un articolo che leggo su Il Fatto Alimentare ed anche se l’idea della carne artificiale di primo acchito mi lascia perplesso, resta il fatto che nell’idea dei creatori questo tipo di carne consentirebbe un’abbattimento dell’impatto ambientale attuale degli allevamenti.
A quelli che criticano a prescindere, suggerisco di leggere anche l’articolo sulla carne separata meccanicamente che, a ben vedere è un prodotto che già c’è e che molti consumano, a loro insaputa.
A me fa alquanto schifo leggere cosa sia la carne separata meccanicamente:
Si tratta di un “impasto” ottenuto mediante un procedimento industriale che mira a recuperare la maggior quantità possibile di carne dalle ossa degli animali macellati. Semplificando: le carcasse di pollo e le ossa carnose di suino o coniglio vengono raccolte e trasferite in una macchina che le spreme, facendo uscire da una parte una “pasta” dal colore rosa, e dall’altra le ossa sminuzzate e pressate.
°°°
Se tutto procederà per il meglio, entro pochi mesi sarà ottimizzata la procedura per ottenere carne commestibile partendo da cellule staminali.
L’annuncio l’ha fatto Mark Post, direttore del Dipartimento di fisiologia dell’Università di Maastricht, in Olanda, uno dei ricercatori più impegnati nel settore, a un congresso dell’American Academy of Arts and Sciences svoltosi a Vancouver.
In altre parole è in arrivo la carne “artificiale”. Le poche strisce di massa gelatinosa e insapore tra qualche settimana potranno assumere un aspetto migliore e assomigliare ad una vera bistecca.
Immediatamente si sono scatenati, a livello planetario, commenti di ogni tipo, spesso basati su presupposti scientifici errati o viziati da pregiudizi ideologici che hanno bollato il tentativo in atto come desiderio di avere cibo frankenstein da una parte, e unica possibilità di salvezza per il pianeta dall’altra. Perché l’hamburger in provetta eccita gli animi.
Per capire meglio di che cosa si sta parlando, ilfattoalimentare.it ha intervistato lo stesso Post per chiarire meglio la situazione e quali son le potenzialità del progetto.
Clicca QUI per leggere l’intervista
Pingback: La cotoletta vegetale potrebbe arrivare a tavola tra un anno « Paoblog