di Emilio Martini
Corbaccio – Pagg. 156 – € 8,90 
Trama: C’è chi durante le vacanze di Natale va in montagna (la maggioranza), chi va al mare (pochi), e chi emigra verso paradisi esotici (i fortunati), il vicequestore aggiunto Gigi Berté, invece, non sembra volersi identificare con nessuno di questi.
Trasferito per ragioni disciplinari da Milano a Lungariva, in Liguria, ha deciso di tornare nella sua metropoli per capire se gli manca davvero. E se si aspettava una sorta di felliniano Amarcord, non immaginava certo di trovarsi catapultato nella Milano dei suoi diciott’anni a causa di un omicidio.
Appena arrivato, infatti, Berté incappa nel cadavere di una vecchia conoscenza, uno dei ragazzi delle panchine di piazza Stuparich, con i quali aveva condiviso anni di scuola, di amori, di chiacchierate, di sogni…
E benché in vacanza, il commissario non può restare con le mani in mano. Contatta gli amici di un tempo e, indagando, si accorge di quante cose possono cambiare in un quarto di secolo. E di quante, invece, resistono inalterate: passioni, ossessioni, proprio quelle di cui Berté scrive nei suoi racconti.
Perché fanno parte dell’animo umano. Di quello delle vittime e di quello dei colpevoli. Nei libri come nella realtà.
Letto da: Paolo
Opinione personale: Fra i tre libri letti non è quello preferito, tuttavia ho ben inquadrato pregi e difetti di Bertè anche se ancora non capisco la sua fissa sull’ormai ex, Patty; d’altro canto, come insegna Masomink, spesso non c’è logica… 😉 La storia dal punto di vista poliziesco regge, come sempre, ma un cane sciolto come Bertè lo vedo meglio nella sua nuova patria ovvero Lungariva, dove riesce a far coesistere al meglio l’intuizione con la professionalità che, in ogni caso, lo distingue.
Di Emilio Martini ho letto anche: La regina del catrame e Farfalla nera