un articolo di Roberto la Pira che leggo su Il Fatto Alimentare
L’acqua minerale Lete propone una pubblicità comparativa dove confronta il contenuto di sodio di cinque acque effervescenti naturali (Lete, Ferrarelle, Uliveto, Santagata e Gaudianello). La grande tabella occupa quasi metà pagina ed evidenzia lo scarso contenuto di sodio dell’acqua Lete (5 milligrammi per litro), rispetto alle altre bottiglie che ne contengono da 4 a 26 volte di più (da 49 a 133 milligrammi).
L’altro elemento che balza all’occhio è che Lete risulta l’unica acqua “indicata per le diete povere di sodio”. Non ci sono dubbi, dopo avere guardato la pubblicità e confrontato i valori sulla tabella, il consumatore con problemi di alta pressione quando va al supermercato sceglie senza esitazioni Lete.
Il messaggio pur proponendo valori corretti, trae facilmente in inganno il lettore poco avvezzo a districarsi con i numeri, soprattutto quando sono espressi in milligrammi e sono riferiti a sali minerali.
La pubblicità non dice che il sodio è regolarmente presente nell’alimentazione quotidiana in quantità ragguardevoli. Secondo i dati dell’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione ogni italiano assume mediamente 4 g o se preferite 4.000 mg di sodio al giorno che dovrebbero essere dimezzati. A questo punto basta rileggere la tabella della pubblicità per rendersi conto che i milligrammi contenuti nelle acque minerali hanno un’incidenza del tutto irrilevante.
Ridurre il sodio aggiunto negli alimenti è un giusto obiettivo, ma per ottenere questo risultato occorre limitare l’impiego di sale da cucina e soprattutto mangiare cibi poco salati, mentre incide poco la scelta dell’acqua minerale piuttosto che un’altra ( l’80% dell’assunzione di sale e di sodio, arriva in particolare dai i cibi pronti, dai prodotti a base di cereali e da molti alimenti industriali in cui il sale è usato come conservante o per dare maggior palatabilità, la rimanente quota proviene dal sale aggiunto a tavola e in misura minima all’acqua).
Bere ogni giorno due litri di acqua Lete, consente di risparmiare 90-100 mg di sodio rispetto alle altre acque mostrate nel messaggio, ovvero una riduzione di circa il 2,5%. Questo però non è scritto nella pubblicità.
A questo punto vale davvero la pena bere acqua minerale?
Io a Milano bevo l’acqua del rubinetto che contiene solo 14 mg di sodio per litro, un valore che fa concorrenza all’acqua Lete. Anche a Novate Milanese i valori del sodio variano da 9 a 12 mg/l….. cercando ancora in rete è facile scoprire che spesso e volentieri l’acqua è povera di sodio.
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Nota di Paoblog: a Corbetta (MI) il valore del Sodio dichiarato da Amiacque è di 4 – 5 mg/litro.
Vorrei sfatare il falso mito da voi asserito che l’introduzione di sodio con l’acqua non è tale da influire in modo significativo sulla quantità giornaliera di sodio introdotta attraverso la dieta.
Il rapporto tra l’acqua che beviamo e la pressione arteriosa merita assolutamente attenzione. E’ noto che vi sia un legame stretto tra introduzione di sodio con la dieta e pressione arteriosa. Le linee guide nutrizionali raccomandano con sempre maggiore incisività una riduzione dell’introduzione media di sodio con la dieta da 3400/4500 mg/die a 1500/2300 mg/die).
In particolare alcuni recenti studi hanno dimostrato che esistono due soglie di risposta alla assunzione di sodio con la dieta: una soglia più bassa, pari a 1.200 mg/die, al di sotto della quale c’è una riduzione totale della possibilità di sviluppare ipertensione arteriosa, e una soglia più alta, pari a 2.300 mg/die, al di sopra della quale la variazione dell’introito di sale con la dieta non si traduce in significativi cambiamenti pressori.
Nel range fra i 1200 e i 2300 mg/l, quello consigliato dalle linee guida nutrizionali più autorevoli, anche piccole variazioni nella quantità di sodio introdotta con acque a maggiore contenuto di sodio possono peggiorare la condizione di individui a rischio cardio-metabolico.