in sintesi un articolo di Stefania Cecchetti che leggo su Il Fatto Alimentare
Alla fine la tanto discussa tassa francese sulle bevande zuccherate è passata.
I deputati dell’Assemblea nazionale hanno recentemente approvato la proposta di legge presentata a fine agosto dal Governo. Si prevede che l’imposta farà aumentare di circa due centesimi di euro il prezzo di una lattina.
( E come dice giustamente Cecchetti in chiusura: È anche vero che due centesimi di euro a lattina non dissuadono certo gli affezionati consumatori di bibite gasate. Forse basterebbe limitare il fuoco incrociato degli spot per spingere la gente a comprare meno bibite.)
Il provvedimento è stato esteso anche alle bevande dolcificate con additivi intensi come l’aspartame.
Si stima che la normativa sulle bevande zuccherate frutterà alle casse dello Stato francese circa 240 milioni di euro, da utilizzare per finanziare il servizio sanitario nazionale e per ridurre gli oneri fiscali e sociali sui salari più bassi del settore agricolo.
La tassa sui dolcificanti – ha spiegato il ministro del bilancio, Valérie Pécresse – porterà altri 40 milioni di euro da utilizzare interamente a favore del settore agricolo.
Al di là del dibattito legislativo, rimane la domanda sollevata da diverse parti sull’utilità del provvedimento, sentito come punitivo dalle aziende (tanto che la Coca Cola ha deciso per “protesta” di bloccare un grosso investimento nello stabilimento di Pennes-Mirabeau, nel Sud-est della Francia).
Si tratta di un modo come un altro dello Stato per “fare cassa” alle spalle dei consumatori con una nuova tassa o, come sbandierato dai difensori della legge, c’è l’obiettivo di arginare l’epidemia di obesità che anche in Francia sta mietendo le sue vittime, guarda caso soprattutto tra i giovani, grandi consumatori di “soft drink”?
lettura integrale dell’articolo QUI
Articoli correlati: Danimarca e Romania tassano gli alimenti grassi e zuccherati, però…
Pingback: La tassa sul cibo-spazzatura non riduce il consumo ma serve solo a fare cassa « Paoblog