclabile non può proseguire nel mezzo dell’incrocio, e a noi ciclisti cominceranno a farci mettere obbligatoriamente abbigliamento vistoso, molto vistoso, ingombrante e luminoso e poi, e poi, forse ci obbligheranno ad indossare il casco.

Forse questo abbigliamento e il casco diventeranno sempre più ingombranti e vistosi, per proteggerci, è naturale! così da non farci colpire per strada come palle da biliardo.
E poco a poco la casacca fluorescente e il casco diventeranno un tutt’uno e si trasformeranno in una enorme tuta, come una piccola carrozzeria, prima di polistirolo, poi di vetroresina, poi finalmente di metallo, che è il materiale più resistente, finchè non si accartoccia….

Ma per fortuna tutto questo, ai pedoni, ancora non sarà successo perché loro, beati! hanno sempre il marciapiede per proteggersi…
E così potremo finalmente proteggerci anche noi ciclisti andando sui marciapiedi! pedalando sui marciapiedi a passo d’uomo, a litigare coi pedoni, perchè dopotutto è sempre stato uno spazio loro, a evitare i pali della luce e gli infiniti cartelli stradali che nessuno guarda più dal secolo scorso..

Ma a lungo andare anche i marciapiedi spariranno dalle nostre strade, tanto nessuno andrà più a piedi perchè il rischio di essere investiti c’è in ogni momento, ovunque, sulle strisce pedonali e perfino sul marciapiede da un’automobilista che perde il controllo perchè troppo veloce, o al semaforo, da un pirla che ha bevuto e non distingue il rosso, o da un pirla che non ha bevuto, ma ha solo una gran fretta e supera il tram, che era fermo prima delle strisce per far passare voi…

E così, quando avranno investito ancora qualche pedone che osava attraversare sulle strisce, faranno mettere il casco anche ai pedoni e magari gli consiglieranno un gilerino in vetroresina fluorescente pure a loro.
E ormai, a quel tempo, solo il traffico veloce, impazzito, impudente e sempre più aggressivo perchè si crede immune, percorrerà le nostre strade, libero da qualsiasi ostacolo o rallentamento.

Nei rettilinei della metà del XXI secolo si potrà finalmente verificare la velocità massima del nostro mezzo a motore schiacciando il piede “a manetta”.
Ma qualcuno, anziano e un po’ borioso, dirà di averlo già fatto spesso negli anni a cavallo del secolo, in città, magari di notte, quando i semafori lampeggiavano …
Velocità già da allora non consentita ma dichiarata e pubblicizzata a gran voce, e gran spot in tv, dal costruttore della nostra auto, e scritta sul tachimetro nel nostro cruscotto, lì a solleticarci ogni giorno, come una chimera, un elettrizzante traguardo possibile, ma –accidenti!- ostacolato da altri mezzi lenti o curve sul nostro percorso.

Attraversare una qualsiasi via in città sarà come attraversare la A1, con la differenza che in auto in autostrada si ha il pieno e sancito diritto di passare (tant’è che è vietato andarci a piedi, in bici, a cavallo, in motorino, etc).
E allora nelle vie delle città questa scia impazzita avrà ormai fatto proprio questo diritto di passare prima e di sfrecciare, rispetto a chi va a piedi o in bici.
Ma siccome questo diritto non sarà stato ancora sancito, perchè metterlo nero su bianco sarebbe discriminante e non democratico, passeranno ancora un po’ di anni di pedoni e ciclisti ammazzati sulle strisce o agli incroci, e cominceranno a dire : “Pedoni, se potete, non attraversate! non attraversate in nessun caso! è pericoloso!”.

Ancora qualche anno e sarà normale percorrere in auto i marciapiedi, dove esisteranno ancora, per oltrepassare le code ai semafori, perchè le code saranno ancora più lunghe, dato che forse già dai 14 anni si potrà guidare e possedere una o più auto, probabilmente senza aver acquisito giudizio, tanto non ne servirà.

