Tanto rumor per nulla, vien da dire. Tralasciamo che il casco obbligatorio potrebbe salvare delle vite e che al solito scattano polemiche e via dicendo; resta il fatto che così come è successo per l’obbligo del giubbino, nessuno lo mette e nessuno controlla.
E’ un mistero il capire perchè i ciclisti che tanto invocano il rispetto e la sicurezza (giustamente) siano poi così folli da girare senza luci e/o indumenti ad alta visibilità.
Il discorso di fondo, per conto mio, resta il solito ovvero basterebbe il buonsenso, che ti fa andare sulla pista ciclabile quando c’è (cosa peraltro obbligatoria), ti fa accendere le luci di sera ed indossare il giubbino, e magari puoi evitare di ascoltare l’mp3 con gli auricolari o, peggio, ancora, con le cuffie con padiglione chiuso.
L’altro giorno ero fermo ad un semaforo, con fuori la freccia a sinistra. Accanto a me, sulla destra, una ragazza in bicicletta, con le cuffiette dell’Mp3 ed un bicchiere di CocaCola con cannuccia, in mano. Scatta il verde e parto, iniziando la svolta a sinistra, quando la bicicletta mi passa davanti, con andatura lenta ed a zig-zag, (che guidare con una mano sola e bevendo non è il massimo). Non andavo neanche a 50 kmh. e nemmeno a 30 kmh. ma il rischio di contatto c’è stato ugualmente, perchè la ciclista non ha rispettato nè il Codice nè il buonsenso.
Circa i toni polemici espressi dalla Fiab e raccontati da Caprino, c’è da dire che non esiste solo la Fiab ovvero leggi il parere di Roberto Corsetti, presidente dell’Associazione Medici del Ciclismo.
Anni fa, quando ancora non era obbligatorio il casco per la moto, un mio amico è caduto, da fermo, moto spenta, ed ha picchiato la testa, sul cordolo del marciapiede. Ed è morto.
Credo sia facile supporre che un ciclista che proceda a bassa velocità o che cada, magari con la complicità di un’automobilista che apre la portiera, così come preda il controllo per la classica rotaia del tram…se picchia la testa, che sia un paraurti oppure un cordolo; ed il il casco farebbe la differenza.
Resta poi il problema dei caschi non conformi. A me nasce spontanea anche una domanda, circa l’articolo linkato qua sopra ovvero leggo che:
“Il produttore – che pure sottolinea che il casco aveva ricevuto la certificazione di sicurezza da un ente terzo riconosciuto a livello internazionale – ha ringraziato dell’opportunità di rimediare ad eventuali non conosciute anomalie di prodotti distribuiti.”
… ed allora come si fa ad ottenere la certificazione (ed a cosa serve ottenerla) per un casco che non assolve alla sua funzione?
un articolo di Maurizio Caprino
Quante polemiche per un caschetto! Su “Quattroruote” di agosto c’è un servizio che sostanzialmente chiede l’obbligo di casco per i ciclisti (ne muoiono troppi, questo è uno dei buchi neri delle strategie europee di dimezzamento dei morti su strada) e prontamente la Fiab (che rappresenta i ciclisti giustamente interessati a fruire delle strade) ha risposto che è un falso problema.
Nulla di nuovo: la Fiab da anni fa notare che in Italia tutto si fa tranne che incentivare la mobilità ciclistica, per cui introdurre l’obbligo del casco creerebbe un ulteriore disincentivo e non darebbe i benefici sperati, perché i caschi per bici proteggono effettivamente solo fino a 25 km/h, quindi di fatto solo se si cade da soli.
La Fiab calca un po’ troppo i toni, anche se riconosce che comunque un buon ciclista il casco dovrebbe portarlo comunque, se non altro per diminuire le probabilità di farsi male seriamente.
Ma a me il punto sembra un altro. E mi suggerisce che tutta la polemica è infondata.
Infatti, cerchiamo di essere pragmatici. Anzi, per un attimo concediamoci pure il sogno che s’imponga l’obbligo di casco in bici e che ci siano persino frotte di agenti attentissimi a controllare che venga rispettato.
Ma immaginiamo che fermino un po’ di gente senza casco: come pensate che riescano a fare il verbale, se in bici non è obbligatorio avere alcun documento, per cui si può benissimo fornire generalità false, in modo da non poter mai ricevere alcuna cartella esattoriale?
Questo è uno dei principali motivi per cui si tende a non punire ciclisti e pedoni, diciamocela tutta. Se le cose stanno così, inutile dividersi su un obbligo che resterebbe inesistente anche se fosse imposto.
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