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Arsenico nell’acqua ”potabile”: l’emergenza continua

sembro un disco rotto, tuttavia anche in questo caso quello che leggo su Il Salvagente non mi stupisce, d’altro canto sono parecchi i post sull’argomento pubblicati sul Blog.

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Quando si dice un’azione pubblica tempestiva e previdente: a 9 anni dall’entrata in vigore della legge (del 2001 ma operativa dal 2003) ed a 2 anni dall’ultimatum lanciato dall’Unione europea (era l’ottobre 2010) l’emergenza arsenico in Italia è tutt’altro che superata.

È quello che denuncia il settimanale il Salvagente nel numero in edicola da giovedì 1 novembre (e in vendita nel nostro negozio on line), con un’inchiesta dal titolo: “Acqua&Arsenico, crisi senza fine”.

E che si sia lontani dalla soluzione, secondo il settimanale dei consumatori, è innegabile almeno in quei comuni, tutti laziali, in cui il livello di questo metallo nell’acqua resta superiore a 10 microgrammi litro, la soglia massima consentita dalla legge e considerata “sicura”.

E a questo punto di tempo non ce n’è davvero più.

Il 31 dicembre scade la terza e ultima deroga (per valori fino a 20 microgrammi) concessa dalla Commissione europea, dopodiché non ci saranno più scuse né scappatoie:  le acque che sforano non potranno che essere dichiarate non potabili e alle popolazioni interessate non resterà che rifornirsi dalle autobotti o dalla fontanelle dotate di impianto di dearsenificazione.

Autobotti e fontanelle sono già una realtà per i cittadini di quei comuni che, due anni fa, quando Bruxelles ha detto no a deroghe superiori ai 20 microgrammi/litro, si sono trovati improvvisamente “fuori legge” e che in 24 mesi non sono riusciti a mettersi in regola. Probabilmente ci riusciranno entro fine anno, quando entreranno in funzione gli impianti di dearsenificazione.

A denunciare da anni i rischi derivanti dall’esposizione a un tale veleno è Antonella Litta, referente per Viterbo dell’Associazione italiana medici per l’ambiente, per niente rassicurata dalle deroghe e dalle politiche adottate fino ad ora:

“Ricordo che non esiste una soglia di sicurezza per l’arsenico. La cosa migliore sarebbe non venirci mai in contatto. Non a caso l’Organizzazione mondiale della sanità indica come obiettivo un valore compreso tra 0 e 5 microgrammi. Dunque non c’è da stare tranquilli neanche in presenza di limiti accettati dall’Unione europea”.