Dato che non sapremo guidare o non saremo capaci di evitare gli ostacoli, avremo carrozzerie così possenti e di acciaio temperato e così grandi che se anche dovessimo “bocciare” qualcuno che si è messo sulla nostra strada, il bozzo rientrante sul muso della nostra superutilitaria da 2 tonn. non arriverà a scalfire la punta delle nostre scarpe… e non farà scoppiare il ventiduesimo air-bag.

Sarà normale farsi largo col grande e resistente superparaurti tra piante, pedoni, bici, tavolini e ombrelloni, anche tirando giù qualche semaforo che col suo rosso dava fastidio..
Tirar giù tutto… “bocciandolo” come le bocce sul biliardo,
Tirar giù tutto quello che ci si para davanti… come nei film d’azione!

E potremo veramente stare seduti tranquilli sui nostri mezzi, non più auto, visto che saranno più simili a dei mezzi pesanti, più somiglianti a carri armati, lanciati a tutta velocità..
E se qualcuno si metterà in mezzo, lo bocceremo via… tanto non ci faremo un graffio!…

E allora qualcuno comincerà a dire: “Pedoni -o ciclisti- non uscite di casa! E’ più sicuro!”…

fine

16 commenti su “Ai ciclisti servono le piste ciclabili?

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  10. Giuliano
    14 luglio 2009

    scusa! L’articolo sul risparmio e l’osservazione sui genitori sono in un’altra thread!
    https://paoblog.wordpress.com/2009/07/10/emissioni-il-taglio-comincia-in-casa/#comment
    questo per dipanare la confusione generata…

  11. Giuliano
    14 luglio 2009

    caro Paolo, non mi pare giusto attaccarsi a una sola frase di Maurizio, dopo il suo intervento così umano e finalmente non superficiale, come invece sono troppe cose che si leggono, qui e altrove. La sua se vuoi è una maledizione, che tono vuoi che abbia! L’adeguamento di cui parli tu non è il reagire ma l’adeguarsi, appunto, senza agire, o peggio, come in molti casi, con l’imitazione. Non dico che tu non agisca, avrai i tuoi modi per farlo che non sono i suoi.

    Ti devo ancora una risposta, anche se ti son bastati una decina di minuti per leggere quel po’ po’ di roba che t’ho scritto (e riferimenti esterni)… e che proprio non mi pareva necessario spiegare una cosa ovvia. Ma tra il “giustificare” e il “non condannare” c’è una bella differenza!

    Un po’ di voglia passa a scrivere, quando si vedono ignorati gli studi in materia (parlo delle piste ciclabili). Se non siete d’accordo, sollevate le vostre obiezioni, non dite semplicemente: gli altri sbagliano, senza un’argomentazione. Tra l’altro non credo che nessuno neghi l’esistenza di eccezioni, dove queste sono utili.

    E poi dover leggere quell’affermazione così banale sui genitori…
    Sai, forse un fondo di vero c’è, perché a vedere dove il nostro bel modello di vita tanto civile ci sta portando vi vuole un bello stomaco a far dei figli…
    (eppure, ogni volta che ho commesso questo delitto, mi si è acuita la sensibilità).

    Avrei qualche osservazione anche su quelle belle scuse ambientali fatte per chi vuole mettersi la coscienza a posto con facilità, contenute in quell’articolo del Corriere. Ma prima voglio leggere l’articolo originale. A presto.

  12. Paoblog
    13 luglio 2009

    Giusto per completezza d’informazione, Maurizio7 ha completato il suo intervendo scrivendo: “Se continueranno a guidare con arroganza, che possano morire.”
    °°°
    In merito a quest’ultima affermazione gli ho scritto: “Non avendo uno stile di guida arrogante, la tua maledizione mi scivola addosso, però stai alzando troppo i toni.”
    °°°
    Sono concorde sul fatto che questa arroganza diffusa sulle strade faccia, come minimo, girare le palle, se non addirittura far nascere il desiderio di “fargliela pagare”, ma resta il fatto che non è che adeguandoci al peggio si gettino le basi per un mondo migliore.
    °°°
    Francamente, ad esempio per chi parcheggia in doppia fila e/o sul marciapiede (comportamenti estrememente irritanti) mi sono scaricato da
    http://parcheggimale.blogspot.com/ gli avvisi
    “Parcheggi-male”. Soddisfazione minima, ma c’è.

