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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Un libro: Il toro non sbaglia mai

Un italiano non più giovanissimo ha esplorato per anni la Spagna mosso dalla fede che il senso iberico della festa, della morte, della comunità gli trasmetteranno il segreto profondo del suo essere. Non conosce le vie, ma sa che passeranno per “i tori”, questo è il modo in cui in spagnolo si chiama la corrida.

Nel suo viaggio solitario lo scortano Hemingway, García Lorca e Bataille, ma anche Platone e i miti greci. In un bar di Cadice, l’italiano si imbatte in Rafael Lazaga Julia, un suo coetaneo ex torero che accetta di prepararlo un giorno ad affrontare se non un torello – cosa già impensabile per un dilettante – una pur temibile vacca selvaggia.

Rafael, animato a sua volta dal sogno di tornare nell’arena, lo introduce con un misto di diffidenza e generosità nel proprio mondo taurino, e lo ospita nella propria famiglia, una famiglia eterna con al centro l’ineffabile Mariana, sorella cieca e veggente di Rafael, e il suo bambino, Paco.

Attraverso questi incontri l’italiano potrà approfondire – e rendercene partecipi – la conoscenza di un rito che è un’isola di verità e riflessione nel mare accanito della modernità.

Quegli occhi, quello sguardo sprezzante. Il toro è un animale magnifico, possiede una tracotanza, un’arroganza, anche nella morte. Non ho mai visto niente del genere tra gli animali. E io di fronte a questi occhi non sono più riuscito a mettermici. Del resto, ognuno ha il suo toro, ognuno ha il suo toro. Si dice coì, lo sai? Io ho i miei tori da sfidare ogni giorno, ogni benedetto giorno che affronto ho i miei tori da affrontare.”

Fonte: Il libraio

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Questa voce è stata pubblicata il 16 giugno 2011 da in L'angolo dei libri - Le nostre segnalazioni con tag , , , .