L’investimento in cultura e più in generale l’aumento del tasso di innovazione e di creatività nel sistema economico, possono essere una risposta alla crisi attuale? Forse.
Così come potrebbero rappresentare un nuovo e diverso volano di sviluppo per rilanciare lo stagnante scenario che vive l’Italia, imbalsamata e quasi senza prospettive. Secondo la Fondazione Symbola e Unionecamere sì.
Perché già ora «l’industria culturale» nel suo complesso, vale il 5% della ricchezza nazionale e dà lavoro a 1 milione mezzo di persone, il 5,7 % del totale.
Producendo un giro d’affari di 68 miliardi di euro che supera, per fare un esempio, quello della meccanica o dei mezzi di trasporto.
E che nel triennio 2007-2010 ha fatto segnare una crescita del 3% nel fatturato delle imprese che vi operano (dieci volte l’economia in generale, ferma allo 0,3 %).