  13. Paoblog
    13 luglio 2009

    Visto che non essendo ciclista non sono autorizzato a parlare, secondo quando pensa il ciclista “Maurizio7”, ho girato le osservazioni di Donata sul Blog di Quattroruote e pubblico la risposta del “lucchettatore”.
    °°°
    Ti chiedo la cortesia di far arrivare questo messaggio alla signora di Milano nel caso non dovesse leggerlo sul blog:
    “A chi dice che per parlare di ciclisti bisogna essere ciclista, rispondo che allora, se uno può parlare solo di ciò che è, il mondo diventa piccolo piccolo, giusto un antibagno; e così io che sono milanese non posso pensare ai problemi di un immigrato, io che cammino non posso pensare ai problemi di un disabile, ecc. ecc.- ma gli anatemi di categoria non servono”. È esattamente così. Il mondo è fatto di categorie. Ed esso diventa piccolo, piccolo quando si pensa di conoscerlo anche se non lo si è calpestato. In questo caso, se non si è mai stati su una carrozzina, su una bicicletta, se per fuggire da una guerra civile non si ha attraversato un continente e nel tragitto perso moglie e figli.
    Cara signora, lei confonde la solidarietà con la comprensione. Certo che può avvicinarsi a problemi che non la coinvolgono direttamente, più che ovvio che possa dedicar loro un pensiero, ma io parlavo di riuscire a comprendere reazioni, comportamenti scaturiti da taluni azioni, eventi e esperienze che mai abbiamo provato. Non potrà mai acquisire l’esperienza di chi li vissuti in prima persona. La mente è imprevedibile, così come l’istinto, e tutti noi ci scopriamo attraverso vicende individuali, si impara solo dalla propria vita.
    Altrimenti, se fossimo capaci di prevedere il risvolto dei nostri atti, di sapere cosa diventeremmo in una situazione che mai ci è accaduta, ci avvicineremmo all’onnipotenza. Come si può giudicare qualcosa che non si è mai provato? Un po’ come quelli che dicono che non soffriranno mai per amore senza mai essere stati innamorati.
    La comprensione di cui lei parla è presunzione: io presumo che mi comporterò così se dovesse accadermi quella tal cosa, presumo che quel livello di bassezza non lo toccherò mai, mai scenderò a patti per quella tal cosa, mai ucciderò, mai sarò aggressivo, e via dicendo. Salvo poi ritrovarsi a commettere azioni che abbiamo sempre aborrito. L’uomo consoce se stesso per quello che ha vissuto, niente di più.
    Esempio concreto di ciò che ho detto: quanti automobilisti rallentano quando transitano accanto una bicicletta? Credo che la media sia uno su mille, volendo essere generosi. Sa perché? Perché non vanno in bicicletta, e quindi “non sanno”, non sanno che lo spostamento d’aria creato dal passaggio di un autovettura è altamente pericoloso per un mezzo a due ruote leggero come la bici (ad alte velocità lo è anche per i ciclomotori). “Non sanno” e non “hanno vissuto”, non hanno vissuto sulla propria pelle una caduta provocata da un demente che con la sua Lamborghini ha pensato bene di accelerare a velocità folle per “prendere” l’arancione. Io, quando guido e mi trovo ad avvicinarmi ad una bicicletta, rallento fino ai 30 all’ora. Perché pedalo, perché “vivo” la bici.
    Tutto passa dalle esperienze personali, il resto sono racconti di storie che ci arrivano, per caso o per nostro interesse; ma sempre racconti. E l’età, come ho spiegato all’inizio del post, rimane un fattore fondamentale riguardo l’interpretazione di ogni sfera della vita umana.
    Per concludere, andare in bicicletta sul marciapiede non è vietato dal codice. Mi è parso di capire che lei creda sia il contrario.

