un articolo di Roberto La Pira che leggo su Il Fatto Alimentare
Il video sul pomodoro cinese ha scatenato molte reazione, e anche la fantasia dei lettori. Alcuni avanzano riserve sulla correttezza della scritta “Pomodoro italiano” presente sulle etichette, altri ritengono che il raccolto italiano non sia sufficiente a soddisfare il mercato e così via.
Per capire come stanno le cose bisogna fare un passo indietro e dire che l’Italia importa dalla Cina bidoni da 100-200 kg che contengono solo e unicamente triplo concentrato di pomodoro.
E’ vero le importazioni sono cresciute molto negli ultimi anni (si è arrivati a 90 mila tonnellate), ma si tratta di quantitativi ridicoli se paragonati alla produzione di concentrato made in Italy che è tre volte superiore. L’altro elemento poco conosciuto è che importiamo concentrato di pomodoro anche da California, Grecia e altri paesi.
L’aspetto importante è però un altro. Gli italiani non amano il concentrato di pomodoro, tanto che il 98% di quello prodotto dalle nostre imprese viene esportato. Quello che si trova nei punti vendita è meno del 2% (*) ed è ottenuto da materia prima nazionale.
Per correttezza va detto che il concentrato di pomodoro cinese viene acquistato e rilavorato da una decina di aziende conserviere italiane nel periodo invernale, per produrre tubetti e vasetti destinati ai paesi africani.
Una parte viene utilizzata da alcune aziende europee come ingrediente nelle bottiglie di ketchup, nei sughi pronti e in altri prodotti dove il pomodoro risulta un ingrediente minore. Ma non si può generalizzare, perchè ci sono aziende italiane che per i sughi usano concentrato di pomodoro biologico made in Italy, come scritto in etichetta.
La favola del pomodoro cinese è una grande bolla di sapone inventata da Coldiretti e dai media, visto che praticamente non si trova nei supermercati italiani e che quello importato transita soltanto, per finire all’estero.
Un altro elemento da chiarire è che il triplo concentrato cinese, anche se può scatenare molte fantasie, è un prodotto alimentare in regola con le norme igienico-sanitarie europee, viene sottoposto a regolari controlli doganali e non si discosta molto dal prodotto italiano, salvo il prezzo inferiore.
Annibale Pancrazio presidente dell’Anicav (Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali) è stato molto categorico su questo punto e in un’intervista rilasciata a Ilfattoalimentare.it precisa che «le confezioni di pomodori pelati, le bottiglie di passata e di polpa di pomodoro, come pure le confezioni di pomodori venduti in Italia contengono il 100% di materia prima italiana, come scritto in etichetta».
Qualche lettore ipotizza che il pomodoro non sia “made in Italy” perché la quantità raccolta non basta. Non è vero.
«La raccolta del pomodoro fresco per la trasformazione è più che sufficiente a coprire la necessità produttiva delle nostre imprese che lavorano solo pomodoro italiano – precisa Pancrazio. In media si trasformano ogni anno circa 50 milioni di tonnellate di pomodoro fresco e il 60% viene esportato in altri paesi».
Questa è la verità sul concentrato di pomodoro cinese le altre sono favole.
(*) rilevazione fatta valutando il consumo diretto sugli scaffali da Symphony IRI Group
Per me possono importare da dove vogliono, il pomodoro me lo faccio da sola.
Sere fa siamo abbiamo fatto una pizzata col gruppo del trekking in una casa in campagna di un membro del gruppo. Pizza buonissima, abbiamo fatto innumerevoli gusti. Io che sono una tifosa della napoletana ne ho mangiato solo un pezzetto, il sapore del pomodoro (passata) mi disgustava così ho ripiegato su quelle bianche