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Se le regole della strada sono meno importanti delle altre

di Maurizio Caprino

Che male c’è a commettere un’infrazione stradale?

Le regole della circolazione sono solo al quinto posto della classifica di quelle che gli italiani dichiarano di voler rispettare e sono tanti quelli che ammettono di trasgredirle, pur consapevoli dei rischi d’incidente (e questo è già un passo avanti).

Sembra una situazione senza vie d’uscita, fotografata dall’ultima indagine demoscopica della Fondazione Ania (Scarica Fondazione Ania ricerca Italiani e rispetto delle regole 7apr11).

Non sta a me dire se sì o no (faccio solo il giornalista), ma qualche riflessione sul perché può essersi creato questo cortocircuito posso anche farla.

Innanzitutto, c’è la solita “iper-flessibilità” italiana rispetto alle regole: pure quelle sulle truffe, che dall’indagine risultano essere più importanti, alla fine non è che siano tanto seguite (le statistiche internazionali sulla corruzione non ci collocano tra i Paesi avanzati).

Poi c’è la nota questione psicologica del “tanto gli incidenti capitano solo agli altri”. E ha ragione l’amico Riccardo Celi che su SicurAUTO ha sottolineato le colpe di un Codice della strada poco chiaro. Ma temo ci sia di più.

Il fatto è che le regole poco chiare nascono da una serie di fattori che ci portiamo dietro. Non siamo una nazione in cui bastano poche regole come qualcuno vagheggia e come nel resto d’Europa più o meno si fa: si vive ancora troppo spesso all’insegna del motto le leggi per gli amici s’interpretano, per gli altri si applicano.

Questo vale sia per i controllori sia per i controllati. A furia d’interpretazioni, nasce il bisogno di ulteriori regole, sempre più dettagliate e quindi contorte.

Non solo: a volte tra chi fa le leggi prevale la demagogia e nemmeno chi ha la responsabilità istituzionale di chiedere un sano ritorno alla realtà si prende la briga di farlo.

E poi si parla di fare un Codice della strada snello, da non più di 100 articoli. Infatti, non è un caso che se ne parli da tempo, senza aver fatto nemmeno un passo concreto.