  14. paoblog
    11 luglio 2009

    Vorrei ringraziare Donata per questo lungo e ben argomentato commento. Prima di essere un automoblista, cerco di essere un buon cittadino e leggere un giusto mix di legittime proteste e costruttive proposte, fa solo del bene; senz’altro più del vendicatore con lucchetto.
    Se Donata avrà il tempo e la pazienza di leggere i miei post, soprattutto nelle Categorie “Sicurezza stradale” e “Idee e Opinioni”, avrà modo di vedere che sottoscrivo totalmente ciò che afferma. Non è il muoversi su 2 o 4 ruote che determina la civiltà della persona.
    °°°
    Agganciandomi alle sue parole, in merito alle piste ciclabili, credo che ci sia un errore di fondo nell’approccio al discorso da parte di alcuni ciclisti che hanno scritto qui ovvero i ciclisti non ci sono solo nelle grandi città. Dove risiedo io, (17.000 abitanti), in provincia, oltre il 50% dei miei concittadini, se può usa la bici. Abbiamo nel territorio comunale alcune piste ciclabili, ma una volta che si arriva sul terreno di competenza altrui, ecco che il ciclista è abbandonato a sè stesso. Con notevoli rischi. Può essere una piccola strada provinciale, quasi stretta per 2 auto, oppure una statale dove il limite è di 70 kmh e la gente sfreccia a 100, fregandosene delle altre auto, figuratevi poi se pedoni e ciclisti sono nei loro pensieri…
    Qui le piste ciclabili sarebbero fondamentali. Il bello è che spesso sistemano le strade e, nonostante il posto per una ciclabile ben fatta ci sia, si “dimenticano” della cosa. D’altro canto, così come succede per i disabili che si scontrano con strutture progettate da persone che camminano con le loro gambe, va da sè che la viabilità sia pianificata a tavolino da personaggi che magari hanno la macchina con l’autista. Sbaliano le strade destinate (in gran parte) alle auto, c’è solo da immaginare i guai che combinano nei confronti dei ciclisti.
    °°°
    Tornaimo alle grandi città. Essere ciclisti a Milano è veramente da far rizzare i capelli. Non entro nel dettaglio, perchè non ho la conoscenza diretta del problema, ma resto dell’idea che le piste ciclabili siano utili. Ovviamente devono essere fatte bene, usate quando ci sono, e devono essere protette dalle invasioni altrui (auto, moto e pedoni) con sanzioni proporzionate ovvero alte, sennò non serve. Dove non arriva l’educazione, arriva il bastone (la multa, non il lucchetto 😉 )
    E’ chiaro che una pista da 15 metri, non protetta, invasa da auto posteggiate, serva giusto per farsi aria in campagna elettorale.
    °°°
    In chiusura, come detto, non si può dire “vado in bici, non inquino = sono meglio di te e faccio il ca..volo che mi pare”. Ha detto bene Donata al punto 3 della sua esposizione. Il mondo perfetto non esiste e temo non esisterà mai. Possiamo fare del nostro meglio per migliorare quello che abbiamo. Io sono andato in bici dai 6 ai 18 anni. Quando gli amici avevano il motorino io giravo ancora in bici. Poi ho fatto la patente a 20 anni e sono andato in moto dai 21 ai 38. Niente auto. E’ stato faticoso, ad un certo punto, perchè a Milano i mezzi pubblici aiutano, ma non risolvono. Quindi per 38 anni ho fatto a meno di guidare un’auto. Poi per ragioni che non sto qua a spiegare, è venuta la necessità di averla. E sono 10 anni che la uso. Facendo il possibile per farne un uso ragionato. Se andiamo avanti a dividerci in categorie, destra e sinistra, 2 o 4 ruote, lucchetto l’uno e cric l’altro, ma dove vogliamo andare? E soprattutto mi chiedo che cosa insegnerà ai suoi figli il “lucchettatore”? Che chi picchia di più ha ragione?

