Concordo in pieno con quanto scrive Caprino e quindi con la richiesta di una certa uniformità nei comandi, ma poi serve anche che i costruttori smettano di infarcire le plance di tasti piccoli che vien da chiedersi appunto se i progettisti guidino mai le auto che disegnano, con funzioni che il 90% degli automobilisti non useranno mai, così come succede negli smartphone.
Cosa questa puntualmente segnalata negli articoli della stampa specializzata; com’è che un giornalista si siede al volante di un’auto e capisce subito che un certo tasto in una certa posizione non è facilmente utilizzabile ed invece progettisti e collaudatori non se ne rendono conto?
Spesso si legge su Quattroruote di libretti di istruzioni per il sistema audiovisivo e/o di navigazione, alti Tot centimetri.. ma chi li legge?
E poi si va a tentoni per cercare di cambiare stazione o rispondere al telefono…situazione pericolosa in autostrada in relazione alla velocità, ma peggio ancora secondo me in città dove incroci, semafori, pedoni, ecc. sono “ovunque“. In città bastano 3 metri al buio per fare danni.
Tuttavia serve anche che gli automobilisti imparino a leggere i libretti di istruzioni e memorizzino posizioni e funzioni dei tasti. I libretti di istruzioni sono spesso troppo corposi, ma è anche vero che tutti hanno una Guida rapida ai comandi principali. Leggetela, servirà anche ad evitare che mettiate il seggiolino del bambino davanti all’airbag senza disattivarlo.
E servirà anche ad evitare di sentire qualcuno dire al gommista: mi porta fuori l’auto che non sono sicura di farcela, non conosco bene i comandi… e se non conosce freno, acceleratore e volante, figuriamoci il resto… 😉
Per quel che mi riguarda, ogni tanto faccio un test (a macchina ferma) per vedere se ricordo tutti i comandi secondari, che in ogni caso utilizzo quasi sempre senza togliere lo sguardo dalla strada.
E considerando che a casa ci scambiamo spesso le auto, la stessa prova la faccio durante i viaggi, chiedendo a mia moglie, dove si trova questo o quel tasto sulla plancia…
E nonostante tutto, arriva il momento in cui si accende la spia che non conosci bene…
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Accendere le luci, attivare il tergicristalli, alzare il volume dell’autoradio. Che sarà mai? Sono manovre intuitive, si fanno in un attimo. Eppure a volte distraggono, perché richiedono di staccare lo sguardo dalla strada anche per più di un secondo.
Lo ha dimostrato Quattroruote sul numero di giugno, con un test in cui un’apparecchio controlla i movimenti degli occhi. Questo in autostrada significa percorrere una cinquantina di metri “al buio”, senza poter reagire a un imprevisto. E fin qui siamo nella migliore delle ipotesi.
Infatti, finora abbiamo parlato dei comandi principali, che sono quelli di uso più comune: pochi giorni di pratica subito dopo l’acquisto dell’auto e ci si abitua ad azionarli senza guardarli. Ma, se parliamo di comandi secondari o di uso raro (pensate ai fendinebbia), la situazione precipita: possiamo percorrere anche 100 e più metri a occhi chiusi.
Senza alcuna tutela: solo pochissimi tra i veicoli in circolazione sono dotati di sistemi di allarme anticollisione e/o frenata automatica, che dovrebbero diffondersi solo nei prossimi anni (crisi permettendo).
Senza contare che, come nota anche Quattroruote, si possono avere problemi seri anche con i comandi principali: non è raro che si prenda un’auto a noleggio o in car sharing e quindi ci si trovi a dover familiarizzare con disposizioni e sistemi sempre diversi.
Ecco perché sarebbe fondamentale che le direttive che regolano le omologazioni dei veicoli in una marea di aspetti (dalla resistenza ai crash test alla compatibilità con le onde elettromagnetiche) si occupassero anche di standardizzare almeno un buon numero di comandi. Perché non lo si fa?