un articolo di Valeria Nardi che leggo su Il Fatto Alimentare
Le insalate pronte confezionate in busta sono abbastanza sicure. È quanto emerge dall’analisi condotta dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta su 305 campioni divisi in due gruppi.
Il primo comprende 146 cespi di insalata I gamma, cioè appena raccolta, e il secondo 159 di IV gamma, ossia già lavata e confezionata in busta pronta per essere venduta. La novità del progetto, finanziato dal Ministero della salute, è che le insalate sono state controllate all’origine e poi tracciate lungo tutta la filiera, fino a ri-testarle quando erano confezionate e pronte per essere immesse sul mercato.
Si è quindi fatta un’analisi abbinata per cui ad ogni campione appena raccolto, corrispondeva un “gemello” al supermercato. Sono inoltre state testate altre 13 insalate pronte alla vendita, come controllo aggiuntivo. Il lavoro è stato realizzato sul prodotto di due aziende, una di grandi dimensioni leader del settore e una più piccola che distribuisce all’ingrosso.
| Tipo di insalata |
Campioni esaminati |
| Lactuca sativa (lattughino) | 49 |
| Valerianella locusta (songino) | 118 |
| Eruca sativa (rucola selvatica) | 119 |
| Misticanza | 19 |
Su tutti i campioni, sia di I che di IV gamma, è stata eseguita un’analisi microbiologica per individuare i più importanti batteri patogeni. In un solo caso si è riscontrata la presenza di Salmonella sulle foglie appena raccolte, non confermata però nel prodotto confezionato.
«Il secondo esame, di tipo ispettivo, ha interessato solo le insalate pronte. – spiega Lucia Decastelli Responsabile del laboratorio Controllo Alimenti dell’Istituto Zooprofilattico di Torino –
L’analisi si fa scandagliando il campione foglia per foglia in cerca di reperti macroscopici anomali (foglie ammuffite, cultivar non previste) o corpi estranei (torba, terra, sabbia, sassolini). Ovviamente l’esame visivo sulla I gamma non avrebbe senso perchè il prodotto deve ancora essere lavorato (mondato, lavato, selezionato)»
L’esame è andato abbastanza bene visto che solo 8 campioni, pari al 2,6%, sono risultati non conformi. Questo perché si sono trovati: foglie di insalata con zone apicali ammuffite, vegetali non ascrivibili alla cultivar, presenza di un corpo estraneo di colore marrone scuro (1 cm x 0,5 cm), songino con radici di lunghezza superiore ai 7mm (limite di tollerabilità fissato dal sistema qualità delle aziende partecipanti al progetto) e un grosso granello si sabbia di circa 2 mm».
«L’esito dell’indagine è stato positivo, – conclude Decastelli – perché le insalate in busta da noi analizzate sono ottenute partendo da una buona materia prima cui segue il lavaggio delle foglie fatto con cura come le ulteriori verifiche. Occorre comunque ricordare che le insalate in busta rappresentano un alimento molto delicato, per il quale è necessario mantenere sempre la catena del freddo dopo l’acquisto, e seguire le istruzioni per evitare l’alterazione delle caratteristiche organolettiche e la proliferazione batterica».
Il periodo di conservazione indicato è in media di 5-7 giorni (a seconda anche dalla stagione), ma è meglio consumarle prima, in particolare se si apre la confezione.
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