  15. Donata
    11 luglio 2009

    Sono anh’io una ciclista, vado in bici in Milano da cinquant’anni e ne ho settanta. Non sono una “fiera ciclista” come quello che marchia i nemici con la bomboletta e le lucchettate; sono una ciclista e basta. Sono di Ciclobby, come Silvia che è contraria alle piste ciclabili, ma ha l’onestà di dire che questa è solo una sua opinione. Ciclobby non è contraria alle piste ciclabili, anzi le richiede, semplicemente dice che le ciclabili non sono tutto ma occorre moderazione del traffico, controllo della velocità (è quasi sempre la velocità che uccide).
    A chi dice che per parlare di ciclisti bisogna essere ciclista, rispondo che allora, se uno può parlare solo di ciò che è, il mondo diventa piccolo piccolo, giusto un antibagno; e così io che sono milanese non posso pensare ai problemi di un immigrato, io che cammino non posso pensare ai problemi di un disabile, ecc. ecc. Ma, giusto per accontentarlo, io ciclista sono e dico che:
    1) sento e leggo anatemi contro i ciclisti che vanno sui marciapiedi, e ancora non ho sentito o letto anatemi né invocazioni di multe e detrazioni di punti dalla patente (perché no? se ce l’hanno) contro i pedoni che frequentano le ciclabili, magari con cani e bambini, che scendono dai marciapiedi senza guardare, che attraversano fuori dalle strisce pedonali
    2) ma gli anatemi di categoria non servono; cominciamo a dire che chi è maleducato, incivile e cretino lo è quando va a pedi e quando sale su una bici, una moto, una macchina o un autotreno, e che tutti andrebbero possibilmente convinti, e se non possibile, sanzionati; ma quante volte avete visto dare una multa per eccesso di velocità in una strada urbana? o un vigile non dico multare, ma garbatamente rimproverare un pedone su una ciclabile?
    3) se uno vuol fare quel caxxxo che gli pare vada a vivere su un’isola deserta; io vivo in una città cioè in una società dove ognuno dovrebbe rispettare i diritti degli altri e pretendere il rispetto dei propri; molti ragionano come il governo che abbiamo, e cioè che il rispetto delle regole vale solo per gli altri, ma con questo modo di ragionare non si sava la civiltà, né (nel traffico)la vita
    4) pedoni e ciclisti devono rispettare le norme, soprattutto quelle che riguardano la sicurezza, esattemente come gli altri; il fatto di non inquinare, neanche con il rumore, ci rende benemeriti ma non ci autorizza a passare col rosso
    5) a nostro vantaggio c’è solo un dato di fatto: violando le regole mettiamo in pericolo la nostra vita, non quella degli automobilisti, e neanche quella dei pedoni (non conosco ancora casi di pedoni uccisi da ciclisti); il che peraltro dimostra ancora di più che un ciclista imprudente non è solo un maleducato, è un cretino
    6) una confessione: sul marciapiede qualche volta ci vado, ma solo per salvarmi la vita, quando il fondo stradale (sia ringraziato il comune di Milano!) è di pavé sconnesso e rotaie (magari abbandonate, che finiscono nell’asfalto) o il traffico è veloce e incontrollato; e ci vado piano, senza sognarmi di scampanellare a un pedone
    7) ultimo, sulle piste ciclabili: c’è chi le rifiuta ritenendole un ghetto (strano che gli automobilisti non rifiutino il ghetto delle autostrade, né i pedoni il ghetto dei marciapiedi); ne sarà ben contento il comune di Milano, che di ciclabili ne ha giusto qualche millimetro per abitante, e da un po’ di tempo in qua ne promette a gran voce, ma non ne fa; io invece le vorrei (dovrei dire le voglio) e a nessuno sarà permesso di dirmi che siccome ho qualche pezzo di ciclabile non posso andare su tutte le altre strade; così come quando guido la macchina posso uscire dall’autostrada e circolare sulla viabilità normale, voglio poterlo fare anche quando guido la bicicletta.

  16. Paoblog
    11 luglio 2009

    Ieri sul Blog di Quattroruote, il DIrettore ha posto una domanda inerente all’inciviltà sulle nostre strade e sul nostro modo di reagire. Di cose, positivi e negative, se ne sono lette tante. Mi ha colpito, poco da fare, l’intervento di un ciclista, che ha fatto affermazioni che non posso assolutamente condividere.
    Il tutto si puù leggere qui: http://viamazzocchi1.quattroruote.it/civilta-sulle-strade/se-vedete-certe-scene-intervenite-o-no/#comment-8618
    Qui raccolgo le sue affermazioni, insieme alla mia risposta.
    °°°
    Maurizio7: Caro direttore,
    non sono un automobilista, ma un fiero ciclista che da dodici anni gira per la sua amata città in sella alla propria bicicletta e che ha letteralmente dimenticato l’utilizzo dell’automobile in un centro urbano.
    Perciò quando ingiustizie e prepotenze avvengono tra automobilisti- chi “ruba” il parcheggio, chi sorpassa a destra, chi non dà la precedenza, ecc…- me ne tengo fuori quasi con sollievo, perché io ho la mia “strada”, sulla destra, da seguire e tutto quello che chiedo è che non venga intralciata la mia pedalata.
    Di contro, se qualcuno si azzarda ad infrangere il codice a mie spese, passando o parcheggiando su piste ciclabili, non rispettando i semafori per ciclisti, strombazzandomi se non circolo rasente al marciapiede per evitare i tombini, ed altre incurie del codice varie, allora intervengo eccome.
    Porto sempre con me, durante i miei giri in bicicletta, una bomboletta di vernice spray di colore verde, oltre ad avere a portata di mano il lucchetto della mia catena, in modo da “sanare” qualsiasi ingiustizia nei confronti di un individuo che ha scelto di non inquinare e di non generare traffico e che solo per questo dovrebbe essere rispettato più degli altri.
    La bomboletta mi serve per decorare con un bel segnale di divieto di sosta, tutte le autovetture e i motorini che hanno la brillante idea di posteggiare davanti alle rampe dei marciapiedi, su attraversamenti e sulle corsie ciclabili; il lucchetto mi serve per punire coloro che fanno i prepotenti durante la guida.
    Mi spiego: se qualcuno passa col rosso rischiando di uccidermi, se non rispettano la precedenza rischiando nuovamente di uccidermi, io li rincorro e gli lascio un bel ricordino sulla fiancata. Ovviamente, a volte, ne nasce anche un bel inseguimento in stile Hazzard, e può immaginare come puntualmente finisce, dato che acchiappare una bicicletta dentro Roma con una automobile è un po’ come pensare di prendere una volpe in un bosco. Proprio la settimana scorsa ho punito un cayenne che si è immesso in una rotatoria senza neanche guardare se arrivasse qualcuno, pomposo nel suo cingolato e pure col cellulare in mano! L’ho ripreso dopo qualche metro e via una bella firma sul portellone, e non le dico le risate che mi sono fatto vedendolo arrancare col suo macchinone per tentare di fare inversione e inseguirmi.
    Diverso è il discorso per quegli automobilisti che non conoscono il fine delle strisce bianche dipinte ai semafori, e che quindi non sanno di doversi fermare dietro di esse. A volte li redarguisco, facendo loro notare che se le oltrepassano, impediscono il mio passaggio, altre, quando l’automobilista ha l’arroganza di pretendere d’essere nel giusto, rendo pan per focaccia: tu non mi fai passare al mio verde, io mi metto davanti a te e quando scatterà il semaforo dovrai fare marcia indietro per proseguire, perché io non mi sposterò. Non sa quanti ne ho fatti imbestialire.
    La verità è che la gente si crede padrona della strada solo per il fatto d’essere al volante (una volta, una signora mi disse che lei poteva parcheggiare dove voleva solo perché pagava le tasse, e non sto a raccontare che punizione ha dovuto subire…), oltre ad essere stressata dal traffico, dimenticandosi che appena sale in macchina, diventa automaticamente responsabile di ogni incolonnamento che incontrerà. Chi ama tanto guidare in città deve assumersi la responsabilità di quello in cui si va a imbarcare, cioè spazi ristretti,corsie per autobus, per biciclette, attraversamenti pedonali, semafori rossi, sensi unici, tutte “seccature” che rallentano la guida ma che non possono essere ignorate.
    Un ultimo appunto sulle forse dell’ordine: mesi fa mi trovavo sul tratto del Lungotevere poco dopo lo stadio Olimpico, carreggiata a doppio senso con doppia striscia continua, . Uno scellerato q7 fa inversione a “u”, proprio mentre sto transitando, accanto a me c’è una pattuglia dei carabinieri e, incazzato nero, chiedo che lo scemo al volante venga fermato. Mi hanno risposto “Perché non ci pensi tu?” e io, ancora più incazzato, ho ribattuto che era meglio se andavano a zappare perché come pubblici ufficiali avevano fallito. A questo punto sono diventato io la persona da fermare, e pure lì ne è nato un bel inseguimento che ho vinto nonostante paletta e sirena della pattuglia.
    Il pezzo di strada era lo stesso dove, l’anno scorso, è avvenuto un incidente mortale tra una moto e un q7 (sempre queste belle fuoriserie) che ha commesso la stessa infrazione. Concordo, quindi, che i primi responsabili sono le forze dell’ordine che non fanno rispettare il codice.
    °°°
    Paoblog: sebbene sia certo che la vita del ciclista sia spesso impossibile per l’inciviltà di molti – non alcuni, sono molti… 😦 – automobilisti, nello stesso tempo non posso accettare la sua vendetta istantanea. Si arroga il diritto di essere giuria, giudice e boia. So benissimo che quando si subiscono certi comportamenti la voglia di reagire sia molta, spesso con maggior violenza di quelle che si sia subita, però non è il modo. C’è il Cayenne da 75000 € con il guidatore che ha un telefonino da 1000 €, ma non i 10 € dell’auricolare. Fa incazzare. E’ pericolo e spesso vuole pure aver ragione. Ma non è esasperando i toni con bombolette spray e colpi di lucchetto che si vince su gente così. Perchè in ogni caso questi eprsonaggi avranno solo frecce al loro arco per avercela con un ciclista. Mi chiedo se Maurizio7 possa essere contento di aver fatto incazzare un simile personaggio che (visto il limitato senso civico ed intelettuale) sicuramente la “farà pagare” al primo ciclista che incontrerà sulla sua strada. Stanne certo. Lo farà.
    °°°
    Mia moglie, ciclista quando è possibile, è stata investita da un’auto che non si è fermata allo stop, perlomeno si è fermata quando era troppo tardi per evitare l’impatto. L’automobilista era distratto Si è fermato, ha prestato soccorso, era disposto a chiamare i vigili, l’ambulanza, si è assunto le sue colpe, era realmente dispiaciuto. Forse avrei dovuto chiamare i miei cognati cacciatori e fargli sparare sul posto?
    °°°
    Io, in auto, ho incontrato un’altra auto che è uscita da uno stop, sparata, e l’ho presa in pieno. Al Pronto soccorso il conducente dell’altra auto diceva ai parenti “quel cretino mi è venuto addosso”….
    °°°
    Due incidenti simili nelle modalità, due comportamenti diversi da parte dei conducenti. Nessuno è immune dall’errore. E se dai una botta all’auto sbagliata? Nel senso che il conducente ha fatto un errore che alla fine dei giochi ti spaventa, ti fa arrabbiare, ma non ha fatto danni? Lo punisci egualmente? A prescindere?
    Quindi ai ciclisti che sfrecciano nel traffico, con le loro cuffiette ed mp3 a palla e non badano al traffico, ti tagliano la strada, ti spaventano, perchè nessuno credo goda all’idea di stendere un ciclista, che dobbiamo fare? Ci affianchiamo ed apriamo lo sportello? Che si fà? Torniamo al vecchio west, giriamo con la Colt al fianco e chi spara più in fretta ha ragione? E poi ci lamentiamo della scarsa civiltà degli altri?
    °°°
    Maurizio7: Indipendentemente dalla poca intelligenza di alcuni commenti al post, sono contento che in tanti abbiamo voluto dire la propria riguardo il mio modo di sopravvivere all’inciviltà che regna sulle nostre strade; è sempre piacevole toccare le corde della sensibilità delle persone.
    Cercherò di rispondere a tutti, ma prima è doveroso fare una premessa fondamentale: chi non si muove in bicicletta in città non avrebbe neanche dovuto azzardarsi a proferir parola, perché è una realtà che non conosce e con la quale non combatte. L’uomo è in grado di comprendere solo quello che sperimenta sulla propria pelle, per cui se non usate la bici come mezzo di trasporto, continuate a guidare o a camminare e non intervenite su questioni che non conoscete. E che continuerete a non capire se non scendete dalle vostre auto o moto. Non vi è mai venuto in mente che le esigenze di un ciclista spesso coincidono con quello di un disabile in carrozzina? Le rampe davanti cui certe bestie parcheggiano servono soprattutto a queste categorie svantaggiate, e allora cosa facciamo, li mandiamo sulla strada se non riescono a salire sul marciapiede? Oppure dovrebbero aspettare il proprietario del veicolo? Ripeto, chi vive la città solo sull’asfalto, di tali problemi non comprenderà mai nulla.
    Ulteriori osservazioni per tutti color che mi hanno criticato: mai pensato di erigermi a homo superior solo perché vado in bicicletta (ognuno viva la città, il mondo, come gli pare, sempre nel rispetto dell’altro) mai tirato in ballo l’ecologia (si sta parlando di civiltà alla guida) e metto in atto l’espediente del lucchetto solo nei casi in cui chi ha rischiato di mettermi sotto ha la baldanza di pretendere la ragione. È ovvio che chi chiede scusa non viene “graffiato”, ci mancherebbe, come è ovvia la distinzione tra un poppante con stereo a palla, cellulare, sigaretta, bibita, che non rispetta la precedenza, e una vecchietta che a malapena si rende conto d’essere alla guida. Forse non mi ero spiegato bene, ma dato che la maggior parte delle volte ottengo solo imprecazioni, allora che si prendessero quel che si meritano…mi dispiace che non riusciate a capire che io sono una conseguenza del marcio che c’è per strada, e dunque la responsabilità deve essere ricercata in coloro che per primi non rispettano il prossimo. Prepotenza per prepotenza.
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    Paoblog: Dici: “mi dispiace che non riusciate a capire che io sono una conseguenza del marcio che c’è per strada, e dunque la responsabilità deve essere ricercata in coloro che per primi non rispettano il prossimo. Prepotenza per prepotenza.”
    Quindi il modo per cercare di migliorare la società in cui viviamo è adeguarsi al peggio? Prepotenza per prepotenza? Fidati, in campi diversi, ma anch’io mi scontro ogni giorno con il muro dell’inciviltà e della prevaricazione, capita di pensare “lo farei ragionare con un fucile a pompa in mano”, ma sono attimi, solo pensati, poi ontinuo con la mia battaglia civile. La lucchettata sull’incivile, darà una soddisfazione istantanea, posso persino capire, ma le battaglie contro l’inciviltà si vincono sulla distanza. Forse scrivendo e ragionando ne cambierai 1 su 100, sulla distanza. Ma lucchettando ne peggiorerai 100 su 100 perchè non capiranno, si sentiranno vittime dell’inciviltà di un altro. Perchè come disse “bigtoyota”, sono sempre “gli altri” ad essere in torto.
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    Poi, permettimi una piccola nota polemica: se mi dici “chi non si muove in bicicletta in città non avrebbe neanche dovuto azzardarsi a proferir parola” allora mi vien da chiederti chi ti autorizza a criticare i comportamenti di chi guida un’automobile. Anche tu non sai di che parli, forse? Ovviamente l’inciviltà è trasversale, 2 o 4 ruote, non c’entra nulla. Resta il fatto che vorrei tu mi rispondessi alla domanda posta nel mio intervento. Se un ciclista compie una manovra azzardata, pericolosa per sè, ma anche per me, che devo fare? Affiancarlo e dargli una sportellata?

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